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Credito ZES Unica: opportunità e sfide per il Mezzogiorno

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Negli ultimi anni, il Governo italiano ha implementato diverse iniziative per stimolare lo sviluppo economico nelle regioni del Mezzogiorno. Tra queste, un ruolo di rilievo è stato assunto dalla Zona Economica Speciale (ZES) Unica, che mira a incentivare gli investimenti attraverso un sistema di crediti d’imposta. Questa misura, introdotta per attrarre capitali e creare posti di lavoro, ha recentemente subito delle modifiche che ne hanno ridotto l’importo, suscitando dibattiti e critiche.

Cosa sono le ZES

Le Zone Economiche Speciali sono aree geografiche delimitate in cuo si offrono offerte condizioni fiscali e amministrative vantaggiose per attrarre investimenti. Nel contesto italiano, le ZES sono state create con l’obiettivo di rilanciare l’economia delle regioni meridionali, afflitte da cronici problemi di sviluppo e occupazione. Le ZES Uniche combinano insieme diverse aree, precedentemente separate, in un’unica Zona Economica Speciale per ottimizzare i benefici e semplificare le procedure amministrative.

Foto X @informazionecs

Il Credito d’Imposta

Il credito d’imposta per le ZES Unica è uno degli strumenti principali per incentivare gli investimenti. Le imprese che investono in queste aree possono beneficiare di un credito d’imposta pari al 17,6668% dell’importo investito, da utilizzare in compensazione sui tributi dovuti. Questo incentivo si può applicare a una vasta gamma di investimenti, tra cui l’acquisto di macchinari, attrezzature, e immobili destinati a migliorare la produttività aziendale.

Critiche e perplessità

Nonostante le buone intenzioni, il credito d’imposta ZES Unica ha ricevuto diverse critiche. Alcuni esponenti politici e imprenditoriali hanno sottolineato che la percentuale del credito, fissata al 17,6668%, è insufficiente per generare un reale impatto economico. Antonio Bevacqua (Pd), calabrese, ha dichiarato che il provvedimento “parte col piede sbagliato“, sostenendo che la percentuale del credito è troppo bassa per incentivare investimenti significativi.

Inoltre, Daniela Torto (M5S), abruzzese, ha definito il credito d’imposta una “colossale presa in giro“, affermando che le risorse allocate sono insufficienti per rispondere alle necessità delle imprese del Mezzogiorno. A condividere questa posizione sono molti imprenditori, che ritengono che l’attuale struttura del credito d’imposta non sia adeguata per affrontare le sfide economiche della regione.

Un aspetto positivo del credito d’imposta ZES Unica è l’inclusione di incentivi specifici per il settore agricolo. Le imprese agricole nel Sud Italia possono accedere a fondi per l’acquisto di macchine agricole, migliorando così la loro efficienza produttiva e la competitività. Questa misura è stata accolta positivamente dagli agricoltori, che vedono in essa un’opportunità per modernizzare le loro operazioni e aumentare la redditività.

Foto X @paolobrunelli6

La Zes e l’utilizzo del credito

Per poter usufruire del credito d’imposta, le imprese devono seguire precise procedure amministrative. La comunicazione degli investimenti deve essere inviata entro specifiche scadenze, e l’Agenzia delle Entrate ha istituito il codice tributo 7034 per la compensazione del credito. Questo processo, sebbene burocratico, è fondamentale per garantire che gli incentivi fiscali siano applicati correttamente e trasparentemente.

Il credito d’imposta ZES Unica rappresenta una politica significativa per stimolare gli investimenti nel Mezzogiorno, ma le sue attuali limitazioni sollevano interrogativi sulla sua efficacia. È essenziale che il Governo monitori attentamente l’implementazione di questa misura e consideri possibili revisioni per aumentarne l’impatto. Solo attraverso un sostegno concreto e adeguato alle esigenze delle imprese, sarà possibile rilanciare l’economia delle regioni meridionali e ridurre il divario con il resto del Paese.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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