L’Italia raggiunge un importante record nelle coltivazioni bio
Il nostro Paese è sempre più vicino all'obiettivo Ue
L’Italia raggiunge un importante record per quanto riguarda i terreni coltivati in maniera biologica. Sono in aumento le coltivazioni bio, che consentono al nostro Paese di raggiungere in maniera sempre più concreta l’obiettivo Ue.
Ad oggi emerge un importante dato relativo alle coltivazioni biologiche in Italia. Infatti, secondo quanto certifica l’Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ogni cinque ettari di superficie agricola coltivabile in Italia, uno è biologico. Dato importantissimo, poiché sembra essere la cifra più alta raggiunta attualmente in tutta l’Europa. E secondo quanto confermato dall’Ismea, il trend sembra essere in crescita. In particolare nel 2023, primo anno di applicazione della nuova Pac (La politica agricola comune, stabilita a livello europeo) le superfici investite a biologico sono ulteriormente aumentate del 4,5%, mentre il numero di operatori coinvolti, tra cui si contano produttori, trasformatori, importatori, sono saliti dell’8% arrivando a quoto 94.441.
Coltivazioni biologiche in aumento nel 2024
I nuovi dati confortanti rispetto alle coltivazioni biologiche in Italia arrivano dal Rapporto Bio in cifre, che è stato presentato il 17 luglio a Bracciano in occasione dell’Appuntamento con il bio. Nel rapporto dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, si certifica che sono 2,5 milioni di ettari, pari a quasi il 20% della Superficie agricola utilizzata (Sau), un ettaro su cinque che va a ridurre ulteriormente la distanza dal target del 25% fissato, entro il 2030, dalla Strategia Farm to Fork. E se il 2023 ha riportato dati più che positivi, il 2024 si prospetta essere protagonista di una crescita maggiore.
È bene fare presente che il cammino verso una transizione totale al biologico presenta qualche ostacolo, come il passaggio alla nuova programmazione della Politica agricola comune (relativo al 2023, anno a cui il rapporto fa riferimento). A questo si aggiungono anche le diverse politiche adottate delle amministrazioni regionali, come per esempio nella Provincia autonoma di Trento, che ha perso oltre il 40% della Sau biologica nel 2023. Non mancano le minacce climatiche, che hanno caratterizzato flessioni in diverse Regioni come ad esempio l’Emilia Romagna, colpita da diverse emergenze meteorologiche. Ed infine, Coldiretti lancia l’allarme in merito al boom dell’import, +40%, di prodotti bio dall’estero.
Crescite, cali e stazionamenti
Sebbene gli ostacoli citati possono rappresentare un problema, non manchiamo di evidenziare gli aspetti positivi che si sono registrati in merito alle coltivazioni biologiche in Italia nell’ultimo periodo. Quello che emerge dal rapporto Ismea, difatti, è un universo ricco di aspetti non trascurabili. A prevalere tra le colture, sono i seminativi (42,1%), quest’ultimi, infatti, si impongono prima di prati e pascoli (29,7%). Seguono colture permanenti (22,8%) e, per finire, ortaggi (2,5%).
Tuttavia, è bene evidenziare che la crescita segnata nell’ultimo periodo ha interessato soprattutto prati e pascoli e colture industriali e foraggere. A perdere qualche punto, invece, le culture proteiche e le produzioni cerealicole. Sempre in crescita, seppur ad un ritmo meno accelerato, le ortive. Confermate, nonostante i cali importanti di viti, agrumi e frutta secca, le coltivazioni permanenti, che sono state compensate da ulivi e frutta in guscio. In definitiva, dunque, si può dire che l’Italia stia lavorando con positività verso il raggiungimento di un obiettivo promosso e voluto dall’Unione Europea.