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Elon Musk al Governo con Trump? “Sono pronto a servire”

Un post con una foto fatta dall'AI per un incarico che non esiste. Ma che in caso di vittoria del tycoon alle presidenziali potrebbe materializzarsi

Quell’intervista in diretta sul suo X, una settimana fa, puzzava di bruciato: Elon Musk ha fatto parlare Donald Trump a ruota libera per 2 ore anche perché aveva uno scopo che lo riguardava personalmente. Mantenere intatta l’intenzione dell’ex presidente degli Stati Uniti di coinvolgerlo nel suo prossimo Governo in caso di vittoria alle elezioni presidenziali americane del 5 novembre 2024.

Adesso è ufficiale: Trump è pronto a offrire un incarico di governo a Musk e il boss di X, Tesla e Space X ha già detto sì. Il candidato repubblicano alle elezioni del 5 novembre ha spiegato in occasione di un’intervista all’agenzia di stampa Reuters che se Mr X “fosse disposto” offrirebbe a Musk un ruolo da consigliere nel caso in cui riuscisse a tornare alla Casa Bianca. Oppure una poltrona da ‘cabinet member‘ nell’esecutivo.

Musk Trump Governo Usa
Il post di Musk con un’immagine creata dall’AI. Foto X @JakeGagain

E Musk? Si sceglie l’incarico

La risposta di Musk non si è fatta attendere. Su X, il magnate ha pubblicato una foto realizzata con l’Intelligenza Artificiale. Nell’immagine il miliardario è a un podio del Department of Government Efficiency – il Dipartimento per l’efficienza del governo, che non esiste – e alle sue spalle campeggia un’enorme bandiera degli Stati Uniti.

Sono disposto a servire” il messaggio di Musk nel post abbinato. Servire, naturalmente, anche i propri interessi. Il nome del dipartimento, come si scopre spulciando i messaggi, non è un’idea di Trump. Un profilo legato alle cryptovalute propone infatti a Musk la creazione del Department Of Government Efficiency (DOGE) e il proprietario di X promuove in pieno questa idea: “È il nome perfetto“.

Il sostegno a Trump

A luglio Musk ha espresso il proprio endorsement per Trump dopo l’attentato subito dall’ex presidente in Pennsylvania. All’inizio di agosto, il magnate ha intervistato il candidato repubblicano su X. Il video della chiacchierata propagandistica, che secondo Musk è stata oggetto di un presunto massiccio attacco informatico, ha raccolto oltre un miliardo di visualizzazioni.

Donald Trump Elon Musk incarico di Governo
Donald Trump. Foto Ansa/Epa Jim Lo Scalzo

Musk ha cominciato a porre domande al tycoon con 40 minuti di ritardo sull’orario previsto. Lo ha detto lo stesso imprenditore proprietario del social network. “Scusate per il ritardo. Questo massiccio attacco mostra che c’è molta opposizione a sentire cosa Trump ha da dire, quindi sono onorato di avere questa conversazione“, ha affermato. Il link postato dall’ex presidente americano non funzionava. Ma in realtà X aveva avuto problemi tecnici anche con il lancio della campagna elettorale di Ron DeSantis.

Tornando all’oggi, c’è da ricordare come sia stato sempre Elon Musk a ripristinare il profilo X di Trump, che la precedente proprietà del social – che si chiamava Twitter – aveva bannato a tempo indeterminato dopo l’attacco al Congresso da parte dei suoi sostenitori, avvenuto il 6 gennaio 2021. Insomma, il legame tra i due personaggi appare solido. Sebbene Musk abbia smentito le news uscite poco tempo fa relative a un contributo mensile di 45 milioni di dollari a un super comitato che sostiene la candidatura di Trump. È però difficile immaginare che il patron di Tesla, X e SpaceX non finanzi la campagna elettorale dell’ex presidente, visto che si dice pronto a “servire” il suo Paese contro Trump. E quindi anche a “servire” se stesso.

 

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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