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Netanyahu al Congresso Usa: lo “scontro di civiltà” e le polemiche

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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto un discorso al Congresso degli Stati Uniti il 24 luglio, suscitando intense reazioni sia all’interno che all’esterno del palazzo legislativo. Il suo intervento, focalizzato sulla guerra in corso con Hamas, è stato definito uno “scontro di civiltà”. Netanyahu ha dichiarato che Israele continuerà la sua campagna militare fino alla vittoria totale, richiedendo un aumento del sostegno americano per raggiungere questo obiettivo.

Il Discorso di Netanyahu

Durante il suo discorso, Netanyahu ha espresso gratitudine per il supporto bipartisan degli Stati Uniti, sottolineando l’importanza dell’alleanza tra i due Paesi. Ha descritto il conflitto con Hamas non solo come una questione di sicurezza nazionale, ma come una lotta tra “civiltà e barbarie. Ha affermato che Israele rappresenta la libertà e la democrazia, mentre Hamas incarna il terrorismo e l’oppressione. Il premier israeliano ha inoltre ribadito la necessità di una forte collaborazione internazionale per combattere il terrorismo e ha elogiato sia l’amministrazione Biden che l’ex presidente Trump per il loro sostegno a Israele.

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Foto Ansa/Epa Michael Reynolds

Reazioni e Proteste

La visita di Netanyahu non è stata priva di controversie. Diversi parlamentari democratici hanno boicottato il discorso, criticando la gestione della guerra da parte di Israele e accusando Netanyahu di perpetuare un conflitto senza cercare una soluzione pacifica. Nancy Pelosi, ex Speaker della Camera, ha dichiarato che il discorso di Netanyahu è stato il peggiore che abbia mai sentito in quella sede, definendolo divisivo e fuorviante. Fuori dal Congresso, migliaia di manifestanti pro-Palestina si sono radunati per protestare contro la politica israeliana a Gaza. Le proteste sono diventate talmente intense che la polizia ha dovuto usare spray al peperoncino per disperdere la folla.

Netanyahu, Polemiche sui Democratici

L’assenza di numerosi parlamentari democratici al discorso di Netanyahu ha ulteriormente alimentato le tensioni. Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, ha deciso di non partecipare, suscitando critiche da parte dei repubblicani che l’hanno accusata di non sostenere un alleato chiave degli Stati Uniti. Il capo del Governo di Israele ha risposto alle critiche definendo i manifestanti come “utili idioti” dell’Iran, provocando ulteriori reazioni negative. Le sue parole hanno diviso ulteriormente l’opinione pubblica americana, con alcuni che vedono in lui un difensore della democrazia e altri che lo considerano un ostacolo alla pace in Medio Oriente.

Proteste contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Washington. Foto X @Sunny_000S

Prospettive Future

Il discorso di Netanyahu arriva in un momento cruciale per le relazioni tra Stati Uniti e Israele. Con la guerra in corso a Gaza, il sostegno americano è vitale per le operazioni militari israeliane. Tuttavia, la divisione politica interna agli Stati Uniti e le proteste internazionali contro la gestione della guerra da parte di Israele complicano ulteriormente la situazione.

Netanyahu ha concluso il suo intervento al Congresso con un messaggio che lacuni ahno interpretato come di speranza e determinazione. Ha detto che Israele e Stati Uniti insieme possono vincere questa battaglia contro il terrorismo. Ha sottolineato che la collaborazione tra le due nazioni è essenziale per garantire un futuro di pace e sicurezza.

In definitiva, il suo discorso al Congresso degli Stati Uniti ha messo in luce le profonde divisioni esistenti sia a livello internazionale che all’interno degli stessi Usa riguardo alla politica estera americana e al conflitto israelo-palestinese. Resta da vedere come queste tensioni influenzeranno le future relazioni tra i due Paesi e la stabilità della regione.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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