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Julian Assange è libero

Ha accettato di dichiararsi colpevole di uno dei reati ascrittigli dagli Usa. Non sarà estradato e tornerà a vivere in Australia

Il giornalista Julian Assange è libero e in volo verso la sua Australia: non sarà estradato negli Usa. Il fondatore della piattaforma online Wikileaks ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh (Londra) dopo 1901 giorni, oltre 5 anni. Il suo rilascio è avvenuto il 24 giugno ma gli attivisti di Wikileaks lo hanno reso noto martedì 25 giugno. Assange rischiava l’estradizione in America e una condanna fino a 175 anni di galera.

La Casa Bianca e la magistratura lo accusano di aver rivelato al mondo segreti militari attraverso il rilascio in Rete di numerosissimi file top secret dell’Amministrazione. Dal 2006 in poi Wikileaks ha svelato, ad esempio, le violenze dei soldati americani in Iraq e Afghanistan. E ha acceso un faro sugli abusi a danno dei prigionieri di Guántanamo, la base cubana degli Usa.

Assange lascia Londra il 25 giugno 2024
Julian Assange sale sull’aereo a London Stansed il 25 giugno 2024. Foto Ansa/Epa Wikileaks

Perché Assange è libero

Julian Assange, 53 anni il prossimo 3 luglio, è tornano in libertà perché ha accettato un accordo con la giustizia degli Stati Uniti circa la sua dichiarazione di colpevolezza in merito ai reati a lui ascritti. Ha accettato di dichiararsi colpevole di un reato relativo al suo ruolo in una delle più grandi violazioni di materiale classificato (cioè segreto, ndr.) americano.

In sostanza Assange ha accettato di dichiararsi colpevole dell’unica accusa di cospirazione per ottenere e diffondere informazioni sulla difesa nazionale statunitense. L’America imputa al giornalista e attivista di aver pubblicato circa 700mila documenti riservati relativi alle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, a partire dal 2010. Il patteggiamento deve ancora essere approvato da un giudice federale. Si prevede che Julian Assange compaia in un tribunale delle Isole Marianne Settentrionali (territorio Usa), nel Pacifico, il 25 giugno.

Secondo i termini del nuovo accordo, i pubblici ministeri del dipartimento di giustizia chiederanno una condanna a 62 mesi. Equivale agli oltre 5 anni che Assange ha scontato in carcere a Londra. Il patteggiamento riconoscerebbe al fondatore di Wikileaks il tempo già trascorso dietro le sbarre. E dunque gli consentirebbe di tornare a vivere definitivamente in Australia. In America sono 18 i capi di imputazione a suo carico, in una incriminazione del 2019. Tutto per il suo presunto ruolo nella diffusione di carte top secret, reato che comporta un massimo di 175 anni di prigione.

Assange presidio liberazione Milano piazza Castello
Moltissimi i presidi pro-Assange nel mondo nel corso degli anni. Qui a Milano ancora lo scorso 16 giugno. Foto Ansa/Mourad Balti Touati

La reazione di Wikileaks

In sostanza, a seguito dell’accordo con la giustizia Usa, l’Alta Corte di Londra gli ha concesso la libertà su cauzione. “Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite” scrive Wikileaks sui social media. “Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato” specifica ancora Wikileaks. “Assange dopo più di 5 anni in una cella di 2×3 metri, isolato 23 ore al giorno, presto si riunirà alla moglie Stella Assange e ai loro figli, che hanno conosciuto il padre solo da dietro le sbarre“, conclude la nota.

Perché gli Usa accusano Assange

Il caso di Assange è già nella storia. Ed è quasi senza precedenti. La mobilitazione per lui è stata mondiale perché è stato visto da molti come un difensore della libertà di espressione e della ricerca della verità contro i soprusi del potere nel mondo. Per il Governo degli Usa e per molti altri il suo lavoro rappresenta invece una violazione di segreti molto pericolosa. A fornire i documenti a Wikileaks fu l’ex analista dell’intelligence dell’esercito americano Chelsea Manning nel 2010 e nel 2011.

Funzionari statunitensi hanno affermato che Assange ha spinto Manning a passagli migliaia di pagine di dispacci diplomatici non filtrati che potenzialmente mettevano in pericolo fonti riservate. Così come rapporti di attività significative, legate alla guerra in Iraq e informazioni relative ai detenuti di Guantánamo Bay. Il presidente Joe Biden negli ultimi mesi ha però alluso a un possibile accordo promosso dai dirigenti del governo australiano per riportare il giornalista in Australia.

Funzionari dell’FBI, la polizia federale americana, e del Dipartimento di Giustizia si sono opposti a qualsiasi patto che non includesse una dichiarazione di colpevolezza da parte del giornalista di Wikileaks, ha riferito alla Cnn. Il mese scorso, un tribunale del Regno Unito ha stabilito che Assange aveva il diritto di fare ancora appello contro l’estradizione negli Stati Uniti, regalandogli una vittoria giudiziaria prima dell’epilogo finale di lunedì 24 giugno, giorno della sua liberazione.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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