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Addio a Publio Fiori, il politico democristiano che fondò AN con Fini

Una lunga carriera lo ha portato a collocarsi sempre a destra, soprattutto quando Martinazzoli portò gli eredi DC nel campo del Centrosinistra

Si è spento il 17 luglio all’età di 86 anni Publio Fiori, democristiano di lungo corso (partito nel quale ha militato fino al suo scioglimento) e co-fondatore di Alleanza Nazionale. L’annuncio nell’Aula della Camera, di cui Fiori fu anche vicepresidente. La politica, a partire dalle istituzioni, lo ricorda con rispetto.

Esponente della destra democristiana, è stato sottosegretario alle Poste nel 1992, nel primo Governo Amato. Ma anche sottosegretario alla Sanità nell’esecutivo guidato da Carlo Azeglio Ciampi (1993-1994). Preso di mira dai terroristi delle Brigate Rosse il 2 novembre 1977, quando un gruppo di fuoco gli tese un agguato, fu ferito alle gambe e al torace. Nel luglio del 1993, quando l’assemblea organizzativa della Democrazia Cristiana (guidata all’epoca da Mino Martinazzoli) scelse di aprirsi verso i contributi della sinistra e del PDS, Fiori decise di abbandonare il partito.

Publio Fiori dc morto
Foto Ansa/Francesca Ruggieri

Fiori, una lunga storia politica

Del resto si situava sulle posizioni della Democrazia Cristiana più conservatrice, non certo di quella morotea o addirittura della Sinistra DC di cui era leader Mino Martinazzoli ed esponente di spicco Sergio Mattarella, attuale presidente della Repubblica. Per Fiori la tradizione democristiana non poteva fondersi con quella post-comunista.

All’inizio degli Anni Novanta la diatriba si aprì principalmente negli ambienti romani dove, alle elezioni amministrative dell’autunno 1993, l’esponente democristiano scelse di supportare la destra e la candidatura di Gianfranco Fini a sindaco della Capitale. Fini era alla guida del Movimento Sociale Italiano, i fascisti di Giorgio Almirante, e aveva cominciato un lento ma progressivo percorso politico rinnovamento liberaldemocratico che alcuni mesi più tardi lo avrebbe portato fondare Alleanza Nazionale, una destra neogollista e post-fascista.

Nel 1995, con la svolta di Fiuggi, lo stesso Fiori è tra i fondatori di AN, dopo essere stato ministro dei Trasporti e della navigazione nel primo Governo Berlusconi (1994-1995). In ogni caso, la sua storia politica in Alleanza Nazionale terminò nel 2005, in rotta di collisione con alcune scelte del leader Gianfranco Fini. In particolare per la posizione sul referendum in materia di fecondazione assistita.

La “Rifondazione DC”

Fiorì si collocò nuovamente su posizioni centriste, con l’adesione alla Democrazia Cristiana per le Autonomie, partito fondato da Gianfranco Rotondi, di cui divenne presidente. Partito dal quale divorzierà dopo essere stato deferito al collegio dei probiviri con l’accusa di aver convocato illecitamente un congresso nazionale. Un politico sulle montagne russe Fiori, che tra l’altro è entrato anche nell’inchiesta sulla loggia massonica deviata di Licio Gelli, la famigerata P2. Nel 2001 il tribunale di Roma ha escluso l’appartenenza di Fiori alla P2.

Fiori An anni novanta
Fini nel 1994 a Roma con Previti (a sinistra) e Publio Fiori (a destra). Foto Ansa

Tutte queste vicissitudini non gli hanno mai fatto dimenticare il suo primo e unico vero amore politico, la Democrazia Cristiana. Tanto da portarlo a battezzare una “rifondazione Dc” di cui divenne, nel 2006, segretario nazionale per acclamazione, con Clelio Darida presidente del consiglio nazionale. Il nuovo partito si pose in atteggiamento critico nei confronti della sinistra e del Governo Prodi II, schierandosi contro la finanziaria 2007.

Il soggetto politico della ‘nuova DC’ tuttavia non decollò e si vide costretto, per rafforzarsi, alla promozione di una federazione di partiti di ispirazione democristiana. Il 10 ottobre 2010 ed il 10 aprile 2011, il progetto prese vita con la celebrazione in Roma delle prime due assemblee nazionali dei movimenti di ispirazione cattolica e la nascita della Federazione Democristiana, con i Popolari Udeur di Clemente Mastella e la Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza. Storie del passato che qualificano una personalità dalla lunga carriera politica.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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