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Ue, accordo sul trio Von der Leyen-Costa-Kallas

Via libera alla conferma della presidente uscente della Commissione, all'ex premier portoghese al Consiglio e alla premier estone alla politica estera

Intesa di massima raggiunta fra Popolari, Socialisti e Liberali nella Ue sui cosiddetti ‘top jobs’, gli incarichi più importanti a livello di vertice dell’Unione europea. La presidente uscente Ursula von der Leyen riconfermata alla Commissione, l’ex premier del Portogallo, Antonio Costa, va a presiedere il Consiglio europeo, che riunisce i capi di Stato e di Governo, e la premier dell’Estonia, Kaja Kallas, diventa Alto rappresentante per la politica estera comune.

Si tratta di un accordo che “è stabile” e “non ci sono altri nomi“, in vista della formalizzazione di questa intesa al prossimo vertice europeo di giovedì 27 e venerdì 28 giugno. Lo hanno sottolineato varie fonti diplomatiche a margine del Consiglio Affari Generali che si è svolto a Lussemburgo il 25 giugno.

Ue nomine vertici
Da sin., Kallas, von der Leyen e Costa

I nuovi equilibri della Ue

Dopo le elezioni per il rinnovo dell’Eurocamera, l’8 e il 9 giugno scorsi, a Bruxelles tutto è in movimento. Aspettando le elezioni legislative in Francia di domenica 30 giugno, quando potrebbe materializzarsi la vittoria del Rassemblement national di Marine Le Pen, e dunque sarebbe possibile la formazione di un Governo di estrema destra.

È questo il contesto della Ue in cui Ursula von der Leyen negozierà direttamente con Giorgia Meloni. Nel tentativo di allargare la futura maggioranza politica parlamentare Ue su cui appoggiare i provvedimenti della Commissione. Von der Leyen avrà il supporto di una maggioranza come quella attuale – Ppe, Socialisti e Liberali – che però è troppo risicata, dato lo spostamento a destra dei 27 dopo il voto dell’8 e 9 giugno.

Meloni vuole un incarico per l’Italia

Dunque tratterà con Meloni, ma non in quanto leader dei Conservatori europei (il gruppo Ecr nel Parlamento), bensì in qualità di primo ministro dell’Italia. L’obiettivo della presidente della Commissione Ue è decidere quale sarà il portafoglio riservato al nostro Paese nel prossimo esecutivo europeo. La presidente del Consiglio vuole un’incarico di peso: una vicepresidenza alla Commissione, ad esempio, o un Commissario importante. Incarichi per i quali è già in pole position il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto.

Tuttavia “quello delle nomine non è l’unico tema rilevante dell’agenda del Consiglio Europeo” ha sottolineato lo stesso Fitto. “Per noi è molto importante che dal Vertice esca un messaggio chiaro su temi per noi cruciali come la competitività dell’economia europea, la difesa, la migrazione e l’Agenda strategica. Oltre, ovviamente, ai temi di politica estera come l’Ucraina e il Medio Oriente“.

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Giorgia Meloni con il Primo Ministro ungherese Viktor Orban a Roma il 24 giugno 2024. Foto Ansa/Angelo Carconi

Meloni e Orban, la strana alleanza

E si torna al ruolo della premier italiana. Il 24 giugno Meloni e il premier ungherese Viktor Orbán si sono incontrati per oltre un’ora nell’ambito del tour del primo ministro magiaro in diverse capitali della Ue. È infatti l’Ungheria ad avere il turno di presidenza dell’Unione. Meloni ha descritto Orbán come un partner importante in Europa e lo ha elogiato. Tuttavia i due non sono sempre d’accordo, specie se si parla di Ucraina.

Giorgia Meloni è anche la presidente del gruppo politico Conservatori e Riformisti europei (Ecr), che è diventato la terza forza del Parlamento europeo. Ma Viktor Orbán ha chiarito ancora una volta che il suo partito non entrerà nella famiglia politica dell’Ecr. Soprattutto a causa “della presenza di un partito rumeno anti-ungherese“.

Un chiaro riferimento al fatto che Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur) ha aderito al gruppo conservatore presieduto da Meloni. In una situazione di questo tipo i vertici Ue possono negoziare con Fratelli d’Italia sfruttando le spaccature interne alle destra europea. E la stessa premier ha buone ragioni per stare gioco, dato che la posta è alta: l’Italia può davvero ricevere una poltrona di peso nella nuova Europa.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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