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Covid-19, Bassetti: “C’è ma non è affatto pericoloso come prima”

Il celebre infettivologo invita tutti a voltare pagina e a trattare il Covid-19 come un'influenza stagionale

Il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, ha espresso il 22 luglio sul Corriere della Sera la sua opinione sull’evoluzione del Covid-19 e su come la società dovrebbe affrontare la pandemia in corso. Secondo Bassetti, il Covid-19 deve essere considerato una malattia endemica, paragonabile ad altre infezioni respiratorie comuni, piuttosto che come un’emergenza sanitaria straordinaria.

Il medico, noto volto televisivo, specie durante gli anni più duri della pandemia – 2020, 2021, 2022, – ha recentemente evidenziato come il Covid-19 continui a circolare, ma con un impatto clinico significativamente ridotto rispetto ai primi due anni della pandemia. Questo cambiamento è attribuibile alla diffusione su larga scala dei vaccini e all’immunità naturale sviluppata da una grande parte della popolazione. L’infettivologo sottolinea che, sebbene ci siano ancora contagi e decessi legati al virus, questi non giustificano più le stesse misure di emergenza adottate in passato.

Bassetti Covid Italia 2024
Foto Ansa/Maurizio Brambatti

La parole di Bassetti

Al Corriere della Sera Bassetti dichiara che il Covid “c’è e infetta. Non è una novità né una sorpresa. Però non c’è rischio. E lo dico da medico che ha visto tanti pazienti morire in ospedale di polmonite. Adesso non ne vedo neppure uno. Convincetevi, il Covid è finito. In Austria, Francia, Svezia e altrove in Europa il Covid non se lo fila più nessuno“. “È una visione arcaica del Covid quella di considerarlo ancora uno spauracchio. Così si lascia spazio ai complottisti. Se continuiamo a dare credito alle opinioni di chi mette in guardia e annuncia ondate pazzesche di Covid finiremo con accreditare il pensiero di negazionisti, no vax e no mask” aggiunge.

“Attenzione però a fragili e anziani”

Insomma, sottolinea Bassetti: “Voltiamo pagina, parliamo delle emergenze vere. Come l’antibiotico-resistenza. Che senso ha lanciare allarmi per una malattia che fa colare il naso per due giorni? Non ha nessun senso fare il tampone se la persona è sana e ha meno di 65 anni“. Invece “ha senso cercare la diagnosi nel caso degli ultra ottantenni, i cosiddetti grandi anziani, o dei fragili con malattie importanti o ancora degli immunodepressi“.

Covid Bassetti dati 2024
In una foto d’archivio, operatori sanitari indossano tute protettive all’ ospedale di Tor Vergata durante la seconda ondata della pandemia di Covid nel 2022. Foto Ansa/Giuseppe Lami

I vaccini secondo Bassetti

Per quanto riguarda la strategia vaccinale, Bassetti è favorevole alla somministrazione gratuita delle dosi di richiamo annuali solo alle categorie a rischio, come gli anziani e i fragili. Egli ritiene che la vaccinazione della popolazione generale debba seguire un modello simile a quello dell’influenza stagionale, dove solo le categorie più vulnerabili ricevono il vaccino gratuitamente.

L’infettivologo invita dunque invita a voltare pagina e a trattare il Covid-19 come una delle molteplici sfide sanitarie, piuttosto che come un nemico unico e speciale. Egli sottolinea l’importanza di un approccio equilibrato e razionale, evitando il sensazionalismo e promuovendo una corretta educazione sanitaria tra la popolazione. Questo include l’uso appropriato degli antibiotici, la promozione della vaccinazione tra i gruppi a rischio, e il rispetto delle norme igieniche di base.

In sintesi, Matteo Bassetti chiede un cambiamento di paradigma nella gestione del Covid-19, invitando a considerare il virus come una realtà con cui convivere piuttosto che una crisi da affrontare con misure straordinarie. La sua visione punta a una normalizzazione della vita quotidiana, mantenendo al contempo le precauzioni necessarie per proteggere le categorie più vulnerabili.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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