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Alain Delon non voleva funerali solenni, ma i fan gli rendono omaggio

Da giorni la folla si avvicina alla sua villa di Douchy, nella Loira, per ricordare l'attore scomparso il 18 agosto a 88 anni

L’attore Alain Delon, morto a 88 anni lo scorso 18 agosto, aveva chiesto di essere sepolto nella sua tenuta immersa nella foresta di Loiret. E soprattutto non voleva funerali solenni. E così sarà, almeno in un primo momento. L’inumazione del divo francese dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, ma si sta valutando anche l’ipotesi di una cerimonia funebre estesa al pubblico, magari in una fase successiva.

Il tutto per consentire agli ammiratori di porgere l’ultimo saluto al titano del cinema. Un omaggio che peraltro tutto il mondo gli ha già tributato. Sono rimasti invece in silenzio i suoi familiari, a partire dai tre figli, a cui spetterà la decisione finale sui modi e i tempi delle esequie. Come è noto, tra i figli dell’attore non corrono ottimi rapporti e tantomeno fra essi e l’ultima compagna di Delon: la ‘dama d compagnia’ Hiromi Rollin.

Alain Delon folla villa Loira
Fiori e omaggi davanti alla villa di Delon nella Loira a Douchy. Foto Ansa/Epa Christophe Petit Tesson

Il giallo sull’inumazione

Prima di ammalarsi gravemente, Delon aveva annunciato pubblicamente la volontà di essere sepolto nella cappella della sua proprietà di Douchy, nella regione nordoccidentale della Loira, assieme ai suoi cani che sono decine. La prefettura ha dato l’autorizzazione, visto che si tratta di una procedura eccezionale, e ha disposto il divieto di sorvolo sopra la villa fino a mercoledì sera 21 agosto.

La cerimonia di inumazione dovrebbe appunto svolgersi a metà di questa settimana, ha fatto filtrare la tv Bfm, ma il sindaco di Douchy Abel Martin ha chiarito che questo sarà possibile con il benestare dei figli di Alain Delon: Anthony, Anouchka e Alain-Fabien: uniti nel lutto ma divisi su tutto il resto. Dalle valutazioni sullo stato di salute e la lucidità del padre fino ai diritti di eredità, su cui si è scatenata una battaglia legale.

Delon, il pellegrinaggio della folla

In attesa che si sciolga il nodo dei funerali, i francesi per il secondo giorno consecutivo hanno proseguito nel pellegrinaggio a Douchy per deporre fiori davanti alla tenuta. Un’oasi di pace, dove il Gattopardo ha vissuto per 50 anni con le sue compagne, prima Mireille Darc e poi Rosalie van Breemen.

Alain Delon nel 2019
Foto Ansa/Epa Ian Langsdon

Nella villa ha abitato per tantissimo tempo anche la controversa Hiromi Rollin, al fianco della star come badante e che si è attribuita anche il ruolo di partner. Mai accettata dai figli dell’attore, perché sospettata di circonvenzione di incapace, e cacciata da Douchy nell’estate del 2023. E che adesso, dalle colonne del quotidiano parigino Le Figaro, ha denunciato: “Non mi hanno nemmeno permesso di dirgli arrivederci“.

Che l’aura di Delon andasse ben oltre i confini nazionali è dimostrato dall’ampio spazio che i media di tutto il mondo hanno dedicato alla sua scomparsa. Dagli Stati Uniti all’Italia, dove è stato protagonista soprattutto agli inizi della sua carriera, fino al Giappone. “Lo idolatravano per il suo fascino e la gestualità” davanti alla macchina da presa, ha sottolineato l’emittente pubblica nipponica Nhk. In Italia giornali e televisioni ricordano i suoi esordi nel mondo del cinema con maestri del calibro di Luchino Visconti. Star e attrici nazionali rievocano vecchi ardori con l’attore che tutti hanno sempre considerato fra i più belli, se non il più bello, del cinema europeo del secondo Novecento.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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