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Usa, Biden si ritira e ‘nomina’ Harris ma da Obama nessun endorsment

Tace l'ex presidente. Alla convention democratica di agosto i delegati potrebbero bocciare Harris e promuovere un candidato a sorpresa

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato la sua decisione di ritirarsi dalla corsa per la Casa Bianca del 2024. In una lettera pubblicata su X il 21 luglio, Biden ha spiegato le motivazioni del suo ritiro e ha espresso il suo pieno appoggio alla vicepresidente Kamala Harris come nuova candidata alla presidenza per il Partito Democratico americano.

Motivazioni del ritiro

Biden ha sottolineato di avere preso questa decisione nell’interesse del partito e degli Stati Uniti. Il presidente ha riconosciuto che le pressioni sulla sua amministrazione e le preoccupazioni per la sua età e salute hanno influenzato la sua scelta. Biden ha dichiarato: “È stata una delle decisioni più difficili della mia vita, ma credo sia la scelta migliore per il futuro dell’America“.

Obama Biden Usa 2024
Barack Obama con Joe Biden. Foto Ansa/Epa Will Oliver

Ma Obama non appoggia Harris

L’annuncio di Biden ha suscitato immediate reazioni da parte del mondo politico. L’ex presidente Donald Trump, l’avversario in corsa per la rielezione alle presidenziali del 5 novembre, ha prontamente commentato la notizia. Per lui Biden “è il peggior presidente della storia degli Stati Uniti“. Trump ha inoltre criticato Kamala Harris, affermando che sarà “più facile da battere” rispetto a Biden.

Dall’altro lato, l’ex presidente democratico Barack Obama ha elogiato Joe Biden, definendolo “un patriota” e uno dei presidenti più importanti nella storia del Paese. Obama non si è tuttavia schierato a favore della candidatura di Kamala Harris. O almeno non lo ha fatto fino alle prime ore del 22 luglio. Nessun endorsment. Il punto è che, secondo gli analisti, Obama pensa a nuove primarie e a un terzo nome da lanciare alla convention democratica di agosto. Il governatore della California Gavin Newsom? Il ministro dei Trasporti Pete Buttigieg? La stessa ex first lady Michelle Obama, come asso nella manica dell’ultimo momento?

Chi è Kamala Harris

Con il ritiro di Biden, in ogni caso, adesso le chanche di Kamala Harris di diventare la candidata presidenziale del Partito Democratico aumentano. E ciò sebbene Harris non sia ben vista da tutto il partito. Al di là dei fedelissimi, in molti la ritengono inadeguata al ruolo. I suoi detrattori più accaniti sostengono che gli unici suoi ‘meriti’ siano di essere la prima donna non bianca a fare la vicepresidente e come tale la possibile prossima candidata alla Casa Bianca.

Per il momento lei ha ringraziato Biden per il suo supporto e ha promesso di portare avanti la sua agenda. In una dichiarazione, Harris ha detto: “Sono onorata di avere il sostegno del presidente Biden. Mi impegno a lavorare duramente per unire il nostro Paese e per vincere le prossime elezioni“.

Kamala Harris vicepresidente Usa
La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. Foto Ansa/Epa Erik S. Minore

Harris a soli 2 punti da Trump

Il ritiro del candidato apre nuovi scenari per i democratici. La ex Speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, una delle figure di spicco del partito, ha coordinato gli sforzi per spingere Biden a ritirarsi. “Ora dobbiamo concentrarci sulla campagna elettorale di Harris e assicurare la vittoria del nostro partito alle elezioni del 2024” ha dichiarato.

Di certo i sondaggi mostrano che potrebbe esserci una serrata competizione tra Harris e Trump, con entrambi i candidati che cercano di conquistare gli elettori indecisi. In particolare, soltanto due punti percentuali separerebbero Kamala Harris da Donald Trump, che potrebbe essere alla fine sconfitto, meno difficilmente di quanto si creda.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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