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Kamala Harris: “Sarò la presidente di tutti”

Duro attacco a Trump che "sta con i dittatori". Alla convention democratica ovazione per la candidata presidente sulle note di Beyoncé

In vista delle elezioni presidenziali del 2024, Kamala Harris ha accettato la nomination alla presidenza nell’ultima giornata della convention democratica a Chicago, il 22 agosto. “Abbiamo l’opportunità di tracciare una nuova via da seguire, non come membri di un partito o una fazione, ma come americani” ha dichiarato.

La vicepresidente Usa ha inoltre promesso “di essere un presidente per tutti gli americani“. “Sarò un presidente che ci unisce attorno alle nostre più alte aspirazioni. Un presidente che guida e ascolta. Che è realistico, pratico, e di buon senso. E che lotta sempre per il popolo americano. Dal tribunale alla Casa Bianca, questo è stato il lavoro della mia vita” ha affermato Harris.

Kamala Harris Chicago 2024
Foto Ansa/Epa Michael Reynolds

Harris, attacco a Trump

Rivolgendo poi un pensiero al marito la vicepresidente ha detto: “Ti ringrazio Doug e buon anniversario. Ti amo“. Proprio nell’ultima giornata della convention democratica Kamala Harris e su marito hanno festeggiato 10 anni di matrimonio. “Queste elezioni non solo sono le più importanti della nostra vita, ma tra le più importanti nella vita della nostra nazione. L’elezione di Trump avrebbe conseguenze gravi” ha detto la candidata democratica.

Kamala Harris ha quindi attaccato frontalmente il suo avversario repubblicano alle presidenziali del 5 novembre. “Non mi alleerò mai coi dittatori come fa lui“. “È una persona non seria ma le conseguenze di riaverlo alla Casa Bianca sono estremamente serie. Considerate il potere che avrà, soprattutto dopo che la Corte Suprema gli ha concesso l’immunità” ha spiegato.

La guerra in Ucraina e quella a Gaza

Poi la promessa: “Quando sarò presidente, gli Stati Uniti resteranno più che mai accanto all’Ucraina, insieme alla NATO e ai nostri partner europei“. Harris si è soffermata anche sullo spinoso tema di Gaza che spacca i democratici, promettendo che chiuderà l’accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. “Io e il presidente lavoriamo senza sosta per mettere fine alla guerra” ha detto Kamala. “In modo che Israele sia sicuro, le sofferenze a Gaza finiscano e i palestinesi possano realizzare l’aspirazione alla loro autodeterminazione“.

La questione degli immigrati

La candidata democratica alla Casa Bianca ha inoltre affrontato anche il nodo immigrazione, che l’ha esposta fin qui a forti critiche da parte dei repubblicani. Harris si è impegnata a intervenire e riformare il sistema dell’immigrazione definito “fallimentare“, anche offrendo un percorso di cittadinanza a chi lo merita, e risolvere l’emergenza al confine.

Pink canta per Harris a Chicago
La cantante Pink (al centro) alla convention democratica per Kamala Harris il 22 agosto 2024. Foto Ansa/Epa Michael Reynolds.

Donald Trump crede che un accordo sui confini danneggerebbe la sua campagna, quindi ha ordinato ai suoi alleati al Congresso di bocciarlo” ha affermato. “Io mi rifiuto di fare politica con la nostra sicurezza“. Sull’economia la vicepresidente si è invece impegnata ad aiutare la classe media, da cui lei stessa proviene, e le famiglie. La Harris ha quindi promesso che creerà un’economia delle opportunità in contrapposizione a quella di Trump che “vuole imporre una tassa sulla classe media“.

Sul palco Pink ed Eva Longoria

Una volta terminato il discorso più importante della sua carriera politica, Harris è stata raggiunta sul palco dal marito e dal candidato alla vicepresidenza Tim Walz con la moglie Gwen, tutti accolti da una pioggia di 100mila palloncini mentre suonavano le note di Fredeom di Beyoncé. La superstar era attesa e molte indiscrezioni ne indicavano la presenza ma Beyoncé sul palco non è salita. A dare spettacolo è stata invece Pink, ma anche una serie di star di Hollywood, da Kerry Washington a Eva Longoria.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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