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Obama lancia Harris: “Già visto il film di Trump e il sequel di solito è peggiore”

Barack e Michelle infiammano la convention di Chicago e lanciano la candidatura Harris: "Yes, she can!"

La convention del Partito Democratico a Chicago (Usa) per lanciare Kamala Harris nella corsa alle elezioni presidenziali del 5 novembre, ha visto protagonista nelle ultime ore la coppia Obama. L’ex presidente Barack, primo capo di Stato meticcio della storia americana (per due mandati: 2008-2016) ha spinto in grande stile il tandem Harris-Walz.

Obama e sua moglie Michelle, la più carismatica first lady della recente storia Usa, sono dunque scesi pesantemente in campo. Nella stessa città, Chicago, da dove cominciò l’ascesa politica del primo presidente statunitense non bianco. Infiammando la convention, Obama ha contrapposto l’America di Kamala Harris – che ha definito come ottimista, diversificata, plurale, aperta e compassionevole – a quella di Trump. Un’America a suo dire oscura, divisa e intrisa d’odio. “Yes, she can!” ha detto Barack dedicando ad Harris il suo iconico slogan, subito adottato dalla folla.

Obama convention democratica Chicago Illinois
Barack e Michelle Obama alla convention democratica di Chicago il 20 agosto 2024. Foto Ansa/Epa Michael Reynolds

Il ritorno di Obama

Siamo pronti per la presidente Kamala Harris. È una persona che ha passato la vita a lottare per le persone che hanno bisogno di una voce“, ha sottolineato Obama tra gli applausi. “Non abbiamo bisogno di altri quattro anni di caos” ha poi detto attaccando Trump. “Abbiamo visto quel film e il sequel di solito è peggiore” ha incalzato.

Vent’anni fa a Boston il 42enne senatore Obama salì per la prima volta sul palco di una convention democratica, ricorda sull’Ansa Benedetta Guerrera. Un oratore insolito per un evento così importante, “un ragazzino magro con un nome buffo” si era definito all’epoca. Ma quella notte stregò i democratici andando ben oltre il compito di presentare il candidato John Kerry. Il 21 agosto, parlando di Harris, si è detto “pieno di speranza per i ragazzini dal nome buffo“, come lui e Kamala.

Michelle attacca Trump

Michelle Obama dal canto suo non ha risparmiato attacchi a Donald Trump, l’avversario da sconfiggere alle presidenziali. “Chi glielo dice che il lavoro che vuole adesso è un lavoro da neri” ha detto rievocando le frasi razziste dell’ex presidente. E a proposito delle sue insinuazioni secondo cui Kamala Harris e altri democratici “non sono veri americani“, tra cui il marito, Michelle Obama ha chiarito: “Nessuno ha il monopolio su cosa significhi essere americano. Nessuno“.

Convention democratica Chicago Illinois
L’arena della convention democratica di Chicago. Foto Ansa/Epa Mike Segar

Raccolti 500 milioni di dollari

Alla convention di Chicago Joe Biden ha salutato la politica dopo 50 anni, travolto da un’ovazione, dall’affetto della sua famiglia e di tutti gli oratori che hanno parlato prima di lui. Nel frattempo Kamala Harris e il candidato vicepresidente Tim Walz erano a Milwaukee. Hanno tenuto un comizio nello stesso forum in cui un mese fa i repubblicani hanno svolto la loro convention e incoronato Trump candidato alla Casa Bianca.

Per la campagna elettorale democratica sono intanto giornate di grandi successi dal punto di vista mediatico e della raccolta fondi. Basti considerare il buon andamento della kermesse di Chicago – con oltre 20 milioni di telespettatori che l’hanno seguita il primo giorno – ma anche altro. Ovvero, appunto, la raccolta di quasi mezzo miliardo di dollari da quando il presidente Joe Biden ha abbandonato la corsa e lasciato il passo a Kamala Harris.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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