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Nestlè, lo scandalo dell’acqua minerale: accuse di contaminazioni e pratiche illegali

Arriva in Italia, Paese a forte consumo di acqua di aziende private, il caso della presunta presenza di pesticidi in ciò che beviamo

Dall’inizio di quest’anno in Francia si discute di uno scandalo gravissimo che coinvolge la Nestlé Waters, divisione del gigante alimentare svizzero, in merito alla gestione delle sue acque minerali che sarebbero contaminate. Le accuse contro la multinazionale sono molteplici e gravi, con implicazioni che potrebbero minare seriamente la fiducia dei consumatori nei confronti di uno dei marchi più noti al mondo. Marchio che peraltro è periodicamente al centro, da decenni, di controversie sulle modalità di produzione e commercializzazione dei suoi prodotti.  

Contaminazione delle acque

Uno degli aspetti più allarmanti riguarda adesso, come sopra accennato, la contaminazione delle acque minerali prodotte da Nestlé. I team giornalistici di Le Monde e Radio France hanno indagato per anni, portando alla luce una serie di eventi che la multinazionale deve provare a chiarire. Secondo Affaritaliani.it, l’azienda è sotto accusa per aver distribuito acqua contaminata da oltre 15 anni. Questa contaminazione include la presenza di batteri, pesticidi e PFAS, sostanze chimiche pericolose e ausi impossibili da smaltire. La scoperta ha portato a una frode stimata in 3 miliardi di euro.

Nestlé acque contaminate
Foto X @sole24ore

Pratiche di trivellazione illegali

Oltre alla contaminazione, Alimentando riporta che Nestlé Waters è sotto indagine per presunte trivellazioni non autorizzate. L’azienda avrebbe prelevato acqua da fonti senza i necessari permessi, violando le normative ambientali e mettendo a rischio ecosistemi delicati. Queste attività illegali sono state segnalate non solo in Francia e in Svizzera, paesi in cui sono popolari i marchi Perrier e Vittel di Nestlé, ma anche in Italia.

Un’altra accusa riguarda l’uso di trattamenti vietati per la purificazione dell’acqua. Secondo Il Sole 24 Ore, Nestlé avrebbe utilizzato metodi di filtraggio non consentiti dalle normative europee per mascherare la contaminazione delle sue acque minerali. Di fronte a queste gravi accuse, le reazioni non si sono fatte attendere. Associazioni dei consumatori e gruppi ambientalisti hanno chiesto interventi immediati per garantire la sicurezza dell’acqua imbottigliata. GreenMe.it riporta che in Germania e Francia, esistono ormai campagne di opinione con lo scopo di far ritirare a Nestlé i prodotti contaminati dal mercato. E per sensibilizzare il pubblico sui rischi legati al consumo di queste acque.

Acqua Perrier Nestlé contaminata
Foto X @ilSalvagenteit

La risposta di Nestlé

In risposta alle accuse, Nestlé ha dichiarato di essere impegnata a collaborare con le autorità per chiarire la situazione. Ammissioni di responsabilità? Scarse: l’azienda continua a sostenere la sicurezza e qualità dei suoi prodotti. Il Corriere del Ticino riferisce che Nestlé ha avviato una serie di controlli interni e ha implementato nuove misure di sicurezza per prevenire future contaminazioni.

Lo scandalo ha avuto un impatto significativo sull’immagine della multinazionale alimentare svizzera. Le vendite di acqua minerale hanno subito un calo, con molti consumatori che hanno optato per marchi alternativi, percepiti come più sicuri. Inoltre, le ripercussioni legali potrebbero essere ingenti, con potenziali multe e risarcimenti che potrebbero colpire duramente i bilanci dell’azienda.

Il caso Nestlé Waters rappresenta un duro colpo per la fiducia dei consumatori nei confronti delle acque minerali imbottigliate. Le accuse di contaminazione, pratiche illegali e uso di trattamenti vietati sollevano gravi preoccupazioni per la salute pubblica e l’ambiente. Sarà fondamentale per Nestlé adottare misure concrete e trasparenti per ristabilire la fiducia dei consumatori e garantire che tali episodi non si ripetano in futuro.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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