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Evan Gershkovich torna a casa: scambio di prigionieri tra Russia e Usa

Il giornalista del Wall Street Journal era stato accusato di spionaggio e condannato a 16 anni di carcere

Il ritorno del giornalista Evan Gershkovich negli Stati Uniti segna la conclusione di un periodo cupo. Mosca aveva fatto arrestare Gershkovich, corrispondente del Wall Street Journal, con l’accusa di spionaggio. Una mossa che aveva suscitato una forte reazione internazionale. Adesso assieme a lui i russi hanno liberato anche l’ex marine Paul Whelan, nell’ambito di uno scambio di prigionieri.

Gershkovich, arresto e condanna

Evan Gershkovich ha subito l’arresto a marzo 2023 dalle autorità russe con l’accusa di spionaggio. La Russia ha sostenuto che Gershkovich stava raccogliendo informazioni sensibili per conto del Governo statunitense. Un’accusa che il giornalista e il suo datore di lavoro hanno respinto categoricamente. Il caso ha rapidamente attirato l’attenzione globale, con numerosi governi e organizzazioni per la libertà di stampa che hanno chiesto il suo rilascio.

Nonostante le pressioni internazionali, Gershkovich ha subito un processo e ricevuto una condanna a 16 anni di carcere. In molti hanno visto la sentenza come una mossa politica, con l’obiettivo di utilizzare il cronista americano come pedina in un gioco di scambi di prigionieri tra Mosca e Washington.

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Evan Gershkovich all’interno della gabbia di vetro dell’imputato durante l’annuncio del verdetto. Foto Ansa/Epa

Reazioni Internazionali

L’arresto di Gershkovich ha provocato indignazione tra i difensori dei diritti umani e della libertà di stampa. Il Governo degli Stati Uniti ha condannato l’arresto. E ha definito le accuse di spionaggio “assurde” e “prive di fondamento“. Il Presidente Joe Biden ha dichiarato che il Governo avrebbe fatto tutto il possibile per assicurare il rilascio di Gershkovich.

Anche l’Unione europea ha espresso preoccupazione per il caso, sottolineando che l’arresto del giornalista rappresentasse un grave attacco alla libertà di stampa e ai diritti umani. Organizzazioni come Reporters Without Borders e il Committee to Protect Journalists hanno lanciato campagne per il rilascio del giornalista. Le ong hanno evidenziato il rischio crescente per i giornalisti che lavorano in Russia.

Scambio di prigionieri

Dopo mesi di negoziati dietro le quinte, la Russia e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per lo scambio di prigionieri. In cambio della liberazione di Gershkovich, gli Stati Uniti hanno rilasciato un cittadino russo detenuto per accuse legate all’intelligence. L’accordo è alla fine arrivato grazie all’aiuto di diplomatici di alto livello e ha richiesto un delicato equilibrio politico.

Il ritorno di Gershkovich negli Stati Uniti è stato un grande evento. Per la sua famiglia così come per i colleghi e la comunità giornalistica internazionale. “Siamo estremamente felici di avere Evan di nuovo a casa” ha dichiarato il Wall Street Journal in un comunicato. “La sua detenzione è stata un’incredibile ingiustizia. Siamo grati a tutti coloro che hanno lavorato instancabilmente per il suo rilascio.”

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L’ex marine Paul Whelan, rilasciato dai russi assieme al cronista Evan Gershkovich. Foto Ansa/Epa Yuri Kochetkov

Caso Gershkovich, le ripercussioni 

Il caso di Gershkovich mette in luce le tensioni continue tra Russia e Stati Uniti e il pericolo crescente per i giornalisti che operano in contesti geopolitici complessi. Mentre il suo ritorno è motivo di celebrazione, il caso solleva domande inquietanti sul futuro della libertà di stampa in Russia. Così come sul ruolo dei giornalisti stranieri in paesi con regimi repressivi.

La comunità internazionale continuerà a monitorare da vicino la situazione dei diritti umani e della libertà di stampa in Russia. L’arresto del giornalista potrebbe servire come un avvertimento per altri giornalisti e mette in luce la necessità di protezioni più forti per coloro che cercano di riportare la verità da alcune delle regioni più difficili e pericolose del mondo.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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