Zapatos Rojos: arriva a Venezia l’installazione contro la violenza sulle donne
In occasione del 30° anniversario del Centro Antiviolenza del Comune di Venezia
Arriva a Venezia l’installazione, riconosciuta mondialmente, Zapatos Rojos dell’attivista Elina Chauvet. L’opera celebra il 30° anniversario del Centro Antiviolenza della città.
Zapatos Rojos di Elina Chauvet è apparsa per la prima volta il 22 agosto 2009 a Ciudad Juárez, in Messico. L’installazione nasce a partire da una donazione di 33 paia di scarpe, per commemorare l’ondata di femminicidi che ha caratterizzato il Paese durante gli Anni Novanta. L’artista è stata ispirata da un evento tragico avvenuto proprio all’interno della sua famiglia: la morte della sorella per mano del marito. Dalla sua prima apparizione, l’installazione ha avuto moltissime repliche. Non solo in Messico, ma anche in altri paesi del mondo come Argentina, Ecuador, Canada, Stati Uniti, Spagna, Italia e Norvegia. In questi giorni, l’opera arriva anche a Venezia. Nella città lagunare Zapatos Rojos celebra il suo 15° anno di vita e il 30° anniversario del Centro Antiviolenza del Comune di Venezia.
Scarpe rosse simbolo di denuncia
Oggi, le scarpe rosse sono diventate in tutto il mondo simbolo della lotta contro il femminicidio in tutto il mondo. Elina Chauvet ha sempre messo al centro delle sue opere (realizzava soprattutto dipinti a olio) un messaggio chiaro: il suo “no” alla violenza contro le donne. Ad animarla, soprattutto durante gli anni della sua formazione universitaria, un triste fenomeno che si verificava di frequente a Ciudad Juárez. Qui, negli Anni Novanta giovani donne, di età compresa tra i 15 e i 25 anni, scomparivano nel silenzio generale. Le ragazze erano ritrovate nel deserto, morte, mutilate o uccise per strangolamento, vittime di atroci uccisioni e violenze. Tutto ciò che restava delle giovani vittime erano le loro scarpe insanguinate.
Quando il cognato uccise in modo efferato sua sorella, Elina Chauvet decise di trasformare il suo dolore e la sua rabbia in una rappresentazione che potesse rompere il muro di silenzio che, fino ad allora, copriva i delitti atroci compiuti sulle donne. L’intento era di rendere visibile tutto quello che, fino a quel momento, sembrava invisibile. Supportata dalle testimonianze di decine donne, il 22 agosto 2009, l’artista raccolse 33 paia di scarpe rosse per realizzare la sua installazione Zapatos Rojos. Le scarpe furono sparse in una piazza di Ciudad Juárez e qui nacque il termine “femminicidio“. Ogni paio di scarpe donato è tinto di rosso come il colore del sangue. Ciascuno di esso rappresenta una donna uccisa o scomparsa e si fa quindi simbolo di denuncia.
Il significato di Zapatos Rojos
L’installazione si fa simbolo di un movimento che intende allertare cittadini e cittadine del mondo, in un grido unanime di solidarietà verso le donne che subiscono violenza e che, spesso, restano inascoltate. In occasione del suo 15° anniversario e del 30° anniversario del Centro Antiviolenza del Comune di Venezia, l’installazione mondialmente riconosciuta come Zapatos Rojos sarà presentata per la prima volta a Venezia. L’opera si compone da una moltitudine di scarpe dipinte di rosso. L’installazione sarà a Venezia venerdì 30 e sabato 31 agosto, in Campo Santo Stefano, dalle ore 11 alle 19.
L’artista, accolta a Venezia dal Presidente del Consiglio comunale e le operatrici del Centro Antiviolenza, presenta la sua opera e il suo simbolico significato. Per l’edizione veneziana di Zapatos Rojos, gli spettatori sono invitati a camminare attorno e dentro l’installazione, interagendo con la struttura e con l’energia straziante emanata dalle scarpe. Calzature che come scrive anche Ansa, si fanno: “Promemoria delle vite perse e della continua lotta condotta da attivisti e famiglie, rappresentazioni simboliche della violenza, della pena ma pure della resilienza“. Anche in quest’occasione l’installazione intende perseguire il suo obiettivo, ovvero quello di lasciare la sua traccia e farsi promotore di un messaggio di protesta forte.