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Usa, Hunter Biden giudicato colpevole: rischia 25 anni di carcere

Avrebbe mentito sull'uso di droghe al momento di acquistare una pistola. Nel 2021 le sue memorie sulla dipendenza da sostanze

Hunter Biden, figlio del presidente degli Stati Uniti, è stato giudicato colpevole per possesso illegale di armi. A condannarlo è stata na giuria del tribunale di Wilmington, nel Delaware, che ha raggiunto il verdetto in appena 3 ore di camera di consiglio. Ora Biden rischia 25 anni di carcere. Non sarà ancora incarcerato perché è in attesa della sentenza di condanna. È la prima volta che il figlio di un presidente americano in carica subisce un processo e una corte lo giudica colpevole.

Ritenuto colpevole di 3 reati contestategli, Hunter Biden è in pratica accusato di aver mentito sull’uso di droghe mentre compilava i moduli per l’acquisto di un’arma. Ha ottenuto una pistola nel 2018, mentre ciò gli era proibito a causa del suo stato di salute. E ha inoltre posseduto illegalmente l’arma per 11 giorni. Il figlio del presidente rischia un massimo di 25 anni di carcere e 750mila dollari di multa. Tuttavia, a chi trasgredisce la legge per la prima volta, raramente è comminata la massima pena e, fino ad ora, era incensurato.

Hunter Biden processo condanna
Hunter Biden con sua moglie Melissa Cohen. Foto Ansa/Epa Jim Lo Scalzo

Biden: “Non grazierò mio figlio

Joe Biden si è tenuto lontano dal processo federale a carico del figlio e ha rilasciato in questi mesi pochi commenti sul caso, per non dare l’impressione di interferire nei guai giudiziari di Hunter. Nei giorni scorsi, il presidente aveva affermato che avrebbe accettato il verdetto e non avrebbe esercitato il suo potere di grazia a favore del figlio. “Continuerò a rispettare il processo giudiziario mentre mio figlio Hunter considera l’appello” ha scritto in una nota. “Jill e io saremo sempre presenti per Hunter e il resto della nostra famiglia con il nostro amore e sostegno. Niente potrà mai cambiare questo” ha aggiunto.

Hunter Biden corte pubblici ministeri
Il procuratore David Weiss (al c entro), insieme ai pubblici ministeri Leo Wise e Derik Hines. Foto Ansa/Epa Jim Lo Scalzo

Il figlio del presidente, presente in aula, ha mantenuto un’espressione quasi impassibile alla lettura del verdetto. Dopo la lettura ha abbracciato entrambi i suoi legali e si è lasciato andare a un lieve sorriso. Hunter Biden ha poi baciato la moglie Melissa e i due hanno insieme lasciato l’aula. In una dichiarazione scritta il figlio del presidente si è detto deluso dal verdetto di colpevolezza pronunciato nei suoi confronti e grato per il sostegno della famiglia e degli amici. “Sono più grato per l’amore ricevuto dalla mia famiglia che deluso per l’esito del processo“. Il suo avvocato ha espresso la volontà di “continuare a perseguire vigorosamente tutte le strade legali disponibili“, preannunciando così il ricorso in Appello.

Il suo libro di memorie

I pubblici ministeri hanno utilizzato contro Hunter Biden le memorie che lo stesso figlio del presidente ha pubblicato nel 2021 sulla sua dipendenza dalle droghe e il successivo recupero. A giudizio dei procuratori il contenuto del libro (le cui vendite su Amazon si sono intanto impennate) contiene le basi stesse delle accuse contro Hunter Biden. Beautiful Things è uscito nell’aprile 2021 ottenendo ottime recensioni e ha raggiunto il quarto posto nell’elenco dei best seller del New York Times. Stephen King l’ha definito un “libro di memorie straziante e compulsivamente leggibile”, mentre il quotidian Usa Today ha scritto che il viaggio di Biden era “profondamente riconoscibile per gli altri che vivono con la dipendenza“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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