Il presidente Joe Biden, a seguito delle numerose pressioni di esponenti del Partito Democratico e importanti finanziatori, si è ritirato dalla corsa alla Casa Bianca. E la sua attuale vice, Kamala Harris, è data in pole position per succedergli.
Gli USA mai come in questo momento appaiono nel caos più profondo. Dove la candidatura di Kamala Harris divide i democratici, mancando ancora l’endorsment di Barack Obama. La Harris infatti in tutti questi anni da vicepresidente, non ha mai brillato, ma al contrario ha deluso tutte le aspettative nei suoi confronti. Come confermano gli ultimi sondaggi, risalenti a 4 mesi fa, che rivelano lo scarsissimo apprezzamento degli americani del suo operato. Dopotutto l’unico dossier scottante che il presidente Joe Biden le aveva affidato riguardante il tema dell’immigrazione, si è rivelato un completo disastro. Portando alla luce la sua totale incompetenza sulle questioni politiche di più ampio respiro. Riusciranno i democratici a ribaltare totalmente l’opinione pubblica sulla Harris in soli 4 mesi?
Il ritiro di Joe Biden: finanziatori pronti a mollarlo e a congelare i fondi
A seguito delle numerose pressioni di esponenti del Partito Democratico e dei principali finanziatori del partito, Joe Biden ha annunciato il proprio ritiro dalla corsa alla Casa Bianca. A nulla sono servite le continue rassicurazioni sullo stato psico-fisico del presidente, che fino all’ultimo ha confermato la propria volontà di arrivare fino infondo. Ma quando i maggiori finanziatori minacciano di congelare tutti i fondi, negli USA anche un presidente, democraticamente eletto, teme che sia giunto il momento di farsi da parte. Già dal dibattito TV contro l’avversario Donald Trump si erano via via moltiplicate le voci di chi chiedeva un passo indietro di Joe. E non solo tra i politici Dem. In una lettera, inviata alla Casa Bianca e riportata dal Washington Post, un gruppo di 168 persone fra manager, attivisti e finanziatori aveva chiesto a Biden di ritirarsi.
Tra questi spiccava l’erede dell’impero Disney, Abigail Disney, uno dei maggiori finanziatori del Partito Democratico. Che si era detta pronta a congelare le donazioni se Biden non si fosse fatto da parte. Ma le pressioni non finiscono qui. Stando al New York Times, in questi giorni un gruppo di finanziatori stava lavorando per raccogliere fino a 100 milioni di dollari in sostegno di un candidato alternativo. Una sorta di fondo di garanzia, chiamato ‘Next Generation Pac’, da usare se il presidente non avesse lasciato la corsa. Al fondo erano pronti a partecipare leader di Wall Street e della Silicon Valley. Tanto che secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, lunedì scorso c’è stata una conference call tra i responsabili della campagna elettorale di Biden e centinaia di finanziatori.
L’impopolarità di Kamala Harris: il vicepresidente meno stimato della storia
Nel bel mezzo di questa tempesta dunque Biden ha capito di non avere i fondi per battere Donald Trump. Che al contrario a seguito dello sventato attentato ha visto arrivare un boom di finanziamenti. E in America la democrazia si sa va avanti soprattutto a suon di dollari. Ed ecco che a circa 4 mesi dalle elezioni i democratici devono trovare subito un sostituto su cui puntare le proprie fiche. E l’opzione più semplice, sopratutto perché già volto noto agli elettori Dem, è ricaduta su Kamala Harris. Peccato che la vice di Biden non goda proprio di buona fama. Anzi il suo apprezzamento è ai minimi storici. Basta tornare indietro di appena 4 mesi. Dove l’ultimo sondaggio disponibile sull’indice di gradimento dei principali esponenti dell’establishment della Casa Bianca. Come quelli di Usa Today e Suffolk University, rendono noto che circa il 52% degli elettori non approva la performance della Harris come numero due di Joe Biden. Solo il 36% la promuove, una quota più bassa del 41% di Biden. Numeri che la rendono il vicepresidente meno stimato nella storia degli Stati Uniti d’America.
Secondo l’autorevole istituto Gallup nessuno è stato meno amato di lei dal 1970, da quando esistono i sondaggi. Dopotutto sull’unico dossier scottante che le aveva affidato Biden, quello sull’immigrazione, la Harris si è rivelata totalmente incompetente. Incaricata di risolvere il problema «alla radice», intervenendo con politiche di sviluppo sulle cause sociali che spingono gli abitanti dei paesi centro-americani a cercar fortuna negli Stati Uniti, Kamala fu cosparsa di ridicolo in un discorso in Guatemala che sembrava molto alla the Donald-style. Affermando ai microfoni «a voi migranti dico di non venire negli Stati Uniti, perché sarete rimandati indietro». E il quadro peggiora se andiamo a valutare il rapporto spesa-risultati. Dove dal 2021 in poi, ricordava a febbraio il Washington Post, gli attraversamenti illegali del confine superano regolarmente i due milioni annui. Cifre mai registrate prima nonostante il miliardo annuo tra aiuti e investimenti a fondo perduto devoluti a Honduras, Guatemala e San Salvador.