La tragica vicenda di Lorena Quaranta ha scosso l’Italia nel 2020. Il 31 marzo di quell’anno la giovane studentessa siciliana di Medicina fu brutalmente uccisa dal suo compagno, Antonio De Pace. Il caso, avvenuto durante il primo lockdown imposto a causa della pandemia di Covid-19, ha sollevato forti reazioni emotive. E ha riacceso il dibattito sulla violenza di genere in Italia e sui femminicidi piuttosto frequenti.

Lorena Quaranta, 27 anni, stava per completare il suo percorso di studi in medicina quando la sua vita è stata tragicamente interrotta. Il 31 marzo 2020, nel pieno del lockdown nazionale, Antonio De Pace, infermiere di 28 anni, ha ucciso Lorena strangolandola nella loro abitazione a Furci Siculo, in provincia di Messina. De Pace ha poi tentato il suicidio tagliandosi i polsi, ma a soccorrerlo e a salvarlo sono state le forze dell’ordine. Subito dopo l’arresto, l’uomo ha confessato il delitto, affermando di aver agito in un momento di follia, scatenato dalla paura del contagio da Coronavirus, benché entrambi fossero risultati negativi al test.

Foto X @JohannesBuckler

Il processo all’omicida

Il caso Quaranta ha rapidamente attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Durante il processo, De Pace ha dovuto affrontare la formale accusa di omicidio volontario aggravato. La difesa ha cercato di sostenere l’incapacità di intendere e di volere al momento del delitto, ma le perizie psichiatriche hanno stabilito che l’uomo era consapevole, lucido e in grado di sapere ciò che stava facendo.

Nel dicembre 2021, la Corte d’Assise di Messina ha condannato Antonio De Pace all’ergastolo. La sentenza è stata confermata dalla Corte d’Appello nel luglio 2022, rigettando le richieste di riduzione della pena avanzate dalla difesa.

Il 20 luglio 2024 la Corte di Cassazione ha clamorosamente annullato la condanna all’ergastolo per De Pace rinviando a un nuovo processo d’appello affinché i magistrati valutino la possibilità di concedere attenuanti generiche all’omicida in quanto “stressato dal Covid“. Come sopra accennato, l’assassino di Lorena Quaranta avrebbe agito in base a un presunto “stato d’ansia” causato dalla pandemia di Covid. Ed è proprio questo l’aspetto attorno al quale ruota la decisione della Cassazione circa l’annullamento con rinvio.

Lorena Quaranta. Foto X @catlatorre

Le motivazioni della Cassazione

Deve stimarsi – si legge nelle motivazioni – che i giudici di merito non abbiano compiutamente verificato se, data la specificità del contesto, possa, ed in quale misura, ascriversi all’imputato di non avere efficacemente tentato di contrastare lo stato di angoscia del quale era preda. E, parallelamente, se la fonte del disagio, evidentemente rappresentata dal sopraggiungere dell’emergenza pandemica (…) e, ancor più, la contingente difficoltà di porvi rimedio costituiscano fattori incidenti sulla misura della responsabilità penale“.

Le reazioni alla vicenda

Adesso il processo ricomincerà dalla Corte d’Assise d’appello di Messina, dove la Procura generale aveva peraltro già sollecitato la concessione delle attenuanti generiche. Sulla vicenda interviene il centro antiviolenza Una di noi, presieduto dall’avvocata Cettina Miasi. “La lettura delle motivazioni – scrive – ci lascia sgomente e fortemente allarmate per la tutela di tutte le donne come Lorena“. Critiche bipartisan sulla decisione della Cassazione anche da parte della politica, con i parlamentari di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi, Alessandro Urzì e Cinzia Pellegrino, che si dicono “esterrefatti“. E parlano di “sentenza da brivido” mentre la deputata del PD De Biase la bolla come una notizia “terribile” e la presidente di Azione Mara Carfagna esprime “sconcerto“.