NewsPrimo pianoSport

Zoff e i Mondiali 2026: “In campo i più forti, non i più giovani”

Il capitano del Mundial '82, che si dimise per una finale persa (Europei 2000) dopo offese personali ricevute da Berlusconi, guarda al futuro

Falliti clamorosamente gli Europei di calcio l’Italia ha bisogno di una riscossa immediata e Dino Zoff, capitano dei campioni del mondo 1982, vuole adesso dire la sua. Ai Mondiali del 2026, afferma, ci andremo, ma non con i giovani. “Con i più bravi”. La Nazionale di Luciano Spalletti a settembre tornerà in campo per la Nations League a Parigi contro la Francia di Mbappé. Poi tra marzo e giugno 2025 comincerà la vera sfida per tornare dopo due edizioni mancate alla fase finale della Coppa del mondo.

Al telefono con l’Ansa Zoff, da vero gentleman qual è, si mantiene rispettoso del commissario tecnico dell’Italia. “È andata male purtroppo – racconta – ho vissuto con un po’ di fiducia questo Europeo ma poi sono usciti troppo presto. È andata male e non c’è niente da dire: non mi sento di dare consigli a Spalletti“. Tra accuse, polemiche, dubbi, recriminazioni degli italiani, il campione del mondo del 1982 in Spagna prova invece a tracciare la strada lungo la quale gli azzurri possono arrivare a non mancare l’appuntamento iridato per la terza volta di fila. Un’evento mai accaduto nella storia del calcio a una Nazionale maggiore.

Zoff Italia capo di Stato Mattarella
Zoff con Mattarella. Foto Ansa/Quirinale

Il calcio italiano non dà spazio ai giovani?

Ora l’Italia deve qualificarsi ai Mondiali. Sarebbe la terza volta che non ci va? Non credo che succeda” dice Zoff. “Certo questi Europei hanno dato un brutto segnale ma ai Mondiali non è possibile che per tre volte di seguito non si vada. Ho fiducia. Puntare sui Giovani? Bisogna puntare sui migliori, basta con questa storia dei giovani, gioca chi è capace“.

Ed qui che viene fuori lo Zoff friulano vero: signore, ma anche che non le manda a dire. Dino, che ha vinto i campionati del mondo a 40 anni, non è convinto, come tanti, che il nodo della questione sia il mancato spazio ai giovani talenti nel calcio italiano. “Ma davvero i club danno poco spazio ai giovani? Credete veramente che se c’è uno forte non lo fanno giocare? Deve finire questa storia. Gioca chi è capace. Se i giovani sono forti giocano, lo sport è una cosa semplice, vince chi arriva primo come nei cento metri. La verità la si vede in campo, è tutto molto semplice“.

Zoff e la “politica del campo

Parlando del day-after azzurro, col presidente della Figc, Gravina a ribadire la distanza tra politica e calcio, Zoff non si è tirato indietro. Del resto il tema lo ha visto protagonista suo malgrado agli Europei del 2000, persi in finale, quando Berlusconi lo offese dandogli indirettamente del dilettante privo di intelligenza. Disse: “Sono dispiaciuto e anche indignato. Zidane andava marcato meglio, l’avrebbe capito anche un dilettante. L’intelligenza, evidentemente o la si possiede oppure no“. E lui dette le dimissioni per protesta contro un’inaccettabile intromissione: “Non prendo lezioni di dignità dal signor Berlusconi” disse Zoff lapidario.

Dino Zoff Enzo Bearzot friulani entrambi
Zoff con il Ct Enzo Bearzot nel 1982. Foto Ansa

Adesso molte cose sono cambiate, ma non proprio tutte. E per Zoffnon occorre dirlo ma il calcio è intrecciato con politica. Per me la vera politica è quella del campo: io ho sempre guardato alle regole del calcio, quella è la politica: combattere e lottare lealmente. Poi il responso lo dà il campo. Questa è la mia ‘politica’, lo sport fatto di canoni. È tutta la mia vita“.

Il finale al telefono con l’Ansa Zoff lo gioca discutendo di questi Europei che vanno avanti senza l’Italia, con una favorita la Spagna e poi tutti gli altri compresa la Germania e l’Inghilterra: “Chi vince questo Europeo? La Spagna – sostiene l’ex portiere della Nazionale italiana di calcio e della Juventus – va per la maggiore, ha qualità e determinazione. Non ho grande fiducia dell’Inghilterra. Poi vedo il Portogallo di Cristiano Ronaldo e la Francia di Mbappé che possono alzare la coppa d’Europa“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio