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Texas, arrestato Ismael “El Mayo” Zambada: la caduta del signore della droga

Noto per la sua abilità nello sfuggire a ogni tentativo di cattura, è un leader criminale centrale nel narcotraffico

Ismael “El Mayo” Zambada, il leggendario leader del cartello dei narcotrafficanti di Sinaloa (Messico), è stato arrestato dalle autorità statunitensi a El Paso, Texas. Un fatto che segna la fine di una caccia all’uomo durata decenni. Zambada, noto per la sua abilità nello sfuggire alla cattura, è stato una figura centrale nel narcotraffico planetario. Ha gestito uno dei più potenti e violenti cartelli della droga.

L’arresto di El Mayo

L’operazione che ha portato all’arresto di Zambada è stata un’azione congiunta tra le autorità messicane e statunitensi. A dimostrazione della crescente cooperazione internazionale nella lotta contro il narcotraffico. Zambada è finito in manette insieme a Joaquín Guzmán López, figlio di Joaquín “El Chapo” Guzmán, in un’operazione che ha coinvolto centinaia di agenti e diverse settimane di pianificazione. L’arresto di El Mayo rappresenta un colpo significativo per il cartello di Sinaloa, che è stato per anni il dominatore incontrastato del mercato della droga. Con Zambada e Guzmán López dietro le sbarre, il futuro dell’organizzazione è incerto, aprendo la porta a potenziali conflitti interni per il controllo.

Usa droga arresto El Mayo
Nella foto della Drug Enforcement Administration (DEA) statunitense, Ismael Zambada Garcia, meglio conosciuto come ‘El Mayo’ (a sinistra) e Joaquin Guzman Lopez. Foto Ansa/Epa/Us State Department

Chi è Ismael Zambada

Ismael Zambada García, noto come El Mayo, è una delle figure più enigmatiche e potenti del narcotraffico messicano. Nato nel 1948 a El Álamo, Sinaloa, Zambada ha iniziato la sua ascesa criminale negli Anni Settanta, scalando rapidamente i ranghi del cartello dei narcotrafficanti di Sinaloa grazie alla sua intelligenza strategica e alla sua capacità di evitare la cattura.

El Mayo è stato spesso descritto come l’antitesi di El Chapo. Mentre Guzmán cercava spesso la ribalta mediatica, Zambada ha sempre preferito mantenere un profilo basso. Così ha potuto gestire il cartello dei narcotrafficanti con discrezione. Questa strategia gli ha permesso di rimanere libero per decenni, mentre molti altri leader del cartello venivano arrestati o uccisi.

El Mayo Sinaloa
Un’immagine di repertorio del 2015 mostra esperti forensi che arrivano sul luogo dove sono state uccise tre persone, a Culiacan, nello Stato messicano di Sinaloa. Zambada Reyes, nipote di Ismael ‘el Mayo’ Zambada, uno dei leader del cartello di Sinaloa, fu una delle vittime. Foto Ansa/Epa Enrique Serrato

L’impatto dell’arresto di El Mayo

L’arresto di Zambada potrebbe avere conseguenze significative per il traffico di droga tra Messico e Stati Uniti. Il cartello di Sinaloa è noto per il suo ruolo nel traffico di eroina, metanfetamine e, più recentemente, fentanyl, una droga sintetica estremamente potente che ha contribuito a un’ondata di overdose senza precedenti negli Stati Uniti. Come ha sottolineato pubblicamente il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, fra i più esperti al mondo nella lotta al narcotraffico, il fentanyl ha causato in America, in pochi anni, più morti della guerra del Vietnam. In Messico senza la guida di El Mayo, il cartello potrebbe affrontare sfide interne, con possibili lotte di potere tra i suoi membri. Inoltre, l’arresto potrebbe dare una spinta agli sforzi delle autorità messicane e statunitensi per smantellare ulteriormente l’organizzazione.

Il futuro di Sinaloa

Con l’arresto di El Mayo, il cartello di Sinaloa si trova ad un bivio. La sua struttura decentrata potrebbe permettergli di continuare le operazioni sotto la guida di altri leader. Tuttavia, l’assenza di una figura carismatica e strategica come Zambada potrebbe indebolire l’organizzazione e renderla più vulnerabile agli attacchi delle forze dell’ordine. In conclusione, l’arresto di Ismael “El Mayo” Zambada rappresenta un’importante vittoria nella lotta contro il narcotraffico, ma solo il tempo dirà se sarà sufficiente per indebolire in modo significativo il cartello di Sinaloa e ridurre il flusso di droga verso gli Stati Uniti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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