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Euro 2024, l’Italia di Spalletti e i suoi nemici

Siamo noi stessi i peggiori avversari della Nazionale. Una squadra che non entusiasma ma che va aiutata a credere in se stessa, altrimenti affonderà

L’Italia nelle prime fasi dei grandi tornei internazionali, come Euro 2024, difficilmente eccelle ed entusiasma. Piuttosto esce alla distanza. Si spera dunque che anche questa volta avvenga così: che saremo capaci, cioè, di spedire a casa la Svizzera e andare avanti nel torneo. Ed è assolutamente possibile, conoscendo il carattere e la grinta italiana, abituata ad emergere al meglio quando è sotto pressione, non prima.  

Nel frattempo un semplice bilancio del turno di qualificazione agli ottavi di finale – superato per il rotto della cuffia nell’ottavo minuto di recupero dopo il 90° grazie a una magia di Zaccagni contro la Croazia – indica che c’è tanto da lavorare. Luciano Spalletti è uno dei migliori allenatori italiani ed europei, non c’è dubbio, ma sembra che neanche lui riesca a trovare il bandolo di una matassa parecchio aggrovigliata. Perché, come afferma lo stesso commissario tecnico, gli Azzurri commettono errori banali in campo, tanto che occorre affidarsi a delle giocate splendide ma estemporanee come il gran gol di Zaccagni? Nemmeno ‘Lucio’ sa spiegarselo.

Italia Spalletti Azzurri Euro2024
Foto X @Azzurri/VelvetMag

Un passo indietro: che Italia era

Sinceramente, per quanto gli italiani siano un ‘popolo di allenatori’ da divano, chi di noi vorrebbe sedere adesso sulla panchina che scotta di Big Luciano? Allargando lo sguardo si fa presto però a ricordare che il ct di Certaldo ha preso in mano le redini dell’Italia dopo il pazzesco e improvvido addio a freddo di Roberto Mancini, nell’estate dello scorso anno. Una volta perso il Mancio fra le sabbie d’Arabia era tutto da ricostruire. E il tempo è stato ben poco, oggettivamente.

Fra le liti al vertice della Federazione – Mancini contro Gravina e viceversa – le scommesse online illegali – con qualcuno degli Azzurri coinvolto e interrogato dai magistrati – Spalletti ha fatto sinora quello che ha potuto. E ha i nervi a fior di pelle perché non sente il calore e il supporto dei media attorno alla sua Nazionale.

Il nervosismo di Spalletti

Se a ciò aggiungete che è permaloso e sospettoso di suo, e che non lesina provocazioni al limite dell’offesa ai giornalisti, capirete perché si è arrabbiato quando in conferenza stampa dopo la sfida con la Croazia gli è stato chiesto se avesse fatto “un patto forte” coi giocatoriQuasi che fosse sceso a compromessi con i calciatori per cambiare formazione senza dover poi subire ritorsioni.

Ma al di là del fatto che non era forse l’interpretazione corretta della domanda, di certo il proverbiale nervosismo spallettiano sembra aumentare. E la cosa non aiuta. Né la stampa, né i tifosi, né la squadra, né lo stesso ct. Costruire una narrativa di questo Euro 2024 come un assedio degli italiani agli Azzurri senza smalto, brillantezza e gioco non sarebbe utile né corretto.

Azzurri Germania Itala
Foto @CalcioNews24

Il dovere dei veri tifosi

Dall’altra parte, però, siamo noi tifosi-popolo-di-allenatori che dobbiamo darci, più di Spalletti, una calmata. Fermo restando che i giornalisti fanno il loro lavoro, il punto è un altro: i tifosi, allo stadio ma anche sui social – che i calciatori usano quotidianamente e di cui subiscono l’influenza – sono davvero chiamati dalle circostanze a essere ora più che mai il dodicesimo uomo in campo dell’Italia. La partita con la Svizzera, sabato 29 giugno, costituirà la cartina di tornasole.

Sarà all’Olympiastadion di Berlino che si capirà se gli Azzurri hanno la stoffa per puntare a vincere questo Euro 2024. Sono i campioni uscenti d’Europa e sapranno onorare la maglia. Del resto per segnare all’ottavo minuto di recupero dopo il 90°, oltreché bravura e la forza della disperazione, ci vuole testa. E aver tenuto la testa senza andare nel panico è un segno di forza. È da qui che l’Italia di Spalletti può ripartire con fiducia, oltre tutti i propri limiti strutturali che purtroppo non mancano.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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