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Caso Orlandi, Zuppi apre alla “collaborazione”. Ma la verità sta soltanto in Vaticano?

Dopo 41 anni non c'è nulla di certo nella scomparsa della 15enne. La Santa Sede ha le sue responsabilità, però non è l'unica

Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni, scomparve misteriosamente nel nulla il 22 giugno 1983. Nessuno l’ha mai ritrovata, né viva, né morta. Dopo oltre 40 anni verità e giustizia sono ancora lontane. La sparizione della ragazza – secondo molti a causa di un sequestro a fini di sfruttamento sessuale e/o di ricatto verso le alte sfere vaticane – ha dato luogo a indagini fra le più controverse e discusse della storia italiana. Molte ipotesi sono state avanzate nel corso degli anni, inclusi coinvolgimenti della criminalità organizzata, servizi segreti e addirittura degli stessi vertici del Vaticano.

Il 23 luglio il cardinale Matteo Zuppi, presidente dei vescovi italiani, arcivescovo di Bologna e stretto collaboratore di papa Francesco (c’è chi scommette sul fatto che un giorno sarà lui il Pontefice) ha rilasciato dichiarazioni significative. Zuppi ha infatti affermato l’importanza della collaborazione della Chiesa per fare luce sulla verità riguardante la scomparsa di Emanuela Orlandi. Ciò significa che l’autorevole esponente della gerarchia ammette – indirettamente – una qualche forma di responsabilità dell’alto clero in tutta la terrificante vicenda Orlandi.

Matteo Zuppi Emanuela Orlandi
Il cardinale Matteo Maria Zuppi. Foto Ansa/Matteo Corner

Zuppi, la sua è la posizione del Papa

Zuppi ha sottolineato che l’obiettivo principale deve essere quello di stabilire la verità, indipendentemente dalle implicazioni che potrebbero emergere per la Chiesa. Lo stesso concetto, per altro, già espresso in passato da papa Francesco. Non è un caso, infatti, che, all’indomani della morte del papa emerito Benedetto XVI, la magistratura del Vaticano abbia avviato formalmenteper la prima volta in 40 anni un’inchiesta penale sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, al di là di dossier informali che forse furono fatti a suo tempo da alti prelati.

Orlandi, nulla di certo

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha accolto con cautela le dichiarazioni del cardinale Zuppi. In particolare ha chiesto azioni concrete oltre alle parole. La famiglia di Emanuela continua a domandare alla Santa Sede di rilasciare eventuali documenti o informazioni riservate che potrebbero essere utili per le indagini. Le indagini sulla scomparsa di Emanuela sono state segnate da numerosi colpi di scena e ipotesi contrastanti nel corso dei decenni.

Nessuna di queste ipotesi è a oggi suffragata da solide prove giudiziarie che abbiano portato a stabilire una verità oggettiva.

Non esistono certezze, a oggi, su

  1. L’esatta dinamica dei fatti;
  2. Gli autori e il movente dell’eventuale rapimento;
  3. La fine di Emanuela Orlandi circa la quale non esiste un certificato di morte e che, in pura teoria, potrebbe essere ancora viva.

In 4 decenni si è parlato e indagato su:

  1. Un intervento nel presunto rapimento da parte della banda della Magliana, un’organizzazione criminale romana, e di coinvolgimenti di personalità influenti all’interno del Vaticano.
  2. Il presunto sequestro di Emanuela per essere poi scambiata con il terrorista turco Alì Agca, che compì l’attentato a papa Woytila nel 1981.
  3. Il presunto rapimento della ragazza come forma di ricatto nei confronti di Giovanni Paolo II affinché lo Ior, la banca vaticana, restituisse alla mafia presunte somme di denaro frutto di un presunto prestito per sostenere la lotta dei polacchi contro il comunismo, appoggiata dal Papa.
  4. Un presunto sistema organizzato di pedofili all’interno del Vaticano di cui Emanuela sarebbe caduta vittima, e che potrebbe aver coinvolto addirittura nientemeno che lo stesso Giovani Paolo II.
  5. Le presunte morbose attenzioni di uno zio di Emanuela verso di lei.

Il ruolo delle alte gerarchie del Vaticano è dunque stato quasi sempre evocato, tanto più dalla serie tv di Netflix Vatican Girl, che nel 2022 ha fatto riesplodere l’attenzione mediatica mondiale sul caso Orlandi. Ma non esiste alcuna certezza che effettivamente papi e cardinali siano responsabili di aver fatto rapire la povera Emanuela per sfruttarla e/o compiere ricatti in una sorta di guerra fra bande all’interno della sacre mura.

Caso Orlandi parole cardinale Zuppi
Sit-in per Emanuela Orlandi a Roma, 22 giugno 2024. Foto Ansa/Massimo Percossi

Nicotri, analisi controcorrente

Anzi, in un’inchiesta giornalistica pubblicata dall’editore Baldini e Castoldi nel 2023, quarantennale della sparizione di Emanuela Orlandi, il cronista di lungo corso Pino Nicotri è andato completamente controcorrente. In sintesi, nel volume Emanuela Orlandi – il rapimento che non c’è, Nicotri sostiene che la ragazza non è mai stata rapita. Ma è invece stata ingannata e fatta salire a bordo di un mezzo che l’ha portata via. Probabilmente, poi, la giovane morì poco dopo, forse vittima di violenza e omicidio. Un destino non dissimile da quello di molte giovani ragazze nell’Italia di quegli anni.

E che sebbene sia realistico immaginare responsabilità vaticane, forse anche di gendarmi, non si possono escludere a priori responsabilità nell’ambito della stessa famiglia Orlandi in senso lato. Cioè non solo e non tanto i parenti stretti, come il famigerato zio Mario, ma piuttosto personaggi che ruotavano attorno alla famiglia e sui cui non si è mai voluto indagare in modo approfondito. Essi avrebbero forse potuto svelare informazioni utili alle indagini.

Naturalmente queste sono le opinioni di Nicotri che qui ci limitiamo a segnalare. Ma che meritano un approfondimento perché offrono un punto di vista sulla vicenda totalmente diverso da quelli più noti sopraelencati, che potrebbero invece essere depistaggi in tipico stile italiano. A cominciare dal presunto ruolo della banda della Magliana, smentito dallo stesso ex pm Giancarlo Capaldo.

Il caso Orlandi – si afferma in quarta di copertina del libro di Nicotri – è lo spaccato di come si forma un mito metropolitano. Una leggenda che diventa Verità inconfutabile perché soddisfa il bisogno di misteri, complotti, comportamenti morbosi e verità inconfessabili da parte del Potere, quale esso sia, Chiesa compresa“.

Attualmente sul caso Orlandi stanno cercando di fare chiarezza:

  • Un’inchiesta penale vaticana
  • Un’inchiesta della procura di Roma
  • Un’indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta

L’auspicio è che le parole del cardinale Zuppi costituiscano un contributo a fare passi in avanti verso la verità e la giustizia.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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