Monsignor Carlo Maria Viganò è accusato di scisma e potrebbe essere espulso dalla Chiesa cattolica. L’ex nunzio apostolico (di fatto un ambasciatore) negli Usa, ha più volte, nel corso degli anni, accusato di Papa Francesco sotto vari profili, chiedendone le dimissioni. Sebbene in molti, anche alti prelati, abbiano fatto lo stesso, le accuse contro Viganò sono gravi perché l’ex nunzio avrebbe messo in dubbio non solo la legittimità del Pontefice regnante ma anche dello stesso Concilio Vaticano II (1962-1965) sui cui si fonda la Chiesa moderna.
Lo scorso 20 giugno il Dicastero per la Dottrina della Fede, quello che un tempo era il Sant’Uffizio (l’ex inquisizione) ha formalmente convocato Viganò con decreto, invitandolo a nominare un avvocato. Ma il prelato, riporta Avvenire, non si è presentato e ha pubblicato su X il decreto dando la notizia. “Considero le accuse contro di me un onore. Nessun cattolico degno di questo nome può essere in comunione con questa chiesa bergogliana” ha replicato Viganò sprezzantemente. Affermazioni che potrebbero finire col rafforzare le accuse contro di lui.

Di cosa è accusato Viganò
Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha invitato Viganò a presentarsi “per prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato“. La Santa Sede accusa in pratica Viganò di “affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica“. Cioè “negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II“.
La replica di monsignor Viganò ha assunto toni apocalittici. “Questa chiesa agisce in evidente discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo” ha detto il prelato riferendosi al pontificato di Francesco. E ha quindi invitato a pregare per “coloro che sono perseguitati a causa della loro fede“.
Le parole del Segretario di Stato
Più pacate le riflessioni del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. “Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti a cui deve rispondere. È normale che la Congregazione per la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini che sono necessarie per approfondire questa vicenda” ha commentato. Parolin ha quindi sottolineato come l’ex nunzio abbia comunque la possibilità di difendersi.
A livello personale, il Segretario di Stato ha poi aggiunto: “Mi dispiace tantissimo, io l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore molto fedele alla Santa Sede. In un certo senso anche di esempio, quando è stato nunzio apostolico ha lavorato estremamente bene. Cosa sia successo non lo so“.
𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝘃𝘃𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗽𝗲𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲𝘅𝘁𝗿𝗮𝗴𝗶𝘂𝗱𝗶𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗱𝗲𝗹𝗶𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝗰𝗶𝘀𝗺𝗮 (art. 2 SST; can. 1364 CIC)
Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice… pic.twitter.com/mYWGBVTwDK
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) June 20, 2024
Quando chiese le dimissioni del Papa
Come ricorda VaticanNews, nel settembre del 2018 Viganò si rese protagonista della lettera sul caso del cardinale statunitense Theodore McCarrick, accusato di pedofilia, che si chiudeva chiedendo la rinuncia del Papa. Secondo Viganò, Francesco, portabandiera della lotta alla pedofilia nella Chiesa, sarebbe stato a conoscenza di abusi perpetrati da McCarrick ma non avrebbe fatto nulla.
Quella vicenda, afferma ora online VaticanNews, organo ufficiale della Santa Sede, è stata “pienamente chiarita con la pubblicazione di un minuzioso rapporto nel novembre 2020 che smentisce l’ex nunzio su tutta la linea“. In ogni caso non c’entra nulla con le accuse che il Vaticano muove a Viganò. Le quali riguardano il non riconoscimento da parte dell’ex nunzio della legittimità di Francesco come Papa e nepure del Concilio Vaticano II. Sul suo account Viganò definisce il Concilio voluto da Giovanni XXIII un “cancro ideologico, teologico, morale e liturgico“, e la Chiesa sinodale – cavallo di battaglia di papa Francesco – una “metastasi“.
