La premier Giorgia Meloni ha incontrato il presidente Xi Jinping alla Diaoyutai State House, la residenza dove il capo di Stato cinese riceve i leader stranieri. L’incontro è stato un passaggio cruciale della visita di Meloni a Pechino, in corso dal 28 luglio. Come è noto, alla fine dell’anno scorso Roma non ha rinnovato l’adesione dell’Italia alla Belt and Road Initiative (Bri), la “Nuova Via della Seta”. Ossia il patto economico-politico che la Cina offre a molti Paesi nel mondo per attrarli nella sua orbita di superpotenza globale.
Al centro dei discorsi fra Xi e Meloni anche il ruolo della Cina nelle crisi internazionali: dall’Ucraina “dopo l’aggressione russa” al Medio Oriente. “C’è una insicurezza crescente a livello internazionale. Io penso che la Cina sia inevitabilmente un interlocutore molto importante per affrontare tutte queste dinamiche facendolo a partire dai rispettivi punti di vista per ragionare insieme di come garantire stabilità, pace, un interscambio libero“, ha detto Meloni. Palazzo Chigi fa sapere che si è discusso anche “delle crescenti tensioni nell’Indo-Pacifico” e su altre “grandi questioni della governance globale di comune interesse. Dall’Intelligenza Artificiale alla lotta contro il cambiamento climatico, al processo di riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“.
Meloni e l’equilibrio con la Cina
Inutile sottolineare come il peso politico internazionale del nostro Paese sia scarso, malgrado l’Italia sia uno dei paesi fondatori dell’Unione europea. Anche per questo Meloni ha posto l’accento “sull’importanza di una cooperazione equilibrata, mutualmente vantaggiosa e basata sulla reciproca fiducia” con la Cina.
Ma Roma ha le armi spuntate in Europa
Quindi ha sottolineato come l’Italia potrebbe “avere un ruolo importante anche per quello che riguarda le relazioni con l’Unione Europea“, nel “tentativo di creare rapporti commerciali che siano il più possibile equilibrati“. Giorgia Meloni sembra ipotizzare un ruolo-ponte per il nostro Paese fra la Ue e Pechino.
Peccato però che il Governo italiano abbia le armi spuntate: gli eurodeputati di Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro la riconferma della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Come se non bastasse Roma ha disapprovato le nomine del portoghese Antonio Costa alla guida del Consiglio europeo e dell’estone Kaja Kallas alla guida della politica estera comune. Difficile dunque immaginare che, dopo aver abbandonato la Via della Seta su pressione degli Stati Uniti, adesso si riesca a inventarsi protagonisti di nuove relazioni sino-europee, previo aver perso la faccia, politicamente parlando, da un lato con Pechino e dall’altro con Bruxelles.
La risposta della Cina all’Italia
Dall’altra parte, Xi ha detto a Meloni che Pechino e Roma “nello spirito dell’antica Via della Seta, devono vedere e sviluppare la relazione bilaterale da una prospettiva storica e strategica. Consentire alla comunità internazionale di cercare punti in comune mentre risolvono le differenze ed espandono il terreno comune e ringiovanire l’antica Via della Seta come ponte di comunicazione tra Oriente e Occidente“.
Per quanto riguarda nello specifico il commercio, Meloni ha affermato che bisogna “ragionare insieme” su “come garantire anche un interscambio che continui a essere libero. Perché per farlo abbiamo bisogno soprattutto che rimanga stabile il sistema di regole nel quale ci muoviamo“. Con il suo viaggio in Cina, ha aggiunto, “lanciamo un piano d’azione di tre anni che definisce i prossimi tre anni della nostra cooperazione bilaterale. Con l’obiettivo chiaramente di valorizzare il lavoro che abbiamo già fatto ma anche di esplorare nuove forme di cooperazione“.