Il forte caldo di questo mese d’agosto, che è andato a sommarsi alla calura di luglio, spinge alcuni sindacati e associazioni del mondo della scuola ad appellarsi al ministro. “Con quest’afa è assurdo iniziare le lezioni entro metà settembre, meglio ottobre” affermano in una lettera al titolare dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Una missiva con un chiaro intento: provare a cambiare il calendario scolastico.  

Ci vuole buon senso e lungimiranza, sostengono i sindacati. “Anche i cicli produttivi devono cambiare e la pubblica amministrazione deve avviare questi cambiamenti secondo il clima“, spiega Marcello Pacifico, il presidente dell’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori (Anief). Per il momento, l’avvio dell’anno scolastico sarà inaugurato il 5 settembre da Bolzano, tuttavia esiste una richiesta di esprimere un parere scientifico sull’opportunità o meno di posticipare l’avvio dell’anno scolastico 2024/2025.

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Scuola, cambiare il calendario?

Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani ha infatti scritto in questo senso al presidente della Società Italiana di Pediatria, Annamaria Staiano. Ma anche al presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Antonio D’Avino. E al presidente Associazione Nazionale Pedagogisti, Maria Angela Grassi.

In precedenza il Coordinamento aveva chiesto al ministro Valditara e alle Regioni di valutare la possibilità di modificare il calendario scolastico. Al fine di “evitare possibili malori sia per gli studenti fragili sia per gli insegnanti, la cui età media, da statistica, è spesso elevata. Riteniamo necessario ritornare sull’argomento in modo da ipotizzare soluzioni adeguate e tempestive” ha scritto il presidente Romano Pesavento.

Ma i genitori sono in rivolta

Dall’altra parte, sono numerose le associazioni di genitori che fanno notare come siano già troppi tre mesi di chiusura della scuola: dai primi di giugno ai primi di settembre. I costi alti dei centri estivi – è il ragionamento – si scaricano interamente sulle famiglie e nessun genitore ha vacanze per tre mesi. Le difficoltà nel conciliare il lavoro e la famiglia, insomma, sono troppe per chi ha figli. Per questo sono nate diverse iniziative di raccolta firme per chiedere una revisione del calendario scolastico. Ma in senso opposto a quello auspicato dall’Anief.

La lunghissima pausa scolastica – si legge in una petizione che ha raccolto 60mila firmemoltiplica le disuguaglianze. Favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti. E scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti“.

Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Foto Ansa/Alessandro Di Meo

In classe, ecco quando

il 5 settembre per qualcuno – gli alunni della provincia autonoma di Bolzano, tradizionalmente apripista – si parte con le lezioni. Anche se, poi, il grosso potrà beneficiare di circa un’altra settimana di vacanza. Gli ultimi a rientrare, il gruppo più nutrito, lo faranno il 16 settembre. Una ripresa a blocchi che è il frutto dell’autonomia scolastica, che permette alle singole regioni di decidere, ovviamente all’interno di una finestra prestabilita, quando far partire l’anno.

All’avvio della settimana successiva, lunedì 9 settembre, toccherà ai vicini di casa della provincia autonoma di Trento. Ancora un paio di giorni e debutteranno le regioni con un numero di alunni ben più consistente. Mercoledì 11 settembre sarà, infatti, la volta delle ragazze e dei ragazzi di Piemonte, Veneto, Marche, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta.

Da giovedì 12 settembre, invece, torneranno a scuola gli studenti di Lombardia, Campania, Sicilia e Sardegna. A cui si aggiungeranno quelli del Molise. A chiudere, come anticipato, le 8 regioni restanti: Lazio, Puglia, Toscana, Emilia-Romagna, Calabria, Liguria, Abruzzo, Basilicata, dove gli studenti rientreranno in classe lunedì 16 settembre.