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Terremoto in Giappone: torna l’incubo di Fuskushima

Doppio sisma di magnitudo 6.9 e 7.1, con tsunami. Tanta paura, strade distrutte ed evacuazioni di massa

Due violenti terremoti hanno colpito il Giappone, isola costantemente ad altissimo rischio sismico, l’8 agosto 2024. Le scosse sono state rispettivamente di magnitudo 6.9 e 7.1. Le autorità nipponiche hanno diramato un’allerta tsunami per le coste meridionali del Giappone, in particolare nell’isola di Kyushu. L’allerta è poi rientrata. Le autorità locali stanno monitorando la situazione e hanno avviato evacuazioni nelle aree del Paese maggiormente a rischio crolli e danneggiamenti.

Il Giappone dunque è stato scosso da due potenti terremoti l’8 agosto 2024, uno di magnitudo 6.9 e un altro di magnitudo 7.1. Per entrambi l’epicentro è stato localizzato nel mare di Hyuganada, al largo dell’isola meridionale di Kyushu, a una profondità di 30 chilometri. L’evento sismico ha provocato un’immediata allerta tsunami, con le autorità che hanno emesso avvisi per diverse aree costiere della regione. Come detto, però, l’allerta è rientrata. L’Autorità di Regolamentazione Nucleare Giapponese ha confermato che non ci sono anomalie nei reattori delle centrali nucleari situate vicino alle aree colpite, come quelle di Sendai e Ikata.

Terremoto tsunami Giappone
Foto X @Techrose11

La memoria di Fukushima

Di certo fra i giapponesi resta impressa la catastrofe della centrale nucleare di Fukhushima, sulla costa orientale del Paese. L’11 marzo 2011 un sisma in mare provocò uno tsunami devastante che travolse e distrusse un reattore della centrale nucleare. Oltre al disastro di Cernobyl (Ucraina) del 26 aprile 1986, quello di Fukushima è stato l’unico incidente di livello 7 della scala INES: il livello di gravità massima degli incidenti nucleari mondiali.

Dopo circa 40 minuti dal terremoto una gigantesca onda di maremoto raggiunse la centrale, scavalcò le protezioni e allagò gli impianti. Lo tsunami distrusse i generatori di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento dei reattori 1, 2 e 3 e anche la linea elettrica ad alta tensione che li collegava ai reattori 5 e 6. Nei giorni successivi all’incidente, in seguito al rilascio di radioattività nell’aria e alla contaminazione dei terreni circostanti, le autorità ordinarono l’evacuazione dei residenti entro un raggio di 20 chilometri.

Le misure di emergenza

Per quanto riguarda invece il terremoto dell’8 agosto scorso, le scosse si sono sentite in tutta l’isola di Kyushu, con particolare intensità nella prefettura di Miyazaki. I video sui social media mostrano lampadari oscillanti e oggetti caduti dagli scaffali all’interno di negozi e abitazioni. L’Agenzia Meteorologica Giapponese (JMA) aveva inizialmente previsto onde di tsunami alte fino a un metro, in particolare lungo le coste di Ehime, Kochi, Oita e Miyazaki. Ma in realtà si sono verificati tsunami di mezzo metro nel porto di Miyazaki e onde minori in altre località costiere.

Giappone, Paese ipersismico

Il Giappone è situato sulla cosiddetta “cintura di fuoco” del Pacifico, una delle zone sismiche più attive al mondo. La nazione è ben preparata per affrontare questi eventi grazie a rigorosi standard di costruzione e un sistema di allerta avanzato. Tuttavia, il ricordo del devastante terremoto del 2011 e del conseguente tsunami che causò circa 20mila vittime rimane vivo nella memoria collettiva. Quell’11 marzo 2011, infatti, il mega sisma sottomarino al largo del Giappone, a cui seguì lo tsunami che causo il disastro nucleare di Fukushima, provocò una strage. E ancora oggi lo si ricorda come il Grande terremoto del Giappone orientale: il più potente mai registrato nel Paese e il quarto più potente al mondo dall’anno 1900.

Terremoto Giappone magnitudo 7.1
Foto X @Simge_246

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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