Un’intervista di Marina Berlusconi al Corriere della Sera, il 26 giugno, riapre l’eterno dibattito sulla fantomatica discesa in campo (politico) della figlia dell’ex premier. Dopo la morte di Silvio Berlusconi, il 12 giugno 2023, i rumors sono aumentati ma ancora una volta la diretta interessata smentisce senza appello.
Maria Elvira Berlusconi, detta Marina, 58 anni il prossimo 10 agosto, è presidente del Gruppo Fininvest, la società cassaforte di Mediaset e di tutto l’impero imprenditoriale berlusconiano. Ma è anche alla testa del Gruppo Mondadori, che sta lanciando sul mercato l’ultima sua creatura: la nuova casa editrice Silvio Berlusconi Editore, in seno alla stessa Mondadori.
Berlusconi e il Governo Meloni
Da oltre 10 anni, ricorda ilpost.it, circolano voci su una sua possibile carriera politica di Marina, da tutti considerata la vera e unica delfina del padre. L’imprenditrice, sicuramente non genialoide come il Cavaliere, ma più saggia e accorta, precisa al Corriere la sua convinzione: la leadership politica non si può trasmettere “per investitura o per successione dinastica“.
Questo non toglie che Marina Berlusconi sia molto influente in Forza Italia, anche per un motivo molto brutale. La primogenita del fondatore e i suoi fratelli si sono fatti garanti dei debiti del partito, pari a 100 milioni di euro. E perciò, nell’intervista al Corriere, Berlusconi ha parlato di politica, eccome. Non crede che il Governo Meloni, di cui Forza Italia fa parte, stia contribuendo a una “erosione” della democrazia nel paese, perché “questo Governo ha sempre rispettato pienamente le regole della democrazia e in politica estera ha mantenuto la barra dritta su posizioni europeiste e filoatlantiche“.
I punti di disaccordo
Ha ammesso, tuttavia, che ci sono questioni su cui dissente dalla linea della destra al potere. “Personalmente, ad esempio, sui diritti civili. Se parliamo di aborto, fine vita o diritti LGBTQ, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere. Anche qui, vede, si torna alla questione di fondo, quella su cui non credo si possa arretrare di un millimetro: la questione della libertà“.
La nuova casa editrice che Marina Berlusconi sta lanciando “vuole dare più forza al pensiero liberale e democratico, contro ogni forma di totalitarismo, nel nome di quella libertà che finisce solo dove comincia quella altrui“. Il primo libro uscirà il prossimo 5 settembre e sarà la traduzione del saggio On Leadership scritto da Tony Blair, primo ministro britannico tra il 1997 e il 2007 e a lungo leader del Partito Laburista. Anche questa volta, però, Marina ha negato che l’apertura della Silvio Berlusconi Editore rappresenti un avvicinamento alla carriera politica. “La risposta è sempre la stessa: no” ha detto la figlia del Cavaliere. “Assolutamente no, né oggi, né in futuro. […] È una riflessione che va ben oltre la dialettica tra Governo e opposizioni“.
Marina e la ‘lezione’ di Silvio
Non c’è però da stupirsi troppo. Non solo perché è un più che legittimo desiderio quello di non scendere in politica. Ma anche e soprattutto perché Marina Berlusconi sembra aver introiettato con ancora più forza quella che oltre trent’anni fa era stata la convinzione iniziale del padre. Ossia che dalla politica è meglio star fuori, a meno che non vengano a mancare i ‘padrini’ partitici di riferimento nel momento in cui la propria azienda naviga in cattive acque economiche. E siccome per Fininvest ciò accadde (col tracollo della prima Repubblica, dovuto a Tangentopoli) Silvio Berlusconi si fece patriarca politico. E inventò il partito-azienda col nome di uno slogan da tifosi di calcio. Ma questa è un’altra storia, lontana ormai. Che Marina, però, conosce bene.