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Israele: la guerra a Gaza non finisce, le proteste crescono

Decine di migliaia di israeliani scendono in piazza quasi ogni giorno per chiedere la liberazione degli ostaggi e la fine del Governo Netanyahu

La guerra di Israele a Gaza dura ormai da quasi 9 mesi e rischia di allargarsi al Libano con il coinvolgimento del partito-esercito islamista Hezbollah. Il pogrom di stampo nazista che i miliziani palestinesi islamisti di Hamas hanno condotto contro oltre mille israeliani il 7 ottobre 2023 ha contribuito a determinare l’ecatombe di Gaza. Le forze armate di Israele hanno bombardato anche scuole e ospedali per stanare i terroristi col risultato di non essere ancora riusciti nel loro intento e di avere invece massacrato per lo più donne, bambini, anche neonati, e vecchi. In tutto, oggi, quasi 40mila persone.     

Lunedì 1 luglio le autorità di Tel Aviv hanno rilasciato da una prigione israeliana Muhammad Abu Salmiya, il direttore dell’ospedale al Shifa, un tempo il più grande della Striscia di Gaza. L’ospedale ha smesso di funzionare dopo l’invasione di terra, i bombardamenti e diverse operazioni all’interno della struttura stessa da parte dell’esercito israeliano. Abu Salmiya era stato arrestato lo scorso novembre. Da allora era rimasto detenuto senza una formale accusa. Ha dichiarato di aver subito torture durante la sua detenzione in Israele.

Israele Gaza proteste contro Netanyahu
Manifestanti israeliani sollevano striscioni raffiguranti ostaggi ancora in mano ad Hamas a Gaza durante una manifestazione antigovernativa del 29 giugno 2024. Foto Ansa/Epa Atef Safadi

Israele, il rilascio del direttore di al Shifa

Israele lo ha liberato assieme ad altri 54 prigionieri palestinesi dalla prigione di Sde Teiman, una base dell’esercito israeliano nel deserto a 18 chilometri dalla Striscia di Gaza. Molti ex detenuti della base di Sde Teiman, riporta ilpost.it, hanno parlato di abusi e torture contro i prigionieri. Accuse che l’esercito israeliano nega. Abu Salmiya ha detto che alcuni colleghi detenuti nella base sono morti a causa delle condizioni di detenzione e delle torture, mentre altri hanno dovuto subire amputazioni per la mancanza di cure mediche adeguate. Israele non permette l’accesso alla prigione a giornalisti e organizzazioni umanitarie.

Abu Salmiya era stato arrestato perché secondo le autorità israeliane avrebbe permesso l’installazione di un centro di comando di Hamas sotto l’ospedale che dirige. Il direttore dell’ospedale al Shifa ha negato le accuse. E ha detto che durante le tre udienze che ha affrontato durante la sua detenzione le autorità israeliane non sono riuscite a presentare prove sufficienti per dimostrare il suo coinvolgimento. È per questo, secondo lui, che non è stato incriminato.

Gaza Palestina guerra Israele
Un uomo ispeziona la casa distrutta della famiglia Nasr a seguito di un attacco aereo israeliano nel campo profughi di Al-Maghazi, nel sud della Striscia di Gaza, il 25 giugno 2024. Foto Ansa/Epa Mohammed Saber

Caos e rimpalli di responsabilità

Dalle dichiarazioni pubbliche delle autorità israeliane non emerge chiarezza sul motivo della liberazione, e ci sono stati vari scarichi di responsabilità tra gli uffici. L’esercito israeliano aveva condotto due lunghe operazioni militari nell’ospedale, una a novembre 2023 e una a marzo 2024. Tuttavia, in entrambi i casi, non aveva diffuso prove che dimostrassero la presenza di una base di Hamas, che secondo le autorità israeliane si sarebbe trovata nei tunnel sotto alla struttura. A causa delle operazioni militari erano state uccise decine di persone ed evacuati migliaia di civili feriti: pazienti e rifugiati.

Il rilascio del dottor Abu Salmiya ha causato proteste all’interno del Governo israeliano, ma non è chiaro chi lo abbia deciso. Lo Shin Bet, l’agenzia per i servizi di sicurezza israeliani, ha fatto sapere che è stato il servizio carcerario israeliano a decidere. Il motivo? Il sovraffollamento del carcere. Il servizio carcerario a sua volta ha invece attribuito la responsabilità della decisione allo Shin Bet e all’esercito, e ha negato che il sovrappopolamento delle carceri abbia a che fare con la decisione.

La tensione è altissima. Non solo nella Striscia di Gaza. Sabato 29 giugno decine di migliaia di dimostranti si sono radunati a Tel Aviv, dove nelle ultime settimane si è tenuta la più grande manifestazione antigovernativa. Altre migliaia di persone hanno marciato ad Haifa e si sono radunate a Gerusalemme, così come nelle città meridionali di Beersheba e Mitzpe Ramon. Separatamente, l’Hostages and Missing Families Forum, che rappresenta alcuni parenti di alcune delle 252 persone presumibilmente tenute in ostaggio a Gaza, ha tenuto il suo consueto raduno settimanale a Hostages Square, come è stata ribattezzata la piazza di fronte al Museo di Arte a Tel Aviv.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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