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Ucraina, muore il pilota più importante del Paese

Era alla guida di un caccia F-16 fornito dagli americani per la guerra contro la Russia. Ignote le cause dell'incidente: potrebbe essere stato fuoco amico

La morte di un pilota ucraino alla guida di un caccia F-16 statunitense in dotazione a Kiev – il primo del suo genere nella guerra contro la Russia – ha sollevato numerose domande. L’incidente, avvenuto lunedì 26 agosto, che ha coinvolto il caccia ha causato la morte del pilota, Oleksyi “Moonfish” Mes. Si trattava di uno dei migliori pilota dell’aeronautica militare ucraina. La vicenda ha suscitato un dibattito acceso e una serie di interrogativi sul reale svolgimento dei fatti.

Cosa è successo al caccia

Oleksyi Mes, noto con il nome in codice Moonfish (pesce luna) era un pilota esperto e rispettato. Celebre per le sue capacità in combattimento e per aver abbattuto numerosi missili russi durante i suoi voli. La sua morte rappresenta una grave perdita per l’Ucraina, non solo dal punto di vista umano, ma anche strategico. Mes era uno dei pochi piloti addestrati a pilotare i caccia F-16, recentemente forniti all’Ucraina dai paesi occidentali. La sua esperienza e il suo coraggio lo avevano reso una figura simbolica nella resistenza aerea di Kiev contro gli invasori russi.

Oleksii "Moonfish" Mes pilota ucraino morto in guerra
Oleksyi Mes, il super pilota ucraino morto in guerra. Foto X @BabakTaghvaee1

Lo schianto del pilota

Il caccia F-16 si è caduto durante una missione di difesa contro un attacco russo, ma le cause precise rimangono avvolte nel mistero. Secondo le prime ricostruzioni, il jet potrebbe essere stato abbattuto dal fuoco amico: una possibilità che solleva questioni spinose sull’efficacia del coordinamento delle forze ucraine. Tuttavia, non si esclude nemmeno l’ipotesi di un errore umano, un fattore che sarebbe estremamente raro, considerando l’esperienza e la perizia del pilota. Kiev ha subito negato che Moonfish possa aver commesso un errore in volo. E ne ha difeso la memoria sottolineando la complessità delle operazioni in corso.

La notizia dello schianto ha avuto un’eco internazionale, suscitando reazioni diverse. Mentre i vertici ucraini piangono la perdita di un eroe nazionale, i media russi hanno subito colto l’occasione per deridere l’incidente. E hanno insinuato che gli ucraini “abbiano fatto tutto da soli“. Questi commenti riflettono la tensione e la propaganda che circondano ogni evento significativo nella guerra in corso. I governi occidentali, da parte loro, hanno espresso cordoglio per la perdita del pilota e hanno ribadito il loro sostegno all’Ucraina, nonostante il tragico incidente.

Caccia pilota F-16
Foto X @BabakTaghvaee1

La difesa aerea ucraina

La caduta del primo F-16 ucraino rappresenta un duro colpo per la difesa aerea di Kiev. Gli F-16, simbolo del sostegno militare occidentale, erano appari come una svolta nella guerra aerea contro la Russia. La loro capacità di abbattere missili e aerei nemici li rende un asset strategico cruciale. Tuttavia, l’incidente del pilota Oleksyi Mes solleva preoccupazioni sulla vulnerabilità di questi jet. Così come sulla necessità di un ulteriore miglioramento del coordinamento e della formazione delle forze ucraine.

La morte di Oleksyi Mes Moonfish è un triste capitolo nella storia recente dell’Ucraina, un paese devastato dalla guerra portata 2 anni e mezzo fa dagli invasori russi. Mentre le indagini continuano per chiarire le circostanze esatte dello schianto, il sacrificio di Mes rimarrà impresso nella memoria nazionale come un esempio di coraggio e dedizione. Certo, la cortina della propaganda, presente in ogni guerra, non aiuta a capire cosa sia accaduto realmente. Di certo, se il super pilota fosse caduto per fuoco amico l’Ucraina farà di tutto per nascondere una verità sconcertante ritenendo che possa abbattere il morale delle truppe. La popolazione è stanca e aumentano i renitenti alla leva: giovani che non intendono andare a morire al fronte.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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