Mentre il mondo è distratto e si occupa d’altro in Iran il regime della teocrazia islamica reprime in maniera sempre più crudele e anti umana i suoi sudditi. L‘ultimo caso è quello di Hossein Shanbehzadeh, giornalista e attivista per i diritti, condannato a 12 anni di carcere per aver ‘corretto’ un tweet di Ali Khamenei, la Guida Suprema.
Shanbehzadeh ha postato un punto in risposta a un messaggio di Khamenei su X. La correzione allo scritto, apparentemente innocua, è apparsa sarcastica e ha portato a una reazione di inaudita violenza da parte del Governo clericale iraniano, che ha accusato l’attivista di “offesa contro i sacri principi della repubblica Islamica“. Tutto è cominciato con un tweet di Khamenei, in cui il leader si mostrava in foto con una squadra sportiva.
La ‘correzione’ di Shanbehzadeh
Shanbehzadeh, che ha un forte seguito sui social media, ha risposto al tweet correggendo un errore di punteggiatura. Nonostante la correzione fosse insignificante dal punto di vista del contenuto, è stata considerata un affronto diretto all’autorità di Khamenei. In Iran, qualsiasi atto che appaia come una critica al leader supremo può avere conseguenze gravi. Il Paese vive dal 1979, l’anno della cosiddetta rivoluzione islamica, in un regime dittatoriale brutale che opprime fino a condannare a morte, impiccandoli sulle pubbliche piazze, gli oppositori.
Il caso di Hossein Shanbehzadeh ha attirato l’attenzione internazionale. Varie organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato la sentenza contro l’attivista come una violazione della libertà di espressione. Amnesty International ha condannato la follia del Governo dell’Iran, definendo la condanna a 12 anni di carcere come un tentativo di soffocare il dissenso e intimidire gli attivisti.
La situazione attuale in Iran è paragonabile a quella di altri regimi autoritari di cui il mondo è sempre più pieno. Dove la libertà di parola subisce fortissime limitazioni e le critiche al Governo fanno scattare punizioni severe. L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno rilasciato dichiarazioni in cui esprimono preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Iran.
L’Iran di oggi
L’Iran ha una lunga storia di repressione delle libertà individuali, specialmente sotto il regime di Khamenei. La Guida Suprema, una sorta di monarca intoccabile, ha spesso utilizzato il sistema giudiziario per punire coloro che osano criticare il regime iraniano della repubblica islamica, o anche solo esprimere opinioni divergenti. La condanna giudiziaria di Shanbehzadeh ha inoltre sollevato domande sul ruolo dei social media. Mentre il Governo utilizza piattaforme come Twitter per diffondere la propria propaganda, i cittadini che usano gli stessi mezzi per esprimere dissenso spesso sono duramente puniti. Questo doppio standard ha attirato critiche da parte di attivisti e accademici, ma il regime clerico-militare dell’Iran non sente ragioni.
La risposta della società
Nonostante la repressione, la società civile iraniana continua a resistere. La rivolta imponente scattata nel 2022 dopo la morte di Mahsa Amini, nel nome dei diritti delle donne obbligate a portare il velo – celebre lo slogan “Donna, Vita, Libertà” – a due anni di distanza non si è ancora del tutto spenta. E adesso corre ancor di più sui social media. Numerosi attivisti e giornalisti hanno espresso solidarietà a Hossein Shanbehzadeh, utilizzando l’hashtag #FreeShanbehzadeh per richiamare l’attenzione sul suo caso. Tuttavia, il rischio di rappresaglie da parte del governo rimane alto, e molti iraniani operano in un contesto di estrema pericolosità.
Independent journalist & blogger Hossein Shanbehzadeh has been sentenced to 12 years in prison & fined 50 million tomans.
He was arrested on June 4 after replying to Supreme Leader Ali Khamenei’s tweet with a single “dot,” which garnered more attention than Khamenei’s tweet. pic.twitter.com/kKg5cdGZs6
— IranHumanRights.org (@ICHRI) September 1, 2024