Autonomia, la battaglia del referendum. Campania e Toscana guidano la rivolta contro il Governo
Le Regioni guidate dal Centrosinistra vogliono abolire la legge Calderoli: temono un aumento delle diseguaglianze fra il Nord e il Sud
Nelle ultime settimane il tema dell’autonomia differenziata ha preso il centro della scena politica italiana. La questione, che riguarda la possibilità per Regioni di ottenere maggiore autonomia in specifici ambiti amministrativi, è oggetto di un acceso dibattito culminato nella proposta di un referendum abrogativo della legge che regolamenta questa materia. Il Governo, e in primo luogo la Lega, ambiscono a dare una sorta di ‘federalismo’ autonomista al Nord. Il Centro e il Sud temono un’Italia a 3 velocità, con il Meridione fanalino di coda.
La spinta verso il referendum è dunque emersa dalla preoccupazione che l’autonomia differenziata possa accentuare le disuguaglianze tra le regioni italiane. In particolare, la Campania è stata la prima regione a chiedere formalmente il referendum, seguita da altre regioni del Sud e del Centro Italia. La raccolta delle firme necessarie per portare la questione alle urne è iniziata ufficialmente il 20 luglio 2024, con l’obiettivo di raggiungere le 500.000 firme entro settembre.
A favore dell’Autonomia
I sostenitori dell’autonomia differenziata, principalmente le Regioni del Nord a guida leghista come Veneto e Lombardia, vedono in questa misura un’opportunità per gestire in modo più efficiente le risorse locali e migliorare i servizi pubblici. Senza più avere stringenti vincoli di solidarietà nazionale con le regioni più svantaggiate, ovvero quelle del Sud. Al Nord argomentano che una maggiore autonomia permetterebbe di rispondere meglio alle specifiche esigenze locali, senza dover attendere le lungaggini della burocrazia centrale.
Contro l’Autonomia
Dall’altro lato, l’opposizione alla legge sull’autonomia differenziata è forte e determinata. Vari partiti di sinistra, sindacati e organizzazioni civiche sostengono che questa misura potrebbe frammentare ulteriormente il nostro Paese, creando disuguaglianze significative tra le regioni ricche e quelle meno sviluppate. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha dichiarato che “l’autonomia differenziata spacca in due l’Italia” e ha sottolineato i rischi di una divergenza sempre più marcata tra Settentrione e Meridione.
Aumentano i comitati per la raccolta delle firme necessarie a indire il referendum. Ne servono mezzo milione. La Campania ha svolto il ruolo di apripista. Seguono Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sardegna. Ma è chiaro che altre se ne aggiungeranno. Il federalismo, vecchio sogno leghista da 40 anni, in Italia finora non è mai decollato. Le iniziative sono diffuse su tutto il territorio nazionale, con banchetti nelle piazze, mercati e altri luoghi pubblici. Inoltre, per facilitare la partecipazione, è stata lanciata una piattaforma digitale per la raccolta di firme elettroniche, un metodo innovativo che permette a chiunque di firmare il referendum comodamente da casa.
Le reazioni politiche
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Molti leader regionali e nazionali stanno prendendo posizione. Maurizio Landini, segretario della Cgil, ha lanciato un appello per la massima mobilitazione dei cittadini, sottolineando l’importanza di un’Italia unita e coesa. Anche la Cgil e altri sindacati si sono schierati apertamente contro l’autonomia differenziata, vedendo in essa un pericolo per l’unità nazionale. Il successo della raccolta firme sarà determinante per il futuro della legge sull’autonomia differenziata. Se il referendum alla fine si terrà e i cittadini saranno chiamati alle urne, si prospetta una campagna elettorale accesa. Le questioni di equità regionale e di gestione delle risorse saranno al centro del dibattito.