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Carceri, arriva il nuovo decreto: riforme e polemiche

Fra gli obiettivi della normativa, più risorse, meno sovraffollamento nelle celle, ampliamento delle misure alternative

Il decreto carceri, atteso al via libera definitivo, come legge, oggi 7 agosto alla Camera, porterà una serie di cambiamenti importanti nel sistema penitenziario italiano. Questo provvedimento legislativo ha lo scopo di affrontare problemi cronici come il sovraffollamento delle celle – ormai un problema quasi irrisolvibile in Italia da lunghissimo tempo – e la mancanza di risorse. Al tempo stesso la normativa si pone l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei detenuti e di potenziare le misure di reinserimento sociale di coloro che, scontata la pena, possono ritornare alla vita libera. Tuttavia, il decreto ha anche suscitato forti polemiche e un acceso dibattito pubblico.

Il sovraffollamento delle carceri

Uno dei punti cardine del nuovo decreto è la riduzione del sovraffollamento nelle carceri italiane, un problema che da anni affligge il sistema penitenziario. Tra le misure introdotte vi è l’aumento dell’utilizzo delle misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova ai servizi sociali e la detenzione domiciliare per i reati meno gravi. Queste misure mirano a decongestionare le strutture carcerarie, consentendo una gestione più umana e razionale dei detenuti.

Carceri italiane sovraffollate
Foto X @LaSkilly

Il decreto prevede anche una serie di interventi volti a migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri. Tra questi, la ristrutturazione di numerose strutture penitenziarie per renderle più vivibili e sicure. Inoltre, la normativa prevede un incremento delle risorse destinate alla sanità penitenziaria, con l’obiettivo di garantire un’assistenza sanitaria adeguata a tutti i detenuti. Questa operazione include l’ampliamento delle attività di prevenzione e cura delle malattie mentali, un problema spesso trascurato nel contesto carcerario.

Programmi di reinserimento

Un altro aspetto fondamentale del decreto è il potenziamento dei programmi di reinserimento sociale per i detenuti. Sono stati stanziati fondi aggiuntivi per l’istruzione e la formazione professionale all’interno delle carceri, con l’obiettivo di fornire ai detenuti gli strumenti necessari per reintegrarsi nella società una volta scontata la pena. Questi programmi includono corsi di formazione professionale, tirocini e collaborazioni con aziende esterne per facilitare l’inserimento lavorativo.

Polemiche e critiche

Nonostante le buone intenzioni, il decreto ha incontrato numerose critiche. Alcuni esperti sostengono che le misure alternative alla detenzione possano essere percepite come una mancanza di rigore nella lotta alla criminalità. Altri ritengono che le risorse stanziate per il miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri non siano sufficienti per affrontare adeguatamente i problemi strutturali del sistema penitenziario. Inoltre, vi è preoccupazione riguardo alla possibile sovrapposizione di competenze tra le diverse istituzioni coinvolte nell’attuazione delle riforme.

Decreto carceri Governo Meloni
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Foto Ansa/Angelo Carconi

Decreto carceri, le reazioni della società

La società civile ha mostrato reazioni contrastanti sui contenuti del decreto carceri. Da un lato, numerose associazioni per i diritti umani e organizzazioni non governative hanno accolto positivamente la nuova normativa, vedendola come un passo avanti verso un sistema penitenziario più umano e giusto. Dall’altro lato, alcuni cittadini e gruppi politici hanno espresso preoccupazione per la sicurezza pubblica, temendo che le misure alternative al carcere per i detenuti possano portare a un aumento della criminalità.

Il decreto carceri del 2024 rappresenta un tentativo ambizioso di riformare un sistema penitenziario afflitto da numerosi problemi. Solo il tempo dirà se queste riforme riusciranno a migliorare realmente la situazione nelle carceri italiane e a garantire un equilibrio tra umanità e sicurezza.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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