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Wallis Simpson “era dietro” il furto di gioielli da 17 milioni di sterline?

La vicenda rimane un giallo del XX secolo

I media britannici tornato a parlare di Wallis Simpson. Si è tenuta a Ginevra la più grande asta del ventesimo secolo nel parco del Beau Rivage Hotel. Moltissimi i presenti – circa 1500 – per avere la possibilità di fare un’offerta sulla favolosa collezione di gioielli della duchessa di Windsor. La casa di aste Sotheby’s ha presentato 306 lotti tra cui la spilla di fenicottero preferita della duchessa e il suo anello di fidanzamento con smeraldi Mughal.

Per anni la stampa ha fantasticato sull’amore di re Edoardo VIII per Wallis Simpson, per cui aveva rinunciato al trono per lei nel 1936. Sia prima del loro matrimonio che durante gli anni all’Estero l’aveva ricoperta di gioielli. Si tratta di una collezione dal valore immenso, di cui fanno parte pezzi esclusivi. La vendita ha fatto scalpore. Si dice che Sotheby’s abbia guadagnato 600mila sterline ancor prima che l’asta avesse inizio. L’esperto di aste Rayner, però, ha svelato luci e ombre di quell’evento storico, che si è verificato nel 1987. Per la casa d’aste, infatti, il fatto che i pezzi in questione fossero in possesso della duchessa al momento della sua morte era sufficiente per qualificarli come veramente suoi.

Wallis Simpson
Ansa

Ma si trattava di un affare confuso e torbido, circondato da voci di furto, intrighi e affari subdoli. Già durante il suo fidanzamento con Wallis Simpson, il Re aveva suscitato la preoccupazione di suo padre per i doni ingenti che le aveva fatto. Nel gennaio 1936, quello che era stato motivo di disapprovazione si trasformò in una crisi con la morte di Giorgio V. Undici mesi dopo la morte del padre, re Edoardo abdicò, dichiarando alla nazione che non avrebbe potuto assolvere ai suoi doveri regali “senza l’aiuto e il sostegno della donna che amo“. Lui e Wallis si stabilirono a Parigi. Non se ne andò a mani vuote. Si vociferava che, oltre all’accordo stipulato, fosse partito per l’esilio a vita con una borsa di juta in tasca, piena di smeraldi grezzi, zaffiri e diamanti sciolti trafugati dalle casseforti reali di Windsor.

Il mistero dei gioielli di Wallis Simpson

Come riportato da un’inchiesta del Daily Mail, la dimora francese del duca e della duchessa di Windsor era piena di tesori provenienti dai palazzi reali. Sia Cartier che Van Cleef & Arpels prestarono dei gioielli a Wallis Simpson da indossare agli eventi pubblici. Un ex dipendente in seguito disse: “Raramente ci è stato restituito qualcosa“. Se Edoardo avesse preso le gemme dalle cripte reali, avrebbe avuto l’imbarazzo della scelta. Si racconta che in un solo viaggio in India nel 1875, il figlio della regina Vittoria, Albert, ricevette così tanti doni che fu necessario commissionare una nave per riportare a casa il bottino. Alcuni di questi doni finirono nella Royal Collection. La maggior parte scomparve nella camera blindata di famiglia sull’isola di Wight. James Allingham, nel suo libro Five Months With The Prince In India, scrisse che i diamanti “sembrano essere tanto abbondanti in India quanto più in Inghilterra“. Da diverse testimonianze è emerso che ai tempi di Wallis Simpson le cassaforti traboccavano di gioielli.

Wallis Simpson e re Edoardo
Ansa

Secondo gli esperti, il sospetto è che Wallis Simpson possedesse una parte del tesoro dei Windsor, senza autorizzazione. Nella sua autobiografia, Laughter From A Cloud, una contessa disse che il portagioielli della duchessa conteneva “un gran numero di smeraldi non tagliati, che credevano appartenessero alla regina Alexandra“. Un successivo fascicolo di Scotland Yard contesta questa affermazione. Non è mai esistito un inventario preciso dei gioielli che la duchessa portò con sé. Perciò, quando la duchessa denunciò il furto in camera sua, non fu possibile chiarire cosa fosse stato rubato. Per la polizia il quadro era poco chiaro. I notiziari dell’epoca stimarono che i gioielli rubati valessero 17 milioni di sterline. Il comportamento evasivo del duca di Windsor non contribuirono a dissipare la convinzione che i Windsor fossero in qualche modo complici. I gioielli erano assicurati e l’assicurazione si occupò del rimborso.

Il furto di gioielli e le accuse ai duchi di Windsor

Fin da subito ci furono alcuni esperti convinti del fatto che la coppia avesse inscenato il furto per ottenere i soldi dell’assicurazione. In questo modo, inoltre, Edoardo Wallis Simpson non potevano essere indicati come i possessori dei gioielli. Leslie Field, autore di The Queen’s Jewels: The Personal Collection of Elizabeth II, scritto con la collaborazione della Casa Reale, era convinta di questa teoria. Ha affermato: “Credo che la Duchessa di Windsor abbia truffato gli assicuratori esagerando i numeri e le identificazioni dei gioielli che erano stati smaltiti. Almeno 30 articoli da lei indicati come rubati sono comparsi nel catalogo di Sotheby’s a Ginevra nell’aprile 1987 e sono stati venduti a prezzi elevati“.

 

Un anno dopo la rapina, i duchi fornirono a Cartier una grande quantità di pietre sciolte. Poi, negli anni ’60, depositarono presso Cartier altri cinque smeraldi e una grande quantità di diamanti che furono utilizzati per creare una favolosa collana. Wallis Simpson morì nel 1986. Con sorpresa di molti, nel suo testamento designava l’Istituto Pasteur francese, un importante centro di ricerca medica, come beneficiario del denaro raccolto dalla vendita dei suoi gioielli. In totale, l’asta ha fruttato più di 39 milioni di sterline. Si trattava di somme di denaro sorprendenti. I media si chiedono ancora oggi cosa sia andato in vendita: originali o copie? Solo la duchessa conosceva la risposta e ha portato il segreto nella tomba.

Roberta Gerboni

Beauty & Royal affairs

Siciliana, vive a Roma. Appassionata di scrittura e giornalismo fin da giovane, inizia il proprio percorso in redazione a 17 anni, occupandosi di cultura e attualità. Per tre anni redattore del Corriere di Gela, si è dedicata alla redazione di articoli per varie testate online.
Laurea Magistrale con Lode in Lettere Classiche all' Università degli Studi di Siena, dopo aver conseguito la laurea triennale in Lettere a Catania.
Appassionata di salute, bellezza e delle vite dei reali di tutto il mondo.

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