Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, continua a lottare per dimostrare la sua innocenza. La sua difesa ha recentemente ottenuto l’accesso ai reperti del caso, sperando di scoprire nuove prove attraverso ulteriori analisi del DNA.

Il caso di Massimo Bossetti e Yara Gambirasio continua a essere uno dei più seguiti e controversi nella cronaca giudiziaria italiana. Yara, una tredicenne di Brembate di Sopra, scomparve il 26 novembre 2010 e il suo corpo fu ritrovato tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola. Dopo anni di indagini, Massimo Bossetti fu arrestato e condannato all’ergastolo, ma la difesa non ha mai smesso di contestare le prove.

Caso Bossetti e Yara, foto Ansa – VelvetMag

L’elemento centrale del processo contro Bossetti è stato il DNA trovato sugli slip e sui leggings di Yara. Questo campione, identificato come 31G20, fu inizialmente attribuito a un individuo sconosciuto, denominato “Ignoto 1”. Successive analisi portarono all’identificazione di Bossetti, grazie a un complicato procedimento che coinvolse l’analisi del DNA di numerosi abitanti della zona e la riesumazione del corpo di Giuseppe Guerinoni, il presunto padre biologico di Bossetti.

La difesa ha sempre sostenuto che il processo contro Bossetti fosse viziato da errori e omissioni. Di recente, gli avvocati di Bossetti hanno ottenuto il diritto di esaminare nuovamente i reperti del caso, sperando di trovare elementi che possano ribaltare la condanna. Tra i reperti esaminati vi sono i vestiti indossati da Yara al momento del rapimento, inclusi i leggings e la felpa, oltre a campioni di DNA che potrebbero essere deteriorati ma ancora utili per ulteriori analisi.

Le controversie sul DNA, intercettazioni e prove sul caso di Massimo Bossetti e Yara Gambirasio

Uno dei punti più dibattuti è l’assenza del DNA mitocondriale di Bossetti nei campioni analizzati, che, secondo la difesa, inficerebbe la validità delle prove. Tuttavia, gli esperti dell’accusa hanno sempre ribadito che il DNA nucleare, che identifica in modo univoco una persona, fosse sufficiente per collegare Bossetti al crimine. La Corte di Cassazione ha recentemente dichiarato inammissibile l’ennesima richiesta della difesa di eseguire nuove analisi sui campioni. La Corte ha, infatti, ritenuto che le prove esistenti fossero già sufficienti per la condanna.

Il caso di Bossetti e Yara, foto Ansa – VelvetMag

Oltre alle prove genetiche, il caso contro Bossetti si è basato anche su altre evidenze. Intercettazioni in carcere, in cui Bossetti parlava del campo dove fu ritrovato il corpo di Yara, e la presenza del suo furgone ripreso dalle telecamere di sorveglianza vicino al luogo della scomparsa, hanno ulteriormente rafforzato l’accusa. La difesa, però, ha sempre contestato la validità di queste prove, sostenendo che non vi fosse un chiaro collegamento temporale e spaziale tra Bossetti e la scena del crimine.

Il caso di Yara Gambirasio e Massimo Bossetti continua a dividere l’opinione pubblica e a sollevare domande sulla giustizia italiana. La famiglia di Yara cerca di trovare pace e giustizia per la loro figlia. Nel frattempo, Bossetti e i suoi avvocati non smettono di lottare per una revisione del processo. Solo il tempo dirà se emergeranno nuove prove in grado di fare luce definitiva su questa tragica vicenda.