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Stipendi dei docenti: Valditara annuncia incrementi fino a 300 euro

I sindacati chiedono di aumentare gli stipendi di almeno 500 euro al mese

Negli ultimi mesi, il tema dell’aumento degli stipendi dei docenti è stato al centro del dibattito pubblico e politico. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha annunciato un incremento salariale fino a 300 euro mensili per gli insegnanti italiani, una misura descritta come ‘senza precedenti’. Questo aumento rientra nel nuovo contratto scuola 2022-2024, il cui rinnovo è atteso entro la fine del 2024.

Stipendi, aumento progressivo

Secondo il ministro Valditara, l’aumento degli stipendi sarà graduale. Un primo incremento di circa 160 euro lo si prevede per il 2024: seguiranno poi ulteriori aumenti che porteranno complessivamente a un incremento medio di 300 euro al mese. Sindacati e associazioni di categoria hanno accolto questa misura con favore, sebbene molte organizzazioni ritengano che sia solo un primo passo verso una valorizzazione reale della professione del docente.

Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione, aumenterà gli stipendi dei docenti
Il ministro italiano dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Foto Ansa/Andrea Merola

Scuola, cosa dice il contratto

L’incremento salariale sugli stipendi fa parte del nuovo contratto scuola 2022-2024, che prevede anche altre misure per il miglioramento delle condizioni di lavoro del personale scolastico. Tra queste, vi è un rafforzamento della formazione professionale e l’introduzione di assicurazioni sanitarie per tutelare i docenti da eventuali aggressioni, fenomeno purtroppo in crescita nelle scuole italiane.

Ma nonostante l’entusiasmo per l’annuncio, diversi sindacati hanno evidenziato che l’aumento previsto sugli stipendi potrebbe non essere sufficiente a colmare il divario salariale tra i docenti italiani e i loro colleghi europei. Secondo uno studio dell’OCSE, i docenti italiani percepiscono stipendi tra i più bassi in Europa. E i 300 euro di incremento non basterebbero a compensare anni di salari stagnanti. Per questo motivo, le organizzazioni sindacali chiedono ulteriori risorse per aumentare gli stipendi di almeno 500 euro al mese e garantire una retribuzione più equa.

Stipendi, è vera svolta?

L’aumento degli stipendi rappresenta comunque una svolta, almeno in apparenza, per il mondo della scuola italiana. Si tratta di una realtà che spesso – per non dire sempre – la classe politica ha considerato ai margini delle politiche economiche del Paese. Con il rinnovo del contratto, il Governo Meloni mira a valorizzare il ruolo degli insegnanti, considerati fondamentali per lo sviluppo del sistema educativo e per il futuro delle nuove generazioni.

Il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha inoltre sottolineato che lo Stato sta investendo sempre più nella scuola. E che lo sta facendo non solo attraverso aumenti salariali ma anche migliorando le condizioni di lavoro dei docenti. Tuttavia, il ministro ha riconosciuto che c’è ancora molto da fare per portare gli stipendi dei docenti italiani ai livelli europei.

Ma non ci sono solo i soldi

La situazione della scuola italiana è complessa. Non basta certo un aumento in busta paga per risolvere in un colpo solo anni di trascuratezza e incuria nei confronti del mondo dei docenti. Nel complesso, l’annuncio del Governo Meloni rappresenta un passo avanti, ma molti insegnanti e sindacati attendono che alle parole seguano fatti concreti. E poi non c’è soltanto il problema dei docenti e delle loro giuste rivendicazioni.

Quale tipo di istruzione essi offrono ad alunni e studenti nell’era dell’Intelligenza Artificiale e dei social media? Perché molti alunni e studenti, figli di immigrati ma nati in Italia, non possono godere della cittadinanza italiana come i loro compagni di classe? Come si pensa di fornire strumenti adeguati di interpretazione del presente e del futuro del mondo nell’era dei cambiamenti climatici irreversibili? Tutte questioni da risolvere, sperabilmente presto.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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