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Morti di lavoro, la vicenda del bracciante indiano sfruttato a Latina

Satnam Singh, 31 anni, è deceduto al San Camillo di Roma dopo aver perso un braccio nei campi. Il datore di lavoro non ha chiamato i soccorsi

In Italia, a seconda di quale sia il proprio lavoro, si può morire. Nel nostro Paese si calcola una media di 3 morti ogni giorno sul lavoro. Il 20 giugno, a Brembio (Lodi), Pierpaolo Bodini, 18 anni, è morto mentre lavorava. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il giovane sarebbe deceduto dopo essere rimasto schiacciato da un macchinario agricolo, forse una seminatrice.

La notizia della sua morte è giunta nelle stesse ore in cui si accavallavano le polemiche per la morte di Satnam Singh, 31 anni, bracciante agricolo indiano, che il 19 giugno è morto in maniera atroce.

Lavoro latina campagne Italia
Satnam Singh, 31 anni. Foto Ansa

Sfruttamento sul lavoro

Due giorni prima aveva perso un braccio, stritolato da un macchinario agricolo, e poi è stato abbandonato dal proprio datore di lavoro. Quest’ultimo lo ha portato non in ospedale ma nel luogo dove il lavoratore abitava con la moglie, ‘scaricandolo’ lì. È avvenuto nei campi di borgo Santa Maria, alla periferia di Latina. La signora Sony, moglie dell’uomo, ha reso la sua testimonianza ai carabinieri: “Ho visto l’incidente, ho implorato il padrone di portarlo in ospedale. Ma lui doveva salvare la sua azienda agricola. Ha messo davanti a tutto la sua azienda agricola”.

Indagato per omicidio

Un’accusa durissima, di fronte alla quale, dopo che il caso è esploso mediaticamente, Renzo Lovato, il padre di Antonello Lovato, datore di lavoro del bracciante, intervistato dal Tg1, si è detto dispiaciuto ma ha scaricato la responsabilità sulla persona defunta, Satnam Singh. E ha affermato: “Lo avevo avvisato di non avvicinarsi al mezzo ma ha fatto di testa sua…“.

La moglie del bracciante, testimone oculare, ha riferito ben altro. “Il padrone ha preso i nostri telefoni per evitare che si venisse a sapere delle condizioni in cui lavoriamo. Poi ci ha messo sul furgone togliendoci la possibilità anche di chiamare i soccorsi“. A raccontare questa storia, che denota il livello di caporalato sul lavoro che si è raggiunto in alcune zone dell’Italia centrale, è stato il quotidiano La Repubblica.

Il 20 giugno, riporta Latina Today, si è appreso che Antonello Lovato, 38 anni, amministratore unico della ditta individuale di borgo Santa Maria dove è avvenuto l’incidente a Satnam Singh, è sotto inchiesta. La procura di Latina lo accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso. Poco dopo aver portato il bracciante a casa, Lovato era andato in questura, accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Valerio Righi e Stefano Perotti, per confessare quanto era accaduto. Un racconto ripetuto poi ai carabinieri che nel frattempo avevano cominciato a indagare dopo la segnalazione dell’accaduto da parte della Cgil. L’imprenditore ha ammesso di aver lasciato il lavoratore ferito davanti la sua abitazione insieme alla moglie, anche lei dipendente della ditta senza regolare contratto né permesso di soggiorno.

Cosa è successo

Satnam Singh è rimasto agganciato da un macchinario avvolgiplastica a rullo, trainato da un trattore, che gli ha tranciato il braccio destro e schiacciato gli arti inferiori. Dopo l’incidente il datore di lavoro ha portato il bracciante nei pressi della propria abitazione, con l’arto tranciato dentro una cassetta, e lì lo avrebbe abbandonato, senza chiamare i soccorsi o portarlo in ospedale.

I soccorsi sono poi arrivati perché allertati da una coppia di giovani che ospitava il lavoratore e sua moglie in un rustico dietro casa. A quel punto Singh è stato trasportato d’urgenza al San Camillo di Roma ma le sue condizioni erano troppo gravi. E il bracciante è morto il 19 giugno, dopo 2 giorni di disperati tentativi di salvarlo da parte dei medici. L’autopsia stabilirà se effettivamente il bracciante indiano avrebbe potuto salvarsi nel caso in cui il datore di lavoro avesse immediatamente chiamato i soccorsi.

La sindacalista e la sindaca

Sono stata contattata da un lavoratore che mi ha inviato la foto di un arto staccato – racconta Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina – spiegandomi che si trattava di un incidente avvenuto a un compagno di lavoro. Il quale in condizioni disperate è stato scaricato in strada da un pulmino a 9 posti. Non è un film dell’orrore, purtroppo è tutto vero!”.

“Qui non siamo solo di fronte a un grave incidente sul lavoro, cosa già di per sé allarmante ed evitabile, qui siamo davanti alla barbarie dello sfruttamento. Che calpesta le vite delle persone, la dignità, la salute e ogni regola di civiltà“. La sindaca di Latina, Matilde Celentano, ha fatto sapere che, ove ne ricorrano i presupposti, il Comune si costituirà parte civile al futuro processo penale. E ha parlato della “vergognosa piaga del caporalato” nelle campagne di Latina.

Latina soccorritori Satnam Singh morto sul lavoro
Noemi Grifo e Ilario Pepe, i primi soccorritori del bracciante morto a Latina dopo essere stato abbandonato con il braccio amputato da un macchinario agricolo. “Si sentivano le urla della moglie che continuava a chiedere aiuto, poi abbiamo visto un ragazzo che lo teneva in braccio e lo ha portato dietro casa. Noi pensavamo lo stesse aiutando, ma poi è scappato via”, è la loro drammatica testimonianza. I due ragazzi ospitavano Satnam Singh e sua moglie in un rustico dietro la loro abitazione e per primi hanno chiamato i soccorsi. Foto Ansa

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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