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Papa Francesco critica l’Ucraina per la messa al bando della Chiesa ortodossa russa

"Le Chiese non si toccano" è il monito del Pontefice contro la legge di Kiev che reprime il culto cristiano ortodosso non conforme a quello ucraino

Rischia di riesplodere la tensione tra il Vaticano e l’Ucraina dopo le dure parole di Papa Francesco all’Angelus di domenica 25 agosto. Kiev ha infatti stabilito per legge di limitare la presenza della Chiesa ortodossa russa nel Paese, considerata al servizio del regime putiniano. Il Pontefice, durante l’Angelus, ha pronunciato una chiara condanna: “Le Chiese non si toccano“.

La critica di Francesco

L’origine del conflitto risiede nella nuova legge adottata dal Governo ucraino, che impone restrizioni severe alla Chiesa ortodossa russa, accusata di sostenere indirettamente le azioni di Putin nella guerra in corso. Le autorità di Kiev, guidate dal presidente Volodymyr Zelensky, hanno sottolineato come queste misure siano necessarie per limitare l’influenza dei filorussi nel Paese, proteggendo così l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina.

Papa Francesco Vaticano
Papa Francesco all’Angelus il 25 agosto. Foto Ansa/Angelo Carconi

Tuttavia la decisione ha scatenato critiche internazionali, tra cui quella di Papa Francesco, che ha espresso preoccupazione per il destino delle comunità religiose colpite dalla legge. Ognuno deve poter pregare nella Chiesa in cui si riconosce, ha detto il Papa. Il Pontefice ha sottolineato l’importanza di proteggere i luoghi di culto e di garantire la libertà religiosa, valori centrali nella dottrina cattolica.

La risposta di Kiev

Nonostante l’intervento papale, le autorità ucraine non hanno tardato a rispondere, sostenendo la legittimità delle loro azioni. In una nota ufficiale, il Governo di Kiev ha dichiarato che la legge mira a prevenire la propaganda russa mascherata da attività religiosa, sottolineando come la Chiesa ortodossa russa rappresenti un veicolo per l’influenza del Cremlino all’interno del Paese. Il portavoce dell’esecutivo ucraino ha dichiarato: “Le nostre azioni sono mirate a proteggere la sicurezza nazionale. Non si tratta di attaccare la religione, ma di difendere il nostro territorio da ingerenze esterne che minacciano l’integrità del nostro Paese.

Papa Francesco con Zelensky a maggio 2023
Papa Francesco con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 13 maggio 2023 in Vaticano. Foto Ansa/Vatican Media

Francesco e la pace

Questo scontro non è solo di natura religiosa, ma si inserisce in un contesto più ampio di tensioni geopolitiche. La guerra tra Ucraina e Russia ha portato con sé una ridefinizione dei rapporti internazionali e ha coinvolto anche istituzioni come il Vaticano, che tradizionalmente si è posto come mediatore nei conflitti internazionali. La posizione di Papa Francesco, che ha sempre cercato di promuovere la pace attraverso il dialogo, riflette la sua preoccupazione per le conseguenze umanitarie del conflitto. Tuttavia, le sue parole hanno sollevato questioni delicate riguardo al ruolo della religione nelle guerre moderne e alla complessità della relazione tra politica e fede.

Un confronto in evoluzione

Nonostante la durezza del confronto, entrambe le parti sembrano disposte a mantenere un canale di dialogo aperto. L’Ucraina, pur ribadendo la propria fermezza, ha espresso rispetto per le posizioni del Vaticano e ha auspicato una futura cooperazione per il bene delle popolazioni colpite dalla guerra.

Allo stesso tempo, Papa Francesco continua a lanciare appelli per la pace, esortando tutte le parti coinvolte a privilegiare il dialogo e la diplomazia. È noto come il Vaticano abbia mediato con successo, più di una volta, affinché bambini ucraini deportati in Russia tornassero al loro Paese. In conclusione, la questione della Chiesa ortodossa russa in Ucraina è solo uno dei tanti nodi da sciogliere in un conflitto che continua a generare divisioni.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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