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Harris e Trump, dai sondaggi emerge una lotta all’ultimo voto

Il gioco si riapre anche negli Swing States e nella Sun Belt, in cui la candidata democratica sta recuperando consensi

Negli Stati Uniti, la corsa per la Casa Bianca entra nel vivo. A circa due mesi e mezzo dalle elezioni presidenziali del 5 novembre 2024, Kamala Harris e Donald Trump si contendono la vittoria sul filo dei voti: i sondaggi mostrano infatti una competizione estremamente serrata. Secondo gli ultimi dati raccolti, Harris è in vantaggio in diversi Stati chiave, ma Trump mantiene il suo solido appoggio in altri, delineando un quadro politico complesso.

I dati dei più recenti sondaggi

Un’analisi dei sondaggi negli swing States, gli Stati in bilico, come la Pennsylvania, l’Arizona e la Georgia, rivela una situazione di equilibrio. Kamala Harris ha consolidato un lieve vantaggio in molti di questi Stati, ma il margine è talmente esiguo che nulla può essere dato per scontato. In particolare, i sondaggi condotti da Reuters/Ipsos riportano che la vicepresidente è avanti di circa due punti percentuali su Trump, con un supporto pari al 44% rispetto al 42% dell’ex presidente.

Kamala Harris e Donald Trump sondaggi
Foto Ansa/Epa/VelvetMag

Tuttavia, l’analisi di altre agenzie e giornali rivela un quadro variegato. Secondo il Washington Post, Harris ha raggiunto un vantaggio del 49% rispetto al 45% di Trump. Questo distacco si riflette anche in alcune regioni critiche come la Sun Belt, la ‘cintura del Sole’ che raggruppa le aree meridionali degli Usa, dove Trump ha storicamente goduto di un forte sostegno, ma dove Harris sembra guadagnare terreno.

Il ruolo degli Swing States

La Pennsylvania e la Georgia sono solo alcuni degli Stati che potrebbero decidere il futuro presidente. Negli swing States i margini tra i candidati sono ridotti, stando ai sondaggi: ogni voto determinante. Kamala Harris, che inizialmente sembrava in svantaggio rispetto a Trump, ha progressivamente ridotto il divario grazie a un’abile campagna elettorale focalizzata su temi chiave come l’economia e la sanità.

Nonostante ciò, gli esperti avvertono che Donald Trump rimane un candidato temibile. Il suo seguito tra gli elettori repubblicani è forte, e i sondaggi mostrano che potrebbe recuperare terreno, soprattutto grazie all’appoggio di figure influenti e alla sua continua presenza sui media.

Sondaggi, gli effetti del ritiro di Kennedy

Un altro elemento che ha influenzato i sondaggi è il ritiro di Robert Kennedy Jr. dalla corsa elettorale. Kennedy, noto per le sue posizioni indipendenti e il suo appoggio a politiche non convenzionali, ha recentemente deciso di sostenere Donald Trump, malgrado avesse affermato lo scorso aprile di aver rifiutato un ruolo da vice nella squadra di Trump. Questo cambiamento potrebbe spostare una parte significativa del voto indipendente verso l’ex presidente, alterando gli equilibri in alcuni stati chiave.

I sondaggi indicano che l’impatto di questa decisione si farà sentire soprattutto nelle regioni dove Kennedy aveva ottenuto un discreto sostegno, come la California e il Nevada. Tuttavia, rimane da vedere se questo basterà per ribaltare il vantaggio di Harris in quelle aree.

Trump Harris Kennedy sondaggi
Robert Kennedy jr. Foto Ansa/Epa David Blakeman

Trump vuole deportare i migranti

Con l’avvicinarsi delle elezioni, entrambe le campagne stanno intensificando gli sforzi per consolidare il loro supporto. Kamala Harris, che ha impostato la sua campagna su messaggi di unità e progresso sociale, sembra essere riuscita a catturare l’attenzione di una parte crescente dell’elettorato, soprattutto tra i giovani e le minoranze etniche.

Donald Trump, dal canto suo, continua a fare leva sulla sua base elettorale, proponendo un ritorno alle politiche nazionaliste e di sicurezza che hanno già caratterizzato la sua presidenza. L’ex presidente ha recentemente dichiarato che, se rieletto, si concentrerà su questioni cruciali come l’immigrazione. Alla convention repubblicana di Milwaukee dello scorso luglio Trump ha detto che sotto di lui ci sarà in America la “più grande deportazione (di immigrati, ndr.)” mai vista. Un linguaggio mai sentito, molto brutale, e contrasta con i diritti umani ma che fa leva sugli istinti di milioni di elettori.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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