Le minacce al Pianeta sono sempre più incombenti e le conseguenze si riversano in maniera preoccupante su diversi aspetti del vivere. Tra le diverse problematiche gravi, la pesca eccessiva e illegale che si contrappongono alla pesca sostenibile. Importante, dunque, conoscere bene la situazione attuale.
Parlando della sostenibilità dei mari e di tutte le specie che li abitano, tra le minacce più gravi ci sono senza dubbio la pesca illegale o eccessiva. I dati sono preoccupanti e, come riporta un articolo del WWF Italia, nel Mediterraneo la situazione è molto grave. Qui molto del pescato proviene da azioni fuori dai limiti biologicamente sostenibili. Tuttavia, grazie ad alcuni progetti di pesca sostenibile le condizioni possono essere migliorate, ma è necessario che tutti capiscano bene la portata del problema.
L’importanza di promuovere la pesca sostenibile
Parlando di pesca illegale è bene chiarire che si tratta di una minaccia complessa, soprattutto per le comunità che basano sul pesce la principale fonte di sostentamento. Come riporta la FAO, dalla pesca illegale proverebbero circa 26 milioni di tonnellate di pesce l’anno. Di base, ad essere deboli ancora sono i controlli sulle importazioni di diversi Paesi europei e questo porta la pesca illegale ad entrare nella filiera UE. In particolare, la problematica è più intensa per gli elasmobranchi (squali e razze). Come spiega il WWF Italia, la carenza di un sistema di dichiarazione e classificazione armonizzato, standardizzato, dettagliato e affidabile dei prodotti derivati da queste specie rende praticamente impossibile la tracciabilità e, quindi, la gestione degli stock.
E se la pesca illegale è una piaga importante, altrettanto grave è la pesca eccessiva, o peggio, distruttiva. Infatti, lo sfruttamento intensivo delle risorse ittiche coinvolge sia le specie ‘target’ ma anche tutte le specie che sono catturate accidentalmente. Spesso, le principali cause sono attrezzi da pesca poco selettivi, come nel caso della pesca a strascico che, oltre a pescare anche pesci ‘no-target’, distrugge gli habitat e i fondali indispensabili per la sopravvivenza di interi ecosistemi.
Virare verso un basso impatto ambientale
Parlando ancora delle conseguenze della pesca a strascico, non bisogna sottovalutare i risvolti negativi sui pescatori. Infatti, la riduzione dello scarto della pesca è fondamentale anche per l’economia dei pescatori. Poiché, secondo la riforma della Politica Comune della Pesca, per le principali specie demersali, gli esemplari sotto la taglia minima di conservazione catturati accidentalmente devono essere sbarcati, ma non possono essere venduti per il consumo umano. In tal senso, dunque, le catture accidentali occupano spazio a bordo a discapito dello spazio disponibile per il pesce commerciabile. Rispetto a quanto detto, il WWF si propone di lavorare con i pescatori per aiutarli ad intraprendere una pesca sostenibile. Dunque, non resta che chiarire cosa s’intende con pratiche sostenibili.
In sostanza, significa rispettare l’ecosistema marino, proteggerne la biodiversità e lasciare in mare abbastanza pesci da permettere alla specie di riprodursi. A sostegno di questo, quindi, è importante pescare solo ‘ciò che serve’ e soprattutto utilizzare attrezzi a basso impatto ambientale. Insieme al concetto di vertical farm (che si propone di ridurre lo sfruttamento del suolo) la pesca sostenibile è, pertanto, una pratica fondamentale per uno sviluppo attento all’ambiente e ad ogni specie che abita il Pianeta.