Shelley Duvall e Stanley Kubrick: Il Lato Oscuro di “Shining”
Indimenticato volto di Wendy Torrance, l'interprete si è recentemente spenta all'età di 75 anni
Shelley Duvall è ricordata soprattutto per il suo ruolo iconico di Wendy Torrance nel film “Shining” di Stanley Kubrick. Tuttavia, il suo coinvolgimento in questo capolavoro dell’horror è stato segnato da esperienze traumatiche che hanno avuto un impatto duraturo sulla sua carriera e salute mentale.
Interpretare Wendy Torrance nel celebre cult dell’horror Shining di Stanley Kubrick si è rivelata un’arma a doppio taglio per Shelley Duvall. Se da un lato è entrata a far parte di uno dei titoli più famosi del genere – seppur criticato dallo stesso Stephen King, autore del romanzo da cui è tratta la pellicola – dall’altro l’attrice non ha mai superato del tutto quell’esperienza traumatica, che ha avuto effetti devastanti sulla sua psiche. Di seguito, il racconto del dramma vissuto sul set, durante la lavorazione.
L’Esperienza Sul Set
Durante le riprese di “Shining”, Duvall è stata sottoposta a un estremo livello di stress e pressione psicologica da parte di Kubrick. La scena della mazza da baseball, una delle più memorabili del film, ha richiesto 127 riprese, portando Duvall a soffrire di esaurimento fisico ed emotivo. Le sue mani erano ferite e la sua voce era rauca per le urla continue, mentre il suo stato di salute generale si deteriorava.
Kubrick, noto per la sua perfezionista ossessione per i dettagli, spingeva Duvall oltre i limiti tollerabili, al punto che l’attrice ha cominciato a perdere i capelli a causa dello stress. Questo approccio crudele e implacabile ha segnato profondamente Duvall, che spesso si ritrovava in lacrime anche fuori dal set.
Le Conseguenze Psicologiche
La lavorazione del film è durata oltre un anno, durante il quale Duvall ha dovuto affrontare continue scene emotivamente estenuanti. Kubrick insisteva affinché tutto fosse perfetto, spesso girando decine di volte la stessa scena e mantenendo Duvall in uno stato costante di ansia e tensione. Questo trattamento ha avuto un impatto devastante sulla sua salute mentale, portandola a ritirarsi progressivamente dal mondo del cinema negli anni successivi.
Riflessioni di Duvall
Nonostante l’esperienza traumatica, Duvall ha riconosciuto l’importanza del suo contributo al successo del film. Ha spesso parlato dell’ambivalenza delle sue emozioni riguardo a Kubrick, definendolo sia “caldo e amichevole” sia “crudele e abusivo”. La complessità del loro rapporto è evidente nel modo in cui Duvall ha riflettuto sulla sua esperienza, ammettendo di non sapere come sia riuscita a superare quei momenti difficili.
L’Eredità di “Shining”
“Shining” è oggi considerato un capolavoro del cinema horror, in gran parte grazie alla performance intensa e reale di Duvall. Il suo ritratto di Wendy Torrance ha aggiunto una dimensione di autenticità e vulnerabilità al film, che continua a terrorizzare e affascinare il pubblico. Tuttavia, il prezzo pagato da Duvall per questa performance è stato altissimo, lasciando cicatrici che hanno segnato il resto della sua vita e carriera.
Shelley Duvall ha vissuto un’esperienza eccezionalmente difficile durante la realizzazione di “Shining”, che ha messo in luce i metodi spesso controversi di Stanley Kubrick. La sua storia è un potente promemoria dei costi umani che possono essere nascosti dietro la creazione di un’opera d’arte immortale.