La guerra “indiretta” fra la Russia e la NATO in Ucraina, è entrata ufficialmente, in una nuova pericolosissima fase. L’ok dato a Kiev dai Paesi del Patto Atlantico, circa l’uso di missili a lungo raggio per colpire il territorio russo. Aizza Putin verso una risposta che sia altrettanto forte e chiara. E le conseguenze stanno già sfuggendo di mano.
L’Ucraina è oggi armata fino ai denti dall’Occidente, per resistere almeno fino alle elezioni USA di novembre. Ma nel frattempo la stabilità globale sta letteralmente camminando sul filo del rasoio. Per rispondere alle nuove mosse della NATO infatti, la TV di Stato russa ha recentemente diffuso una mappa dei possibili Stati alleati del Cremlino che potrebbero ospitare, o già ospitano, missili russi. Ponendosi in grado così di colpire quegli Stati che oggi inviano all’Ucraina i missili per attaccare Mosca.
A nulla è infatti servita la conferenza sulla pace in Svizzera, dal momento che la grande assente era proprio Mosca. Come si spera dopotutto di accordarsi sulla pace se manca l’altra parte della contesa? La conferenza ha dunque un valore nullo. E molti dei Paesi, inizialmente firmatari, stanno ritirando la propria adesione.
Mosca e la mappa degli 8 Paesi alleati: Putin risponde alla NATO
L’accelerazione dell’escalation con Mosca, da parte della NATO, ha fatto scattare una nuova pericolosissima fase del conflitto, che rischia di scatenare il peggio. Mentre i missili occidentali colpiscono il territorio russo, il presidente Putin prepara infatti un contrattacco. E alcuni esperti temono l’uso da parte del Cremlino di armi nucleari tattiche sull’Ucraina. Un gesto che potrebbe dare l’assist alla NATO sull’invio di truppe a Kiev. Giustificandone l’intervento agli occhi dell’opinione pubblica mondiale. Ma è evidente che ciò provocherebbe istantaneamente la Terza Guerra Mondiale. E che quindi se l’obbiettivo di Washington è attrarre Mosca in questo vicolo cieco, il gioco decisamente non vale la candela. Ma fino a quando si può provocare il cane che dorme?
Putin aveva fatto sapere che se la NATO avrebbe acconsentito all’uso del proprio armamentario da parte di Kiev per attaccare Mosca. Allora anche il Cremlino si sarebbe sentito legittimato ad inviare i propri missili in territori dove obbiettivi NATO fossero sotto mira. E questo 10 Giugno la TV di stato russa ha mostrato una mappa di 8 Paesi, che sarebbero già pronti ad ospitare e ad attaccare obiettivi NATO con i missili russi. Tra cui figurano Venezuela, Messico, Cuba, Nicaragua, Serbia, Yemen, Nord Corea e Iran. Solo propaganda? In realtà a Cuba, il Cremlino i missili li ha inviati davvero. I missili ipersonici Zirkon, proprio durante le giornate del G7 hanno raggiunto l’Avana. E appare verosimile anche il sostegno della Nord Corea, dato lo strettissimo legame fra Pyongyang e Mosca dallo scoppio della guerra in Ucraina.
Messico osservato speciale di Mosca e Washington
Per quanto riguarda Paesi come il Venezuela ed il Messico, ovviamente la situazione è più delicata. Trattandosi di vicini di casa di Washington. Ma i legami tra il presidente venezuelano Maduro e Putin sono notoriamente eccellenti. Il presidente venezuelano infatti ha sempre dichiarato apertamente il proprio sostegno a Mosca e la propria disapprovazione nei confronti delle sanzioni occidentali. La vera sorpresa all’interno della lista sarebbe il Messico, Paese confinante con la California. La posizione assunta dallo Stato messicano è in realtà ricca di ambiguità, essendosi posizionato tra i Paesi che condannano l’invasione russa, ma che non concordano con la linea “dura” occidentale (isolamento della Russia, sanzioni economiche, invio di armi).
Secondo fonti occidentali il Messico è oggi il Paese più preso di mira dal lavoro di intelligence russa. Proprio per la sua posizione strategica di Stato confinante con gli USA. Certo è che Mosca è lungi oggi dall’essere la potenza isolata e bannata da tutta la comunità internazionale, come desideravano gli USA. E la conferenza di pace in Svizzera tenutasi scorso weekend ne ha dato un ulteriore dimostrazione. La dichiarazione finale della conferenza che prevede di mantenere l’integrità territoriale di Kiev è stata inizialmente firmata da 83 Paesi. Ma non solo non è stata sottoscritta da importanti Paesi come India, Sudafrica, Arabia Saudita, Thailandia, Indonesia, Messico, Emirati Arabi Uniti e Brasile. Ma alcuni Paesi stanno attualmente ritirando la propria firma, come l’Iraq, il Ruanda e la Giordania.