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L’ipocrisia della NATO: la parola “dialogo” oggi fa paura

Si procede verso la guerra, in parallelo all'iniziativa in solitaria di Orban

A seguito della visita del presidente ungherese Viktor Orban in Cina, Ucraina e Russia. Da Washington, dove si è tenuto l’ultimo vertice NATO gli alleati hanno criticato le aperture del primo ministro ungherese, affermando che non sono state utili e che non fanno “avanzare la causa della pace”.

Presidente Orban al vertice NATO/ FOTO ANSA

Ma questo atteggiamento del blocco occidentale nei confronti di chiunque tenti un iniziativa politica di de-escalation, svela un’ipocrisia piuttosto preoccupante. Tanto da far pensare che le parole “dialogo” e “pace” oggi spaventino molto di più che la parola “guerra”. La NATO infatti procede spedita verso l’obbiettivo da parte di tutti Paesi membri dell’aumento della spesa militare, e la stipulazione di ulteriori accordi interstatuali in settori come le mine marine e missili a lungo raggio. Per dimostrare al neo triumvirato Pechino-Mosca-Teheran di essere in grado di sostenere un conflitto ad alta intensità e sia di lunga durata. Ma in tutto questo trambusto chi pensa alla pace? Appare sempre più chiaro che al di fuori di Washington nessuna iniziativa di pace con Mosca sia concessa.

La NATO scarica Orban: nessun dialogo con Mosca al di fuori di Washington

Secondo l’ex ambasciatore statunitense presso la Nato Ivo Daalder, Orbán non ha il potere di essere così trainante. L’opinione condivisa dai Paesi occidentali è che la visita di Orbán a Mosca non sia stata necessaria e non abbia espresso chiaramente che la Russia sia l’aggressore e gli ucraini le vittime dell’invasione. “Non ci sembra che faccia avanzare il processo di pace e certamente non aiuta l’Ucraina“, ha dichiarato ai giornalisti Michael Carpenter, consigliere speciale degli Stati Uniti per l’Europa presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale. Ma questo atteggiamento del blocco occidentale nei confronti di chiunque tenti un’iniziativa politica di de-escalation, come precedentemente tentato anche da Papa Francesco. Svela un’ipocrisia preoccupante. Appare ormai sempre più chiaro che al di fuori di Washington nessuna iniziativa di pace con Mosca è concessa. Anche se la guerra si trova nel continente europeo.

NATO/ FOTO ANSA

Papa Francesco infatti, recentemente è stato pesantemente attaccato per aver lasciato intendere che era il momento di deporre le armi e favorire il dialogo. Ma le parole “dialogo” e “pace”, oggi spaventano più della parola “guerra”. Che drammaticamente è tornata a far parte del nostro vocabolario, e sembra bussare alle porte dell’Occidente. L’ipocrisia del blocco NATO si evince dal gigantesco elefante nella stanza (come direbbero gli inglesi, n. d. r.) che nessuno ha nominato all’interno del vertice di Washington la guerra a Gaza. Dove Israele in pochi mesi ha ucciso più donne e bambini che in due anni di guerra in Ucraina. E mentre gli attacchi di Mosca sono strettamente documentati con la dovuta drammaticità. Come il recente bombardamento all’ospedale pediatrico a Kiev, sugli attacchi ai numerosi ospedali e le morti di centinaia di bambini palestinesi a Gaza sembra ormai esser calato un velo pietoso.

La postura aggressiva del Patto Atlantico:  nuove cooperazioni militari fra i Paesi membri

La postura sempre più aggressiva dei Paesi NATO, che stanno garantendo a Zelensky i missili a lungo raggio per attaccare il territorio russo. Ma non solo. Si sono impegnati, al termine del vertice di Washington, ad incrementare la propria spesa militare e creare nuove cooperazioni interstatuali nell’ambito delle mine marine e dei missili a lungo raggio. Avrà delle pesanti conseguenze. Il presidente Orban ha recentemente affermato che ” i prossimi due o tre mesi saranno molto più brutali di quanto pensiamo“, a causa della fornitura di armi moderne dall’Occidente all’Ucraina e della determinazione delle forze armate russe. “L’energia dello scontro, il numero di morti, il numero di vittime saranno quindi più brutali rispetto agli ultimi sette mesi“.

Vertice NATO/ FOTO ANSA

Dello stesso parere è anche il premier serbo Aleksander Vucic, che ha recentemente affermato come al mondo rimangano “gli ultimi 2-3 mesi prima del disastro“. Il problema secondo Vucic è “che nessuno parla di pace e tutti parlano solo di guerra. Penso che ci stiamo avvicinando agli ultimi giorni possibili per ripensare e riconsiderare ciò che sta accadendo in Ucraina“. Nel frattempo in una conferenza stampa, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha esortato la NATO a mantenere la sua “natura difensiva e regionale“, esprimendo la speranza che l’organizzazione non si rechi nella regione Asia-Pacifico. Consigliandole  di “svolgere un lavoro più pratico per la pace, la stabilità e la sicurezza globale”.

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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