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Meloni: “Ecco perché non abbiamo votato von der Leyen”

La premier italiana, che ha trattato fino all'ultimo con la presidente della Commissione, si difende dalle critiche

Sommersa dalle critiche delle opposizioni, degli stessi vertici Ue e di buona parte dei media, Giorgia Meloni corre ai ripari per cercare di spiegare ai cittadini perché gli europarlamentari di FdI hanno votato contro la rielezione della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Quest’ultima ha cercato un compromesso con le posizioni del Governo italiano per ottenere l’appoggio della destra italiana ma la premier, che ha trattato a lungo, poi ha deciso di non sostenerla.

Il parlamento Ue ha comunque votato la fiducia a Von der Leyen col pieno appoggio dei Verdi europei. Il rischio è che adesso l’Italia rimanga isolata in Europa.  Tramite un’intervista al Corriere della Sera il 20 luglio, Meloni afferma: “Mi sono comportata come si dovrebbe comportare un leader europeo perché mi sono chiesta se la traiettoria fosse giusta“. “Se decidi di dire sì solo per fare quello che fanno gli altri non fai il lavoro che compete a un leader. All’Europa – ha spiegato – è mancata spesso la politica, che è visione e decisione“.

Starmer Giorgia Meloni
Meloni col neo premier inglese Starmer. Foto Ansa/Epa Chris Ratcliffe

Meloni e la scelta di “coerenza

Ho schierato l’Italia nel Consiglio europeo astenendomi sul mandato a von der Leyen, suggerendo a tutti di tenere in considerazione l’indicazione emersa dalle urne” ha sottolineato la premier parlando con il Corriere della Sera. “Giovedì (18 luglio, ndr.), invece, ho schierato il mio partito, all’interno di un voto parlamentare, sul programma politico della prossima Commissione. È una distinzione fondamentale“.

Il M5S mi insulta perché ho votato come loro” ha proseguito. “Il PD perché non ho votato come loro dopo aver loro stessi minacciato di non sostenere von der Leyen se si fosse azzardata a dialogare con me. E tutti insieme insultano i partiti del Centrodestra per aver votato in modo difforme, esattamente come hanno fatto loro“. “Penso di avere fatto una scelta di coerenza. Non sulle mie posizioni, ma rispetto alle Europee il tema non è von der Leyen sì o no, il tema è quali siano le priorità di cui l’Europa deve occuparsi“.

Von der Leyen Meloni voto parlamento Ue
Ursula von der Leyen. Foto Ansa/Epa Ronald Wittek

L’Italia ai margini del potere in Europa?

Secondo Giorgia Meloni è stato “sbagliato il metodo scelto per i vertici“, ossia per nominare von der Leyen, Kallas (alla Politica estera) e Costa (a capo del Consiglio europeo). In questo modo la Ue rischia di perdere visione e decisione. “All’Europa è mancata spesso la politica, che è visione e decisione. La ragione per la quale le cose rischiano di non funzionare nei prossimi anni è che il metodo scelto per indicare gli incarichi di vertice può compromettere entrambe le cose“.

Per la premier “se cerchi di mettere insieme tutto e il contrario di tutto, alleando forze politiche che non la pensano allo stesso modo su nulla, rischi di non avere una visione chiara. L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione, uno dei più grandi e influenti Paesi europei” ha sottolineato ancora Meloni.

Il nostro compito è contribuire a tracciare una rotta, non assistere in silenzio a cosa accade. Questa è stata la scelta di altri, ma non la condivido. Se porti la logica maggioranza-opposizione, che dovrebbe riguardare solo il Parlamento al livello degli incarichi apicali, pensati dai padri fondatori come ruoli neutri che garantissero tutti gli Stati membri, produci il rischio di ulteriori divisioni e dunque una maggiore difficoltà nel decidere“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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