Serbia, i contadini sulle barricate per bloccare la più grande miniera di litio d’Europa
Australia, Cile, Cina e Argentina i maggiori produttori del nuovo 'oro'. La Ue ci prova ma Vladan e molti altri sono pronti a resistere a oltranza
Presi come siamo dalle questioni interne alla piccola politica italiana, e preoccupati dal gran caldo (siamo pur sempre in agosto), per noi italiani la Serbia non fa notizia, di solito. Eppure in questi giorni sta succedendo qualcosa che riguarda tutti gli europei nella valle di Jadar, in Serbia occidentale.
In accordo con l’Unione europea, Belgrado ha dato il via ibera alla costruzione di miniere di litio al fine di produrre in fretta il nuovo ‘oro’. Senza questo minerale, il litio, non avremmo i pc, i tablet, le batterie ricaricabili degli smartphone e neppure quelle delle sempre più frequenti auto elettriche. Sul mercato mondiale delle materie prime la domanda di litio sta aumentando in modo drastico e se nel 2020 una tonnellata costava 7mila dollari, oggi ne costa almeno 80mila: oltre 11 volte di più.
Date queste premesse – e premesso anche che giacimenti di litio non mancano nel Lazio, in Toscana e in Sardegna – l’Unione europea vuole favorire in tutti i modi la produzione del minerale. Carta bianca, dunque, alla Serbia che possiede giacimenti senza eguali nel vecchio continente. Ma “se aprissero la miniera non ci sarebbe vita per noi” dice a Euronews Vladan Jakovljević. E con lui lo stesso concetto fanno proprio con convinzione molti altri contadini che vivono da generazioni nella rigogliosa valle dello Jadar. Uomini e donne che stanno protestando contro il progetto di aprire un’enorme miniera di litio di proprietà della multinazionale Rio Tinto. Si tratta della terza società mineraria più grande del mondo. Un colosso planetario, anglo-australiano.
Davide contro Golia
“Tutti noi qui siamo pronti a perdere la vita” dice l’agricoltore serbo Zlatko Kokanović, riporta ancora il sito di Euronews. L’uomo, 48 anni, non vuole la miniera della Rio Tinto nel suo giardino e farà di tutto per impedirne l’apertura. “Possono sparare. È l’unico modo in cui possono aprire la miniera“. La valle agricola del fiume Jadar è verde e rigogliosa e i suoi abitanti non accettano che una miniera di litio – la più grossa d’Europa – possa arrivare a devastare e a inquinare la terra che dà loro il pane, il lavoro e la speranza nel futuro.
Many Serbs remain deeply worried about the prospect of hosting Europe’s biggest lithium mine in the Jadar Valley, but the electric vehicle industry is already jockeying for position.
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— Balkan Insight (@BalkanInsight) August 20, 2024
La presenza o meno di una miniera nella valle è diventata quest’estate una delle questioni più controverse in Serbia. Il 10 agosto una manifestazione con migliaia di persone si è svolta a Belgrado per dire no al progetto minerario del presidente Aleksandar Vučić. Il Governo insiste sul fatto che la miniera è un’opportunità di sviluppo economico.
I critici sostengono che infliggerebbe un inquinamento irreparabile alla valle dello Jadar, così come alle riserve idriche sotterranee, ai terreni agricoli e a due piccoli fiumi che la attraversano. “Non ci interessano i loro profitti. Siamo cresciuti su questa terra e moriremo su questa terra” dice Zlatko Kokanović, che ha 5 figli. “Questa terra non è proprietà di nessuno, appartiene ai nostri figli“.
Serbia, in gioco c’è anche la geopolitica
Già nel 2021 e 2022 proteste di massa hanno costretto il Governo della Serbia a sospendere temporaneamente il progetto della miniera di litio. Per poi riprenderlo a luglio scorso, prima di firmare un memorandum sulle “materie prime critiche” con l’Ue. Dubravka Djedović Handanović, ministro serbo per le miniere e l’energia, afferma che la valle di Jadar contiene circa 158 milioni di tonnellate di litio, il nuovo ‘oro’ delle miniere, pari a circa il 17% delle riserve complessive stimate nel continente europeo.
Jadar è “uno dei siti di litio meglio esplorati in Europa e probabilmente uno dei migliori al mondo“. E potrebbe “porre la Serbia ai primi posti non solo in Europa ma anche nel mondo” nella lotta al cambiamento climatico. Belgrado è una nazione candidata all’adesione all’Ue, ma ha anche stretti legami con la Russia e la Cina. La Cina possiede la più grande miniera di rame del Paese nella Serbia orientale. In ogni caso, la Ue, la Cina e la Russia devono fare, prima o poi, i conti con i contadini della valle. Sono pochi e ‘piccoli’ ma non hanno intenzione di retrocedere.