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Vannacci bocciato come vicepresidente dei Patrioti d’Europa

Tutte le delegazioni nazionali europee del nuovo gruppo di destra all'Eurocamera, tranne la Lega dall'Italia, lo hanno silurato

Fa rumore la notizia della bocciatura del generale Roberto Vannacci come vicepresidente dei Patrioti d’Europa. Tutte le delegazioni europee, ad eccezione di quella italiana, hanno votato contro la sua nomina, segnando una chiara spaccatura fra i Patrioti, il nuovo gruppo dell’Europarlamento voluto dal premier ungherese Viktor Orban..

Il contesto della bocciatura

La candidatura di Roberto Vannacci era stata sostenuta dalla Lega, che ha difeso il generale fino all’ultimo. Tuttavia, le altre delegazioni europee hanno espresso forti riserve sulla sua figura, considerandola controversa e divisiva. Le sue posizioni su temi sensibili come l’immigrazione e i diritti civili hanno creato numerose polemiche in passato, influenzando negativamente il voto.

Roberto Vannacci vicepresidenza Patrioti
Foto Ansa/Epa Christophe Petit Tesson

Il voto contrario delle delegazioni europee è stato unanime, fatta eccezione per quella italiana, che ha cercato di difendere la candidatura del generale. Questo voto di sfiducia ha sottolineato le divergenze tra la politica interna italiana e quella dell’Unione Europea, evidenziando come determinate posizioni politiche non trovino riscontro e accettazione a livello comunitario.

Le reazioni in Italia

La bocciatura di Vannacci ha provocato reazioni contrastanti all’interno del panorama politico italiano. La Lega, principale sostenitrice del generale, ha espresso disappunto per la decisione, dichiarando che la votazione è stata influenzata da pregiudizi ideologici piuttosto che da valutazioni oggettive delle competenze di Vannacci.

Dall’altra parte, esponenti di altri partiti hanno accolto con favore la bocciatura, considerandola una vittoria dei valori europei. Nicola Zingaretti del Partito Democratico ha commentato: “La decisione delle delegazioni europee riflette la necessità di avere rappresentanti che incarnino i valori di inclusione e rispetto dei diritti umani“. Anche Carlo Calenda di Azione ha espresso il suo sollievo, affermando che la nomina di Vannacci avrebbe rappresentato un pericoloso passo indietro per l’Europa.

Il futuro di Vannacci

Nonostante la bocciatura, il generale Vannacci ha dichiarato che non si ritirerà dalla scena politica. In una recente intervista, ha affermato che continuerà a difendere le sue idee e a lottare per ciò in cui crede. Ha inoltre sottolineato che il voto contrario delle delegazioni europee non lo scoraggerà, ma anzi lo motiverà a impegnarsi ancora di più per far sentire la sua voce.

Vanacci seggio Europa
Foto Ansa/Roy Lepore

Le implicazioni per la Lega

La bocciatura di Vannacci rappresenta un duro colpo per la Lega e per il suo leader, Matteo Salvini. La scelta di sostenere una figura così controversa ha esposto il partito a critiche sia interne che esterne. Alcuni membri della Lega hanno espresso dubbi sulla strategia adottata, suggerendo la necessità di rivedere le alleanze e le scelte di candidati in futuro.

Salvini, dal canto suo, ha difeso la scelta di sostenere Vannacci, affermando che il generale rappresenta una voce autentica e coraggiosa, capace di parlare senza filtri. Tuttavia, dovrà ora affrontare le conseguenze di questa sconfitta e lavorare per ricostruire la fiducia all’interno del partito e tra gli elettori.

Conclusione

La bocciatura di Roberto Vannacci come vicepresidente dei Patrioti d’Europa ha evidenziato le profonde divisioni esistenti tra la politica italiana e quella europea. Le reazioni alla decisione riflettono le diverse sensibilità presenti all’interno del panorama politico, e il futuro del generale Vannacci resta incerto. Nel frattempo, la Lega dovrà affrontare le implicazioni di questa sconfitta e lavorare per ritrovare una strategia che possa unire il partito e rispondere alle aspettative degli elettori.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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