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Mario Buscemi, uno scandalo colpisce il generale che lavorò a Palazzo Chigi

Il militare è morto il 29 luglio scorso. I figli denunciano: "Frequentava spogliarelliste: lo hanno depredato"

Si fa in questi giorni, sulle cronache dei media, il nome di Mario Buscemi, generale e a lungo figura di spicco nell’ambiente di Palazzo Chigi, morto lo scorso 29 luglio a 89 anni. Il militare, che ha servito a lungo nelle alte sfere dell’apparato governativo, è finito sotto i riflettori dei media a seguito di rivelazioni scottanti.

Le chat di Buscemi

Il fulcro dello scandalo riguarda una serie di chat compromettenti tra Buscemi e alcune spogliarelliste, che hanno rivelato un lato oscuro della vita privata del generale. Questi scambi, resi pubblici, mostrano un Buscemi coinvolto in conversazioni imbarazzanti, caratterizzate da richieste finanziarie e promesse discutibili. Una delle frasi più emblematiche, divenuta virale sui social, è “Sei il mio eroe… mi dai 2mila euro?“, una richiesta da parte di una delle ragazze che ha ulteriormente alimentato il clamore mediatico.

Mario Buscemi raggiro night
Il generale Mario Buscemi nel 2012. Foto Ansa/Serena Cremaschi

La denuncia della famiglia

La famiglia di Buscemi non ha tardato a esprimere il proprio disappunto e preoccupazione per la situazione. I figli, in particolare, hanno denunciato l’accaduto sostenendo che a Buscemi “hanno tolto tutto“, riferendosi non solo alla reputazione del padre, ma anche ai beni materiali. In buona sostanza il generale avrebbe frequentato spogliarelliste di un night che lo avrebbero raggirato sottraendogli un’ingente quantità di beni materiali. Non solo denari ma anche beni immobili che, in alcuni casi, sarebbero stati trasferiti a beneficio delle persone coinvolte nello scandalo.

Secondo quanto ricostruito dai giornali, la vita di Mario Buscemi aveva preso una piega drammatica dopo il suo pensionamento. Caduto in una profonda depressione, il generale avrebbe preso a frequentare un night club vicino al Colosseo, il Poppea, dove ha conosciuto alcune giovani spogliarelliste che, secondo quanto denunciato dai suoi figli, avrebbero approfittato della sua fragilità per depredarlo di gran parte del suo patrimonio.

Lo scandalo del defunto generale Mario Buscemi
Foto Roma.Repubblica.it

L’inchiesta della procura di Roma si concentra su 8 ragazze che, nel corso di un decennio, avrebbero instaurato un rapporto con l’anziano ufficiale, ottenendo da lui denaro contante, appartamenti, gioielli, vacanze e altri beni di lusso. Si sospetta che Buscemi negli ultimi anni della sua vita avesse subito una manipolazione da queste giovani donne, le quali avrebbero approfittato della sua vulnerabilità emotiva e della perdita di lucidità dovuta alla depressione.

L’ipotesi della circonvenzione

La denuncia dei figli di Buscemi ha sollevato l’ipotesi di circonvenzione d’incapace, un reato che si configura quando qualcuno indice una persona a compiere atti a proprio danno a causa della propria debolezza psichica. Questo scenario appare agli inquirenti ancora più plausibile a causa del fatto che il generale, negli ultimi anni, aveva visto il suo patrimonio ridursi drasticamente, fino a raggiungere livelli preoccupanti.

Gli inquirenti stanno ora cercando di fare luce sulle dinamiche che hanno portato alla perdita del patrimonio di Buscemi. Uno degli elementi centrali dell’inchiesta riguarda un episodio particolare, riporta online Il Fatto Quotidiano. Ovvero uno scambio di messaggi tra il generale e una delle ragazze, in cui quest’ultima chiedeva esplicitamente di cancellare la chat di Whatsapp, probabilmente per eliminare prove compromettenti delle richieste di denaro fatte all’anziano ufficiale.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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