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Germania: AfD, partito neonazista, conquista la Turingia

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Le elezioni regionali del 1 settembre 2024 in Germania hanno prodotto una sonora vittoria di AfD (Alternative für Deutschland), partito di stampo neonazista. Il quale ha ottenuto un successo decisivo in Turingia e l’ha sfiorato in Sassonia, dove hanno prevalso i democristiani (Cdu) per un pugno di voti. Si tratta del primo trionfo di un partito di estrema destra in un Land tedesco dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, sebbene sia altamente improbabile che riesca a formare un esecutivo regionale. Questo evento rappresenta in ogni caso una svolta nel panorama politico della Germania e solleva preoccupazioni a livello nazionale ed europeo.

Germania, i neonazisti avanzano

Nello Stato federato della Turingia, nel centro della Germania, con circa il 33% dei voti, l’AfD ha superato i principali partiti tradizionali. Inclusi i Cristiano-Democratici (Cdu), tradizionalmente forti. L’AfD, noto per le sue posizioni anti-immigrati e euroscettiche, ma anche razziste, islamofobe e antisemite, ha capitalizzato il malcontento popolare su temi come la gestione dell’immigrazione e la crisi energetica.

Weidel leader carismatica di AfD in GermaniaWeidel leader carismatica di AfD in Germania
Alice Weidel, leader dell’AfD in Germania, Foto Ansa/Epa Filip Singer

Una vittoria, quella dell’AfD, che mette in difficoltà il Governo di coalizione del cancelliere Olaf Scholz, composto dai socialdemocratici (Spd), dai Verdi e dai liberali (Fdp). La vittoria Il risultato potrebbe rendere ancora più complicata la gestione del Governo centrale, poiché i partiti tradizionali dovranno affrontare un’opposizione rafforzata e un clima politico sempre più polarizzato. Inoltre, il successo dell’AfD in Turingia potrebbe galvanizzare il partito in altre regioni, specialmente nell’ex Germania dell’Est, dove il partito ha già una solida base elettorale.

Reazioni e preoccupazioni

Le reazioni alla vittoria dell’AfD sono state immediate e forti. I leader politici e la società civile hanno espresso preoccupazione per la crescita dell’estremismo di destra nel paese. Robert Habeck, leader dei Verdi e vice cancelliere, ha definito il risultato “un campanello d’allarme” per la democrazia tedesca. E ha sottolineato la necessità di un’azione decisa per contrastare l’estremismo e promuovere l’inclusione sociale. Allo stesso tempo, questo successo dell’AfD potrebbe ispirare movimenti simili in altre parti d’Europa, dove i partiti di estrema destra, populisti, euroscettici e vicini ai gruppi neofascisti e neonazisti stanno aumentano i propri consensi.

Il cancelliere tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz. Foto Ansa/Epa Clemens Bilan

AfD e la Germania

Il trionfo dell’AfD in Turingia rappresenta un momento cruciale per la politica tedesca e pone una serie di interrogativi sul futuro del paese. Riusciranno i partiti tradizionali a rispondere adeguatamente a questa sfida? Quale sarà l’impatto di questa vittoria sull’equilibrio politico nazionale ed europeo? La vittoria dei neonazisti in Turingia rappresenta non solo un test per la democrazia tedesca, ma anche un segnale di avvertimento per l’intero continente europeo su come gestire le tensioni sociali e politiche in un’epoca di crescente incertezza.

Come se non bastasse, su AfD si staglia l’ombra della sua corrente Der Flügel, l’Ala. Una corrente che nel 2020 l’Ufficio Federale per la Difesa della Costituzione ha definito come “un tentativo estremista di destra contro l’ordine fondamentale democratico libero”, e che per questo i servizi segreti tedeschi tengono sotto sorveglianza. Una corrente di cui la stessa leadership nazionale del partito ha disposto lo scioglimento nel 2020. Ancora oggi, che in teoria non esiste più, l’Ala in realtà radunerebbe un militante di AfD su 5, mentre si stima che vi si identifichino 4 elettori su 10.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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