Incidenti stradali e animali selvatici: è emergenza?
Recenti fatti di cronaca hanno allarmato la situazione
La presenza degli animali selvatici sulle strade trafficate è un fenomeno che, su certi aspetti, ha generato non pochi allarmismi, fino a raggiungere la portata di un’emergenza. Ad alimentare questa situazione alcuni recenti fatti di cronaca sui quali, ovviamente, non si può sorvolare.
Il fenomeno degli incidenti stradali, causati dalla presenza degli animali selvatici sulle strade trafficate, non arresta la sua corsa. Ma viene da chiedersi: è davvero emergenza? E soprattutto, di chi è veramente la colpa? Perché si fa presto ad emanare leggi sugli abbattimenti di massa, ma prima di tutto occorrerebbe chiedersi se sono davvero gli animali i colpevoli. Tuttavia, recenti fatti di cronaca hanno gettato le basi su nuovi allarmismi e ovviamente è impossible sorvolare sulla tragiche conseguenze. Lo scorso 10 giugno un motociclista, a bordo del suo scooter, è morto a Roma dopo essersi scontrato con un cinghiale. Sorte, purtroppo, simile è toccata ad un pensionato di Milano in Sardegna che ha incontrato sulla sua strada un cervo. Sulla scia di quanto accaduto, Coldiretti Sardegna ha lanciato l’allarme.
Incidenti stradali: dati reali
La confederazione agricoltori avrebbe presentato un rapporto secondo il quale, solo in Sardegna, negli ultimi anni sono stati 4 gli incidenti gravi. A questi però si aggiungono 193 casi rilevanti nel 2023 in Italia, con 11 decessi. La maggior parte di questi incidenti è stata causata da animali selvatici, una minima percentuale anche da animali domestici. Tuttavia, rispetto a questo allarmismo, i dati Istat (gli ultimi disponibili risalgono al 2022) spiegano che gli incidenti causati da un animale sarebbero lo 0,2% di tutti gli incidenti sulle strade italiane. Dunque, parlare di emergenza potrebbe non essere la definizione adeguata.
Sono diversi del resto, come spiegano molte associazioni animaliste, i sistemi per evitare l’incontro di animali selvatici per le strade. Apparecchi catarifrangenti e semplici recinzioni stradali anti-attraversamento, ma non sembra ci sia particolare attenzione verso questi mezzi cautelari. Piuttosto, la soluzione a cui si mira continua ad essere la più drastica ed estrema, ossia l’abbattimento. Coldiretti, infatti, avrebbe come obiettivo quello di richiedere l’applicazione delle regioni del Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica del 2023. Piano con il quale si autorizza anche la possibilità di utilizzo di ogni calibro di proiettile e strumenti quali visori a infrarossi o termocamere, vietati in precedenza.
Il rischio dell’abbattimento di massa degli animali selvatici
Come più volte ci siamo trovati a ribadire, sono numerosi gli esperti a sostenere che la caccia indiscriminata rischia di aumentare il livello di animali selvatici, cinghiali nello specifico, piuttosto che diminuirlo. Poiché, abbattere la matriarca fa sì che le altre femmine si predispongano a procreare. Prima dell’uccisione della ‘femmina-alfa‘ le altre esemplari rispettano la gerarchia e non interferiscono nell’accoppiamento della matriarca con i maschi del branco. E ci sarebbe un ulteriore dato riferito da Ispra. Infatti, in Italia, la tecnica di caccia più utilizzata è la braccata, ovvero con cani da seguita.
Pratica contestata dalla stessa Ispra perché non selettiva. A questo punto L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale spiega l’esigenza di una strategia nazionale che sia disegnata, come riporta Today: “Sulla base delle più aggiornate conoscenze scientifiche, che integri interventi di prevenzione dei danni e di contenimento delle popolazioni, e che assicuri prelievi selettivi e pianificati coerentemente con l’obiettivo prioritario di riduzione dei danni“.