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Italia fuori da Euro 2024: “Chiediamo scusa a tutti”

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Niente da fare: l’Italia esce da Euro 2024 dopo un’umiliante sconfitta contro la Svizzera per 2-0 e il capitano Gianluigi Donnarumma si rivolge agli italiani: “Chiediamo scusa”. All’Olympiastadion sono stati gli elvetici a dominare il gioco e a fare la partita. E adesso è l’ora del diluvio di critiche sugli Azzurri. Ci si mette pure un giornalista svizzero che in conferenza stampa ha pensato bene di sfottere il ct Spalletti dicendogli che l’Italia vista in campo era come una Panda al cospetto di una Ferrari e cosa pensasse di questo paragone. 

Non si trattava di una domanda ma di una presa in giro a cui Spalletti ha risposto con stile e per le rime. Certo è che in questo momento, e ormai da anni, cioè da dopo la vittoria dell’Europeo 2020, il calcio dell’Italia appare in crisi. Lo è davvero? Segnali non mancano: i calciatori della Nazionale sono apparsi senz’anima, senza fame di vincere, senza un forte attaccamento alla maglia. Ma la cosa più preoccupante è che sono sembrati non credere davvero in se stessi.

Italia Svizzera Euro 2024Italia Svizzera Euro 2024
Foto X @DomaniGiornale

Una grande delusione

È questo forse l’elemento più grave. A parte il solito Donnarumma, uno dei portieri più forti del mondo, senza il quale non avremmo neppure passato il turno per giungere ai match a eliminazione diretta, la squadra non c’è. È stata una fine amara quella di Euro 2024: giunta al termine di una gara giocata senza qualità, cattiveria e con le idee confuse. Contro una Svizzera tosta, tonica e aggressiva, gli Azzurri hanno faticato fin dall’inizio e non sono mai entrati in partita.

Un duro verdetto che obbligherà Spalletti a fare mea culpa e a impostare un lavoro diverso in vista delle prossime sfide. Un lavoro più chiaro e realista dal punto di vista tecnico-tattico. Senza lo squalificato Widmer, contro l’Italia Yakin sistema Ndoye sulla linea di centrocampo e in attacco opta per Vargas e Rieder alle spalle di Embolo. Corta e compatta, la squadra di Yakin si è mossa bene, ha aggredito alto, ha tenuto palla e cercato di dialogare con velocità nello stretto a ridosso dell’area azzurra.

Bassa e schiacciata, l’Italia invece ha fatto densità al limite e provato a sorprendere gli elvetici solo con qualche taglio o imbucata di Fagioli. Da una parte Donnarumma si supera su Embolo e Di Lorenzo mura Ndoye, dall’altra Chiesa prova invece a dare una scossa ai compagni partendo da sinistra, ma non basta. Alla fine l’Italia resta surclassata dal team elvetico che francamente non si poteva immaginare che potesse andare avanti più di tanto ai Campionati Europei.

Italia, e adesso come si riparte?

Una cosa è certa: non si deve stare adesso a piangersi addosso. È uno sport nazionale in cui gli italiani sono specializzati ma gli Azzurri devono rialzarsi subito. Da chi ripartire per percorrere la strada che porterà alle qualificazioni per i Mondiali 2026, la prossima primavera? Si tratta di una strada accidentata perché c’è da sfatare un doppio tabù: due non partecipazioni consecutive alle fasi finali. Prima, però, ci sarà la Nations League. L’Italia affronterà la Francia il 6 settembre.

Naturalmente c’è chi già invoca le dimissioni di Luciano Spalletti, in sella alla panchina dell’Italia da meno di un anno e tra l’altro blindato da un contratto fino al 2026 da tre milioni di euro. Impossibile che dopo il capolavoro Napoli (e dopo un’intera carriera fatta di risultati e lavoro di qualità), il tecnico toscano sia improvvisamente diventato scarso. Più facile, piuttosto, che il ruolo di commissario tecnico non sia proprio nelle sue corde dopo 30 anni passati ad allenare squadre di club.

Però Spalletti è uomo di spessore e non c’è dubbio che possa migliorare sotto questo punto di vista. Lo ha detto lui stesso a caldo: “Non mi dimetto, mi serve più tempo“. C’è chi ha fatto il nome di Allegri, Ranieri, Pioli o Sarri ma, a meno di scossoni in Federazione la Nazionale dovrebbe proseguire con lo stesso Ct. Sia questo l’unico punto fermo, assieme al capitano Donnarumma. Per il resto “gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare” avrebbe detto Gino Bartali, conterraneo di Spalletti.

Foto X @lUltimoUomo

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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