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Vannacci contro Bersani e viceversa: chi ha ragione?

Il generale prestato alla politica accusa l'ex segretario de PD, il quale replica ricordando gli insulti del militare a diverse categorie di persone

Il generale Roberto Vannacci, ora anche eurodeputato, ha querelato l’ex segretario del PD Pierluigi Bersani per diffamazione. Vannacci si dice pronto a ritirare la querela se Bersani presenterà delle scuse pubbliche. Bersani ha risposto chiedendo che sia il generale a scusarsi prima con le categorie da lui offese.

L’attuale scontro legale tra il generale Roberto Vannacci e l’ex segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani ha origine durante un evento pubblico, quando Bersani ha apostrofato il generale con un termine offensivo. Questo commento ha portato Vannacci a sporgere querela per diffamazione. Tuttavia, il generale si è recentemente dichiarato disposto a ritirare la querela a condizione che Bersani formuli delle scuse pubbliche. Bersani, da parte sua, ha risposto con fermezza, sottolineando che sarebbe il generale a dover scusarsi per le sue dichiarazioni contro varie categorie sociali.

Vannacci Bersani scambio di accuse
Roberto Vannacci (a sinistra) e Pierluigi Bersani. Foto Ansa/VelvetMag

Querela di Vannacci e replica di Bersani

Il generale Roberto Vannacci ha dunque sollevato una questione di diffamazione contro Pierluigi Bersani. Tuttavia, in un recente sviluppo, Vannacci ha mostrato un’apertura al dialogo, affermando di essere disposto a ritirare la querela, ma solo a fronte di pubbliche scuse da parte di Bersani. Questa proposta, se accettata, potrebbe chiudere la disputa in maniera amichevole, evitando ulteriori complicazioni giudiziarie.

La risposta di Bersani non si è fatta attendere. L’ex leader del PD ha replicato alle richieste di Vannacci affermando che, se si parla di scuse, il primo a doverle fare sarebbe proprio il generale. Bersani ha citato le dichiarazioni di Vannacci contenute nel suo libro Il mondo al contrario che hanno suscitato forti polemiche per riferimenti offensivi alle minoranze etniche, sessuali e religiose.

Scontro fra due uomini politici

Per Bersani, queste affermazioni sono ben più gravi e diffamatorie rispetto a quelle da lui pronunciate in un contesto di polemica politica. Il politico ha anche sottolineato come queste categorie di persone siano state lese dal linguaggio usato da Vannacci e ha chiesto al generale di assumersi le sue responsabilità pubblicamente.

Bersani querelato da Vannacci la sua replica
Pierluigi Bersani. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

L’intera vicenda ha avuto origine durante un evento della Festa dell’Unità, dove Bersani ha utilizzato un linguaggio colorito per criticare le posizioni di Vannacci, definendolo con un termine offensivo (“generale coglione“). Questo episodio ha immediatamente suscitato reazioni da parte del generale, che ha deciso di portare la questione nelle aule di tribunale. Nel suo libro e in altre dichiarazioni pubbliche, Vannacci ha espresso posizioni controverse, che hanno alimentato un acceso dibattito politico e mediatico.

Vannacci, processo o riconciliazione?

L’evoluzione di questo caso resta incerta. Da un lato, le dichiarazioni di Vannacci mostrano una certa apertura verso una soluzione diplomatica, mentre Bersani sembra più deciso a proseguire per vie legali, sfidando il generale a un confronto in tribunale. Il pubblico è diviso: alcuni sostengono la libertà di espressione, altri denunciano l’uso di un linguaggio offensivo da entrambe le parti. Il caso rappresenta uno specchio delle tensioni attuali nella politica italiana, con una crescente polarizzazione su temi sociali e culturali. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere se la vicenda si concluderà con un processo, oppure con un accordo tra le parti. In ogni caso, l’episodio ha già attirato l’attenzione nazionale e continuerà a essere un tema centrale nel dibattito pubblico.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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